Dunque. Partendo dal presupposto che di calcio non ho mai capito niente. E sottolineando anche che non me ne frega assolutissimamente niente. E comunicando che il posto che avevo creato e pianificato non è mai stato pubblicato da blogger, e credetemi, ne ignori il perché; visto che ho fatto il ragazzetto etero ed ho visto la partita con i miei colleghi di lavoro, e bevuto addirittura la birra, pubblico questa gallery per il giovedì random tutta dedicata ai calciatori. O almeno quelli che più mi piacciono. Detto ciò, godeteveli. E forza Italia!!!! Si vabbè, ciao!

Da sinistra Di Natale / Balottelli / Balzaretti / De Rossi / Diamanti / Nocerino e le due campagne D&G CALCIO fonte Google.
Debutta oggi su queste pagina una nuova, pantagruelica ed emozionante rubrica. Il Giovedì Random di Annabelle Bronstein! Proposta in un’insolita e voluta visione anni 90 resa dall’ottimo Comic Sans sgranatissimo! Tutto voluto miei cari lettori affezionati, tutto esclusivamente per voi. Ma di cosa tratta questa nuova fantasmagorica rubrica? Bè, questo ancora non lo so. O meglio, importantissimi e segretissimi piani di marketing non mi permettono di rivelarvi questi succulenti dettagli. 

Ma si sa, io sono una gran pettegola oltre che una che ne ha di ben donde. Per questo posso svelarvi che ogni giovedì ci sarà un nuovo post. Ma ogni giovedì sarà un post diverso. Ovvero la rubrica cambierà ogni settimana. Insomma già vi immagino che non state più nei vostri slip Tezenis! Su queste pagine arriveranno interviste esclusive alle web-star più in voga del momento, collaborazioni esilaranti e pirotecniche e i post mai pubblicati della sottoscritta. Insomma un bel valalas della qual si voglia, come è nel mio stile.

E siccome saranno giorni di alti contenuti, non potevo non cominciare con dell’assoluto bono certificato allo sbando. Così, buttato nella mischia solo per il piacere dei nostri occhi. Il manzone in questione è Roger Monssores, brasiliano con la passione del pesce, nativo di Rio. Portato sulle pagine di DNA dall’obiettivo di Leo Castro. Per il servizio completo basta cliccare qui. Intanto però fatevi incantare da questa succulenta gallery. E colgo l’occasione per invitarvi ad andare sulle pagine del Signor Ponza per leggere la mia nuova rubrica (eh si, è la mesata delle rubriche questa!): Sextastic dedicata questa settimana alle fantasie sessuali. Insomma siete già avvantaggiati!!! 

Bene, vi lascio, avrete il vostro da fare… E vi attendo qui la prossima settimana per un nuovo rampante giovedì! Valalassss! 
  

Come cominciare bene l’anno. Il metrosexual




E’ da un po’ che convivo con l’aspettativa del nuovo anno. Negli ultimi giorni della fine dell’anno passiamo giornate intere a tirar somme e a fare buoni propositi. E questo trovo che sia diventato un passatempo troppo deleterio. Per cui preferisco, farmi solo un buon proposito per questo 2011, ovvero non fare buoni propositi. D’altronde mentre voi eravate chissà dove a far baldoria con chissà chi, io ero su una tazza del cesso a liberare il mio intestino. E’ pure sempre stato un anno di merda del 2010, per cui mi sembrava che avesse una certa coerenza tutto sommato. Ma nel 2011 le cose sembrano avere pressoché lo stesso ordine. Cambio poco una data ecco.



I rapporti si assomigliano tutti. Sembra tutto preconfezionato, prêt à vivre, seguendo schemi uguali e ripetitivi. La voglia di condividere ci ha talmente fottuto le membra che anche i sentimenti sembrano seguire il trend faccialibriano del “Mi Piace”. Che diciamocele, riduce tutto troppo ai minimi termini. Così se a dicembre del 2010 avevo avuto un primo appuntamento interessante, il seguito è che nel 2011 non ci sarà un secondo appuntamento. E questo non per colpa, che sia chiaro. Lui molto carino e simpatico, poco più piccolo di me, ha saputo come smuovere il mio interesse. Cosa che non accadeva da troppo tempo. E io credo di avergli dimostrato la voglia di andare oltre.



L’ho cercato tanto, mi sono fatto sentire, mi sono interessato. Ho provato più volte a concordare un secondo appuntamento. Ma questo si è rivelato tutto inutile. Ogni volta lui, puntuale come un orologio aveva ben altro da fare. E diciamocelo che non mi ha mai considerato oltre al ciao. Per cui ho deciso di lasciarlo indietro nel 2010. Ma nel 2010, ed esattamente alla vigilia di Natale ci avevo lasciato anche il giovane collega. Arrivato durante il periodo festivo dove lavoro io per sostituire i colleghi in ferie sono rimasto subito folgorato dalla sua presenza. Non molto alto, barbetta e capello corto e una voce calda ed eccitante mi hanno convinto che lui poteva essere la mia nuova fissa.



Ho così cominciato, giorno dopo giorno, a cercare di capire quale lato del mondo preferisse. Non mi dava l’impressione di essere gay. Ma neanche il contrario. Mentre lavoravamo insieme però capivo ben poco. Impegnati in lavori simili ma differenti non potevo stargli sempre appiccicato. E il fatto che non fossimo soli complicava le cose. Così, vagamente qua e là durante le giornate cercavo di trovare dettagli convincenti. Di li a poco avrei scoperto che odiava il clero e il Vaticano a tal punto da buttarci una bomba dentro, odiava il matrimonio e per nulla al mondo avrebbe detto un si davanti a un’altare e terzo e molto convincente dettaglio il suo faccialibro.



Perché se un gay sotto mentite spoglie può dire una bugia, il suo faccialibro non te la dirà mai. Scoperto il suo nome fittizio inutilizzato nella parallela esistenza mi sono trovato con ben dieci amici in comune. Dieci. E tutti vagamente omosessuali. Ma la cosa più strana era che con Annabelle Bronstein gli amici in comune erano addirittura ventisei. E tutti con le chiappe chiacchieratissime. Eppure io quel ragazzo non lo avevo visto mai da nessuna parte. Mai in nessun contesto palesemente gaio. I conti non tornavano. Affatto. Arrivata la partenza per la mia terra natia, avevo archiviato tutte le mie speranze, e il suddetto fascicolo con un piccolo tarlo. E se fosse solo un metrosexual?



Tornato a Roma, e rivisto i miei confidenti in una serata scambiamociiregali da Tata loro, descritta la situazione, hanno sentenziato. Era gay. C’erano tutti i presupposti perché fosse della famiglia. Ma io non avevo ancora la certezza. Il giorno seguente, prendo il telefono e chiamo a lavoro con la banalissima scusa di non ricordare il giorno esatto della fine delle ferie. E la chiamata l’ha presa proprio lui. E la sua risposta è stata ancora più shoccante. “Guarda che tu ricominci a lavorare il 7!”. Ma insomma, come poteva ricordarselo? Insomma, io me lo sarei ricordato solo se ne fossi stato davvero interessato. Così, preso da un momento di assoluta euforia ho chiuso la chiamata annunciandogli che sarei passato a fare un salutino.



Appena arrivato davanti a una tazza di caffè ero ancora fermamente convinto di avere una vaga speranza. “Oggi sei proprio distratto, ti scordi in giro di tutto… Ma che hai?” tuona la mia collega entrando e uscendo quasi subito dalla cucina. Rimasti soli io rincaro la dose “Ma che stai a combinà oggi? Io ti faccio pubblicità e tu dormi?”. La sua risposta è stata molto sorprendente e devastante allo stesso tempo. “E’ che oggi sono emozionato. Forse perché ci sei tu”. E mi guarda sorridendo vago. Io divento in un attimo rosso. MMMmmm. No c’è seriamente qualcosa che non va. Ma ci sta provando? Pensa il mio piccolo neurone solitario. Chiudo la conversazione e decido di fuggire di là in un nano secondo.



Eppure ce l’aveva quasi fatta. Anche Guy, noto per il suo cinismo e la sua consapevolezza aveva dichiarato che secondo lui il giovanotto era uno che ci stava. E anche su twitter, molti di voi erano d’accordo. Ma io ero ancora indeciso se fare o meno l’agognato passo. Mi dicevo che però qualcosa non mi convinceva. Non capivo cosa, ma c’era qualcosa che non mi tornava. E se avessi avuto più certezze credi che a questo punto già me l’ero bello che spupazzato. Ma il dramma, come ben sapete, è sempre dietro l’angolo. E infatti attendeva che i suoi occhi, incontrassero quelli della donna dello showbiz (una mia collega) per avere la totale realtà di questo dubbio amletico.



Nel giro di un pomeriggio lui si è invaghito di lei. E questo sotto gli occhi inesperti del sottoscritto. Non che io mi sia strappato i capelli. Affatto. Però una puntina di rodimento di culo lo avuta e come. Insomma tutta questa manfrina appassionata sul tirar fuori argomentazioni palesemente omosessuali e uscite atte a far intendere chissà cosa, per quale cavolo di motivo le aveva fatte? Così, per gioco. A me è venuto anche il dubbio che le abbia fatte per pura vanità. Insomma i metrosexual hanno questo brutto vizio. Riescono a fartela credere, e con molta facilità pure, perché hanno tutte le caratteristiche di checche a cui piace, però, la vagina. Naturalmente.



Ma non mi sconcerta che non mi abbia cacato minimamente, perché andiamo, ci può stare, la cosa eclatante è che lui me l’abbia fatta credere. E mi abbia intortato. E non solo. La donna dello showbiz mi ha anche confermato che lui le aveva detto che secondo il suo modestissimo parere io ero gay. Ma va? Buongiorno. Ma allora se lo avevi pure capito che senso aveva farmelo odorare? Non lo so. Non lo comprendo. Non capirò mai cosa spinge un ragazzo etero a fare movimenti simili. Io resto dell’idea che forse sono etero e non lo so, perché il mondo gay è complicato e troppo interrogativo per i miei gusti.



Così tra pensieri e atti di pure stalking mi sono ritrovato a pensare che effettivamente se lui era stato povero di contenuti, anche io non ero stato da meno. Anche io con la mia smania di sapere avevo oltrepassato il segno. E mi ero totalmente e completamente messo a fare il suo stesso gioco, senza conoscere le regole. La necessità di essere considerato da qualcuno ha fatto passare tutto il resto in secondo piano. Primo errore Annabelle. Errore troppo da 2010 mia cara Annabelle. E prima lezione assimilata. Diffidare sempre da chi ti da l’impressione che ti si vuole scopare e non ti chiede almeno il numero. Quelli che ti si vogliono fare, il numero, te lo chiedono sempre. Sempre.



N.B. Mi preme dire grazie a tutti per i 29.000 contatti. Lo so è poco rispetto ai numeri di tanti altri blog, ma a me sono sufficienti per essere stracontento. E poi gli altri che ne vogliono sapere di movenze pop e valalalasss vari. Ehhhhhhhhhhhh?

Il Mucca, il Singor Bollore e il dramma. Insistentemente dietro l’angolo.

Sono sicuro che vi state tutti chiedendo che straminchia di fine io abbia fatto. Ok, forse un tantino esagero. Ma questo post l’ho sto pensando da quando sono uscito venerdì notte dal Mucca. L’inaugurazione. Vabbè, vi aspettate una recensione? Sarà breve. Mi piace as well. Mi piacciono i nuovi cessi (pazzescherrimi), mi piace il nuovo assetto mettiamo uno schermo piatto un po’ ovunque. Mi piace l’animazione. Mi piace il ritorno di Caramella, nota Drag. Le Zullallà, o qualcosa di molto simile. In complesso darei una piena sufficienza al nuovo Mucca, che finalmente ha una sua dignità. Ma ahimè sono state anche tante altre le cose che non mi sono per niente piaciute.



Prima di tutto, che fine ha fatto l’aria condizionata? Secondo. Perché in sala commerciale non si sente più la musica? Terzo, perché portare il prezzo a quindici fottutissime euro? Ma insomma cosa credono che noi i soldi li fabbrichiamo? Che sia chiaro, col culo ci facciamo davvero ben altro. E poi vabbè, il dramma, come al solito, dietro l’angolo e infatti a una certa bam!!!!! E’ saltato tutto. Via la musica (che poi andava e veniva) le luci, prima il buio, poi un po’ di più, poi un po’ di meno. Insomma devo seriamente pensare che istallare tutti quegli schermi abbiano davvero sovraccaricato la situazione. Userò invece una sola parola per descrivere la sigla di quest’anno: ORRENDIMERRIMA. Si.



Questo è quello che penso, e credetemi sono stato davvero buono. Tralasciando questi routinari e spigolosi dettagli, la blogger che è in me non può non aprirsi e raccontarvi la seconda parte della storia che ha appassionato tanti di voi su queste pagine. Ovvero, l’appassionante incontro con il Signor Bollore. Ve ne avevo parlato qui, raccontandovi tutti i succulenti dettagli. E da allora, nonostante io sia stato tre giorni in una località segreta dove lui stava passando le vacanze, e dove l’ho visto, senza però farmi vedere, non l’ho più visto. Né sentito. Ci mancherebbe altro che qualcuno mi telefoni. Abbiamo avuto uno scambio repentino di sms solo il giorno del suo compleanno. Anzi.


Io gli ho mandato il messaggio il giorno del suo compleanno. Lui mi ha risposto tipo tre giorni dopo, mandandomi su tutte le furie. Comunque. Finalmente venerdì avevo la possibilità di rivederlo, visto che lui è in qualche modo coinvolto lì al Mucca. Elusa la security, oramai non mi si avvicinano quasi più, pure loro, e salutato al volo la mia amica Rita Rusic, me lo sono trovato faccia a faccia. Ok. Devo ammetterlo. Non è vero che io e Rita siamo così amici poi, però lei mi ha risposto al saluto. Ok, no. Dovevo ammettere un’altra cosa. Devo ammettere che ecco avrei voluto saltargli addosso e prenderlo per i capelli e a parolacce, e anche dargli qualche ginocchiata tipo sulle palle. Avrei voluto.


Ma in realtà mi sono avvicinato ed ho sorriso e lo stretto senza neanche dargli il tempo di capire chi ero. Per lo meno, lo suppongo io. Gli ho chiesto come stava, e lui ha risposto subito tutto bene. Ma io non lo ascoltavo neanche. Infatti non avevo capito cosa avesse minimamente detto, per cui ho ripreso a parlare. “Io sto bene, e tu come stai?”. Allora mi ha ridetto alzando la voce “Io sto bene, tutto ok!”. Ecco, adesso pensa pure che sono una cretina. Certo che io riesco sempre a fare un’ottima impressione a tutti. Dopo aver parlato del più e del meno, per almeno cinque minuti, e dopo essere stato messo al corrente che lui è afflitto, tutto il mio risentimento era quasi svanito.


Anche se, ecco, diciamo che non glielo avevo comunque dato a vedere. Ovviamente. Gli chiedo perché sia afflitto. Se era tutto ok, se tutti stavano bene. Ma lui non si è scucito affatto. “Ne riparleremo più in là” ha sentenziato. Mi sono affrettato a stringerlo e salutarlo e mi sono allontanato. D’altronde era lì per lavoro. E poi c’era un tipo, carino sulla ventina, barbetta e camicia a quadri che mi fissava. Ma vabbè, essere celebri a volte ha i suoi difetti, penso. In realtà però, nonostante l’approccio molto amichevole, il Signor Bollore mi è sembrato un po’ freddino. Troppo per come è lui. In realtà mi è cominciato ha rodere un po’ il culetto. Insomma, mi aspettavo un invito, una parola all’orecchio. Un commento al blog.


Nulla di tutto ciò. Appurato che mi scottavano le regali terga, e che anche Ga ha sentenziato che secondo lui, nonostante la conversazione, gli era parso felice di vedermi, era arrivato il momento di fumarci su una bella sigaretta. Così abbiamo raggiunto la frasca all’esterno. C’era però qualcosa che non mi tornava affatto. Rimugino sul suo essere afflitto. E sul perché. Ripenso a quanto sia stato freddo, e anche vago. E mentre aspiro avidamente la mia Marlboro Light mi si palesa davanti un suo caro amico. Vistosamente ubriaco. Decido di giocare sporco. E di farlo immediatamente, senza troppi giri di parole, gli chiedo del Signor Bollore, e se aveva la più vaga idea del perché mai poteva essere afflitto.


“Auhauhuahuahuah. Auhuahuhauhauauhauau. Aauhauhauhuahuauauh” Ma che cazzo te ridi, penso. “Bè se quello è afflitto.” Decido di insistere “Ma si è per caso lasciato col ragazzo?”. Ehm, si, è fidanzato. Mi pare di avervelo già scritto. “Ma no. Figurati, se quello lascia il ragazzo. Non lo so perché ti ha detto così, ma so di per certo che il suo amante è qui stasera, ed è proprio lì dove sta lui.” Ma che carino allora gli ha parlato di me? Penso pervaso da un moto di inaspettato di inebriante allegria al limite di una movenza dannatamente pop e una coreografia contagiosa. Quando continua il discorso “Ma si, un ragazzo sulla ventina, ha la barbetta, e la camicia a quadri. E’ proprio lì dietro di lui”.


COSA???? La gioia, le movenze pop e tutti i valalasss annessi svaniscono in un secondo. E io che pensavo che parlasse di me. Accenno un sorriso e con la scusa di ritrovare Ga mi allontano. Insomma non solo non mi caga neanche per sbaglio, in più devo sorbirmi anche l’amante ventenne. Non capisco come stracazzo è che debbano succedere tutte a me. Eccheccazzo. Il Signor Bollore dovrebbe essere a dir poco castrato, decido a sto punto di individuare con esattezza l’amante in questione. Avete sicuramente presente quando vi dico che il dramma è sempre dietro l’angolo. Non sbaglio. Quel dramma era palese e davanti i miei occhi da molto prima. Da quando avevo già parlato con lui. L’amante in questione era proprio il ragazzo che poco prima mi fissava.



Ma che orrore. Ma dico io, si può essere più stronzi? Passo e sorvolo sul fidanzato. Mi passi pure che gli metti le corna, se lo fai con me. Ma anche l’amante ventenne bono? Effettivamente questo giovane se ne stava qui che lo fissava, e sembrava proprio me tipo una ventina di minuti prima. Io e lui avevamo lo stesso sguardo per il Signor Bollore. Istintivamente decido di stare buono. Andiamo andare lì e massacrarlo di botte non aveva alcun senso. Tutt’al più massacro Bollore. Mi sembra più sensato. Nel momento in cui prendo forza e coraggio, (tutto merito di un drink offertomi e scolato in 4 secondi netti), vado per raggiungerlo ma ecco arrivare l’esemplare di donna più temuto da un omosessuale, (dopo una lesbica naturalmente): la sua Grace Adler cicciona.



Adesso, ognuno di noi ha la sua Grace Adler. Quella di Bollore è cicciona. Una cicciona eterosessuale che se lo vuole fare. E’ follemente innamorata di lui, ma lui ovviamente è gay. Lo travolge con la sua prorompente immagine e lui quasi non mi vede. Anzi, ne sono certo, non mi vede proprio. Decido di lasciar perdere. Decido che in fondo non mi merita. Decido che io merito decisamente di più di un Bollore, passato a ghiacciolo, che non mi cerca e per di più oltre al fidanzato devo mandare giù pure l’amante? E poi la sua Grace Adler? Nononono. Non sono capace di affrontare tutte queste cose in un colpo solo. Ancora in pensiero sul da farsi, il dramma si propone. Ovvero il Mucca va in tilt e salta tutto.


Decidiamo di saltare anche io e Ga. E di abbandonare la serata. Decido che devo assolutamente decidere che fare. Insomma, sono proprio indirizzato verso un mega, enorme e glitterato VAFFANCULO. Anche se non mi lascio troppo prendere da una decisione. Insomma, perché non c’è uno con le palle che oltre a mostrartele è capace di dirti che le cose stanno così? Anzi, lo stimerei molto di più se fosse single. Come ci si può fidare di uno del genere? Io di sicuro non mi ci fido. Affatto. Decido che devo fare qualcosa, anche se non so bene cosa, io e Ga però, incontrati altri amici al benzinaio vicino al Mucca, concludiamo la serata con un defilé fino alla macchina. Nonostante tutto, facciamo sempre la nostra porca figura. Si.

Le figure di merda di Annabelle Bronstein: alla Mondadori parlai con Vespa.

Ottobre 2008

Nel mio passato ne ho fatte di cose. Questa è una di quelle cose che supera di gran lunga quelle che ho fatto prima. Lo scorso ottobre ero ancora in totale crisi per la Polpetta. Lo pensavo incessantemente dalla mattina alla sera. Avevo nella mia testa i suoi movimenti, i suoi occhi che mi guardavano e le sue mani. Tutto aveva un sapore molto angosciante per me. Avevo ricevuto un messaggio su gayromeo da parte sua, dove chiariva che non era impegnato, ma semplicemente non voleva vedermi. Punto. Io rimasi a leggere quel messaggio circa 40 minuti. Immobile. Cercando di vedere se le parole erano chiare, oppure aveva potuto scrivere una cosa per un’altra. Insomma capita. A me capita spesso. Però anche anagrammando le lettere il significato non cambiava. Così preso dal totale sconforto ne ho parlato con Ga. Lui ovviamente, come tutti, mi ha detto di lasciar perdere. La Polpetta è fatta così. Diceva. E poi come se nulla fosse cominciò a parlarmi del suo ex. Il suo nome. Dove lavorava. E che la Polpetta anche se si erano lasciati lo andava spesso a trovare in libreria. Tra l’altro la Mondadori di Cola di Rienzo vicinissima a casa mia. E cominciò a frullarmi in testa un mal sano pensiero. Ovvero. Andare in libreria e cercare l’Ex e quanto meno vedere che tipo è per capire solo un pochetto di più. Dettofatto. Entro con la scusa che di li a poco il mio carissimo amico dell’università, Leonardo, avrebbe compiuto gli anni, e necessitavo di una cartolina di auguri decenti. Adesso, siete mai entrati nella Mondadori di Cola di Rienzo? Io non ci ero mai entrato. Il negozio, è grande, e anche abbastanza dispersivo. Io ho cominciato a girare, a guardarmi intorno, volevo cercare l’Ex, ma anche il bigliettino. Dopo circa dieci minuti in cui non sapevo cosa cazzo fare finalmente ho trovato il dispenser con i biglietti. Ne ho cominciato a guardare e ne avevo trovati un paio di molto carini. Li prendo li giro, ma non c’era il prezzo. Che palle quando non cè il prezzo. Quanto cazzo costerà sto biglietto quindi? Deciso a sapere il costo del biglietto mi giro e mi guardo intorno per individuare qualche commesso. Ma ovviamente zero. Poi mi giro e vedo una sagoma in una stanza di fronte a me, ma la stanza è abbastanza buia. Decido di chiamare quella sagoma, e chiedergli aiuto. “Mi scusi. Hey. Scusi mi sa dire il costo di questo biglietto per auguri????”. Urlando praticamente, e indicando con foga il biglietto. Non mi caca di pezza. Ma io non demordo. “Heyyyyyyyyyy, scussssssssiiiiiiiiiiiii… Mi aiutaaaaaaaaaa?????”. E sento finalmente rispondere qualcuno. “Si mi dica.” Anche se la voce non proveniva da lì, ma da un’altra direzione. Poco male penso, chi se ne frega. “Volevo chiedere il prezzo di questo biglietto di auguri. Perchè qui il prezzo non cè”. Dico tornando ad un tono di voce normale. “Si…se me lo gira…No…No così…Scusi io sono di qua…Mi vede”. Non capisco. Ma con chi cazzarola sto parlando? Mi giro a destra e non vedo nessuno. Mi giro a sinistra e vedo a forse 200 metri un commesso che si sbraccia e mi dice “Sono qui, sono qui!”. Le mi guance prendono un colore sul violaceo andante. Io ho improvvisamente caldo. Lui si avvicina, prende il biglietto lo gira e dice al limite della ridarella “Questo viene 2,50 euro… Scusa ma con chi stavi parlando?”. Io faccio spallucce. Mi giro e indico verso la stanza. “Scusa lì dentro quella stanza cè qualcuno, io credevo di parlare con lui.” Lui entra e accende la luce e comincia a ridere. Davanti a me un mega cartonato di Bruno Vespa che pubblicizza il suo nuovo libro, “Viaggio In Un’Italia Diversa”. Lui ride, copiosamente. Anche io rido. Poi mentre rido lui si riavvicina e mi casca l’occhio sulla targhetta del suo nome. P…… Trasalisco. Vorrei scomparire a metri e metri sotto terra. E’ proprio lui. Io ho appena fatto una mega figura di merda colossale con l’Ex fidanzato della Polpetta. E non è neanche troppo male. Anzi carino. Certo, meno carino di me sinceramente, visto che non è più giovanissimo. Sento le gambe che cominciano a muoversi da sole. Manco avessi inserito il pilota automatico. Raggiungo la cassa, mentre vedo che l’Ex va dai suoi colleghi a raccontare il mio colloquio con una sagoma di cartone. Pago velocemente e mi dileguo, una volta girato l’angolo al volo prendo il 280. Sono salvo. Torno a casa e decido di chiudermi per una settimana in casa. Ne avevo di bendonde.

Shaker party. On the poolside.

La bella stagione è finalmente arrivata. Il sole, caldo ha cominciato a scaldare la capitale. Ed io me ne sono accorto perchè ieri ho passato la giornata ha fare lavatrici, stendere e stirare. Lo so la pazzia è dilagante. Ma questa prima ondata di caldo ha solo destabilizzato i miei già precari ormoni riducendoli a una serie di piccoli amici fuori di testa. Tutti. E credetemi, comincio ad averne abbastanza. Non solo le polluzioni notturne e mattutine, no, adesso anche le calure devastanti con annesse erezioni non previste e mega sudate allucinanti, che neanche non lo so, un muflone in Africa. Insomma la situazione si sta facendo davvero complicata, e io non riesco a sfogare tutto. Per cui, dopo una giornata passata a stirare e rassettare, ieri, ho deciso di uscire, con un outfit pop, e vedermi con gli altri, e andare tutti allo Shaker Party, al Circolo. Io sinceramente ero lì a parte per una seratina alcolica con Sushi, che ce la promettavamo da venerdì e dopo esserci pisciati a vicenda finalmente aveva concretizzato la cosa, ma poi per sperare di vedere il mio ultimo tormento fisso quotidiano. Ovvero il Tatto-Hearted Boy. Ovvero, un fico devastante, che ho beccato in giro ultimamente e con il quale flirto palesemente su faccialibro. Purtroppo però, lui che cè sempre, ovviamente, ieri sera non c’era. Appreso quindi che i miei bollori non avrebbero trovato pace, io, la Du Barry, The Rock e poi MultiplesBubbles, ci siamo “nascosti” sotto mentite spoglie a bordo piscina a tramare contro le coppie più in presenti alle nostre spalle. Noi siamo così non riusciamo a non dare pepe alle serate in maniera sana. Voglio dire il gossip è il pane di queste serate in cui ci sono strafighi inarrivabili e irraggiungibili che si accoppiano solo tra di loro e ti fanno fare pensieri impuri e solo dettati dal caso, e soprattutto dall’imprevedibilità di ormoni con crisi di nervi. Loro sono lì, che se la parlano, se la baciano e se la intendono davanti a noi. E vedi che non siamo solo noi a notarli. No no no. Tutti come passano bisbigliano, parlano, e notano che loro sono tutto al momento. O forse ci sono solo loro di così interessante. Io la chiamo sana invidia. Ma questo credo rientri nelle SMO, ovvero le Strane Manie Omossessuali. Parlare e sparlare giusto per il gusto di farlo o per una sana invidia, giustappunto. A me piace la sana invidia. Non mi tiro indietro nell’alimentarla e non penso che nei miei confronti qualcuno possa provarla. Non perchè non mi ritenga interessante. Proprio no. Sostanzialmente per me possono provare invidia solo per il mio carattere, magari. Perchè sono solare, espansivo, simpatico, dicono, insomma sono uno a cui piace ridere e sorridere anche e soprattutto di me stesso. Mamma che mega spot. Comunque dopo aver tramato a bordopiscina, abbiamo raggiunto gli altri, ed ho fatto anche finalmente una piacevole conoscenza, certo avrei voluto approfondire, visto che ci siamo solo parlati tramite il mio alter-ego. Adoro dire il mio alter-ego. Pazzesco. Però spero che non manchi l’occasione. Poi purtroppo tutto è finito così. Con un clic, hanno spento le luci e arrivederci. Non ci sono state movenze pop. Non ci sono stati balletti succinti sul dancefloor. Solo complotti, chiacchiere, sorrisi, catwalk e fotografie. Ma a noi è andato bene così. Ci siamo salutati, e ce ne siamo tornati a casa. Soddisfatti così, di poco, ma è solo l’inizio. Con la bella stagione sono in arrivo anche le serate mega-galattiche della capitale. E noi… siamo pronti. 😉

Giovedì libri

Se mi avessero detto che avrei fatto ritardo, be ecco non ci avrei scommesso neanche 5 centesimi. Ed ho fatto bene. Visto che ovviamente io e la Du Barry siamo arrivati tardi all’appuntamente con Guy che ci aspettava da Primo, per andare alla presentazione del libro di Insy Loan. L’appuntamento era alle 18.30, noi siamo arrivati alle 19.15. Maledetta sempre e comunque l’ATAC. Appena arrivati la Du Barry e Guy si sono messi a girare per l’esposizione dei libri, io mi sono squadrato per bene il vigilantes dello stand e poi mi sono seduto. Ovviamente Alessandro Michetti aveva bello che iniziato l’intervento, anzi stava quasi a finì. Comunque anche la Du Barry ha convenuto con me, che Insy Loan ha il suo perchè. Mi sono anche fatto autografare il libro, ed ovviamente anche lì ho fatto una delle mie pessime figure che eviterò di mensionare. Dopo la presentazione ce ne siamo andati da Primo per ascoltare i nuovi drammi di Guy davanti a dell’alcool, giusto per non smentirci. Dopo averci accattivato le simpatie della cameriera che in men che non si dica ci ha trovato un microtavolino per tre, da dove io e la Du Barry abbiamo continuato a sbirciare Insy Loan e i suoi amici e a fare pensieri impuri, Guy ci ha interrotti e ha inziato a snocciolare i suoi drammi del giorno. Ovvero, chiamato dal suo chief che gli ha comunicato con molta nonchalance che il suo stipendio era vertiginosamente diminuito a causa di un errore contabile. Olè. Giustappunto che venerdì deve andare a Londra. Ecco qua. La prima frittata. Ma la seconda, più che una frittata poteva essere paragonata a una catastrofe ambientale. Ovvero. Guy era uscito con un tipo con cui si era mezzo invaghito tramite Msn. Se io sono la signorina Mirc/Facebook lui è sicuramente il signorino Msn. Tutti i suoi incontri li concretizzà lì. Dopo più volte che i due si erano ignorati, finalmente hanno trovato un momento per parlarsi un pò e Guy ovviamente ci ha messo un attimo ad invaghirsi. Combinato il date, dopo aver parlato per ore e ore di loro, arrivati a Piazza Maggiore si sono finalmente infrascati dietro un rudere tra magrebini e colombiani. E proprio sul più bello il tipo di Msn di Guy si ferma. Noi gli diamo giù di alcool. E lui ci dice che il tipo lo avverte senza mezzi termini che in realtà è fidanzato, per cui non vorrebbe andare oltre. Ancora alcool. Eccoci là. Io, la Du Barry e Guy davanti a l’ennessima triste realtà. L’ennesimo ragazzo carino che ci fa girare la testa, e in realtà è solo un bluff. E ci siamo ritrovati a chiederci, di nuovo, il nostro ruolo in questa società. Andare a lavorare. Pagare l’affito. Pagare le tasse. Le bollette. E con quei pochi spiccioli che rimangono sbarcare il lunario. Ma soprattutto, è possibile che non ci siano ragazzi interessanti che non siano già accompagnati? Sembrerebbe proprio di no. Andiamo, tutti quelli che ci piacciono sono praticamente irraggiungibili. Quelli che non sopportiamo poi sono tutti fidanzati. In maniera totalmente inspiegabile. Eppure noi sappiamo come vestirci per apparire al meglio che possiamo, sappiamo articolare un discorso, abbiamo degli interessi, dei lavori che si ci logorano, ma almeno non stiamo a casa a ciondolare. Non è abbastanza. No. Certo io avrò i miei problemi grammaticali e con i tempi verbali. Ma è possibile che non cè davvero una ceppaleppa di nessuno capace di accettarci per come siamo? Che ci sappia ascoltare? Capire. Lo so, sto sconfinando in Piccole Donne Crescono, ma la situazione comincia a farsi pesante. E puntualmente le nostre aspettative vengono deluse. Oramai, cosa ci dobbiamo ancora aspettare? Cosa dobbiamo ancora mandare giù? No. Noi abbiamo deciso di non starci. Ma non starci vuol dire purtroppo comunque rimanere tagliati fuori. Se decidi che non vai più su internet a trovarti una trombata, comunque elimini una possibilità. Se decidi di non frequentare più i locali, perchè ultimamente basta andare in un posto piuttosto che in un’altro per essere etichettato, rimani a casa. Ma ha senso? No ovviamente. Alla fine che ci concludi? NULLA. Il punto è questo. Io non mi spiego quelle persone che ti dicono che loro il fidanzato l’hanno conosciuto al supermercato. Io al supermercato non riesco a trovare neanche le merendine, figuriamoci il fidanzato. Comunque, il problema sostanziale resta sempre lo stesso, ovvero ce la faremo a trovare il tipo giusto? E soprattutto dimostrando che essendo come si è va bene lo stesso? Non lo so. Guy ci ha chiesto se doveva o meno vedere ancora il tipo di Msn. Noi gli abbiamo detto di si. Per fargli capire quello che si perde. Che non è poco.

"Aho io so così, se c’ho ragione poi"

Ieri pomeriggio io e Guy ci siamo visti come al solito alla Galleria Sordi per una spedizione punitiva da Zara. Questa volta era una spedizione prettamente necessaria per creare un outfit. Ovviamente la missione è fallita visto che a Zara non ho trovato assolutamente una ceppa leppa. Un pò scazzati per quest’ennesimo flop io e Guy avevamo un’improvviso vuoto allo stomaco. Abbiamo cominciato a vagare per Via del Corso alla ricerca di un soddisfacente riempistomaco. Nulla. Non ci veniva in mente nulla, per cui un pò per sbaglio, un pò no, ci siamo ritrovati da Mc al Pantheon. Siamo entrati e dopo aver assistito a un sanguino litigio tra Sara, vendidtrice dei panini Mc abbastanza fumantina e Blondes, uno strano individuo forse un pò troppo ossigenato, è toccato a noi. Io ho chiesto un Mc Tost e un Mc Flurry agli Smarties. Lei, Sara, ha cominciato uno sproloquio su quanto lei avesse ragione nel litigio appena avvenuto. “Oh io so così, se c’ho ragione c’ho ragione, ce stanno due gatti a fa la fila tè devo aprì pure n’altra cassa…ma che stai alla GS???” No. Di certo. Però bella sei in un fast food, si presuppone che la mission della tua azienda sia quella di somministrare cibo nella maniera più svelta possibile. Ma che volete, lei è una che se ha ragione ha ragione. Io le rispondo con tutta la mia diplomazia, e le dico vagamente che certo è vero che non sempre il cliente ha ragione, ma purtroppo non bisogna mai sbroccare, perchè altrimenti si passa in un secondo dalla ragione al torto. La sua collega più anziana mi da ragione e annuisce, e la etichetta come una fumantina, e si va a fumare una sigaretta. Servizio di qualità, noto. E lei, continua: “No, a me nun me ne freca un cazzo. Se c’ho ragione, ho ragione“. Bene ha capito chiaramente quello che le ho detto. Decido di sorridere. E ignorarla. Ma il mio sguardo finisce dietro di lei, allo scaldapanini, anzi ancora dietro. Dove cè un’interessante esemplare di essere umano, molto probabilmente omosessuale, che mi fissa da un pò. Guy dice che è sicuramente gay. Io non gli credo. Però gaurda. Per essere più sicuro mi guardo dietro per vedere chi cè dietro di me. Non cè nessuno. Lui continua a guardarci. Mi blocca solo il fatto che è un pò orientale. Credo tipo dell’Equador. Non lo so. Anzi più delle Filippine. Mi blocca il clichè delle misure. Però è carino. Mi riprometto di rimetterci piedi, e chiedere solo a lui un milkshake. Usciti di lì andiamo verso piazza Colonna, dove i nostri sguardi vengono travolti da carabinieri, giornalisti e boni di ogni genere. Purtroppo le nostre strade si dividono. Lui se ne va verso San Paolo mentre io dall’altra parte del fiume. Tra l’altro inciampo in Grillini e un suo giovanissimo assistente, e una miriade di turisti. Metto le cuffie e penso a Mr. Big. Non lo so, perchè. Anzi si lo so: ho amesso di dirvi che gli ho mandato un paio di msg su faccialibro per chiedergli di vederci, mi ha risposto alle 3 di notte e non si è mai fatto sentire di giorno. E io il suo numero non cè l’ho. Ma. Vabbè. me ne trono a piedi a casa, tanto in fin dei conti sono solo 4 passi. Si. A crederci!

Una serata tranquilla.

Questa domenica sono stato praticamente tutto il giorno in giro. Innanzitutto sono andato a teatro con Guy a vedere Sotto Il Convento… Niente, uno spettaccolo divertente e molto intelligente che indaga su tutto quello che circonda il mondo gay senza escludere la politica. Mi sono spisciato sotto. Io e Guy siamo andati lì per vedere la nostra Du Barry, anche lui nel cast. Vabbè a parte tutti i bears presente a cui io avrei fatto una simpatica intervista ognuno, ci siamo troppo divertiti e la nostra Du Barry è stata ovviamente pazzesca. Dopo siamo andati a Piramide, con l’idea di farci un aperitivo, ma purtroppo Doppio Zero era pienissimo, per cui ci siamo buttati sul kebabbaro. 😉 Vabbè dopo cena siamo tornati da me a casa e abbiamo deciso irrimediabilmente di andare al Coming Out. Al coming ci siamo imbattuti in una marea di bei ragazzoni che avevo un pò scordato esistere a Roma. Ma il dramma si è consumato immediatamente. Proprio davanti a me si è materializzato il Vuojer del 95. Ma ancora? E indovinate cosa ha fatto? Mi ha guardato. Mi ha fissato. Ero lì che parlavo con i miei amici e lui mi ha fissato tutto il tempo. Quando mi sono deciso ad allontarmi per parlarci, però è scomparso. Sono entrato al My Bar per fingere di andare al bagno, come faccio sempre, e non mi ha seguito. E mi sono imbattuto in Mr. Big. Ma questa sera che è???? Mr. Big mi ha sorriso, mi ha accarezzato, mi ha baciato, io gli ho detto che è uno stronzo, invece lui sorridendo mi ha fatto una carezzina. Vabbè. Prendo una coca cola, e ritorno alla mia missione con la freddezza di una spia russa. Spedisco Guy e la Du Barry a comprare sigarette e mi risiedo, ma nulla, il Voujer non si vede. Ma che cazzarola di fine ha fatto??? Decido di non rimanere fermo lì, soprattutto perchè intorno a me si materializzano strane lesbiche ubriache che mi fanno anche abbastanza paura, per cui mi alza, e lo ritrovo, è alla fine della strada e si guarda intorno, ovviamente! Mi fermo però perchè Guy e la Du Barry sono tornati. Il tempo di decidere il da farsi e il Voujer non cè più. E’ scomparso. Facciamo un giretto ricognitivo, ma nulla. E’ scomparso. Ripenso a Mr. Big e non trovo neanche più lui. In pochissimo il coming si è svuotato. Non cè più nessuno. Decidiamo di rimanere al cazzeggio un altro pò e poi finalmente ce ne andiamo a casa. Che forse è meglio!