Lost in Translation Amici Edition

Dove sono finito? Non lo nemmeno io. Ad essere sincero forse mi era passata la voglia. O forse ero solo troppo depresso perché dovevo rendermi conto che avrei dovuto festeggiare trent’anni. Lo so che uno è giovane ancora a trent’anniMa ne ho lette talmente tante sui trenta che l’ansia mi è venuta per davvero. Ho letto che ti si riduce il pisello, che i capelli si fanno più radi e che inizia a mancare addirittura il desiderio sessuale. Tutte cose che poi in realtà, per quanto mi riguarda non sono avvenute. Anzi. Ma non bisogna mai sottovalutare le situazioni. Perché i drammi, sono sempre dietro l’angolo.

Aprile e maggio sono stati mesi strani, non mi sono reso conto bene di quello che avevo in testa e di come mi sentivo. In realtà sono andato in giro, con mio cugino dell’Australia. Mi sono ritagliato spazio nei week end e lo portato in Toscana, a Venezia e dai parenti in Abruzzo. Mi rendo conto che ve ne importa tantissimo, ma quello che voglio raccontarvi è accaduto qualche giorno prima che lui ripartisse. Per tutta la sua permanenza qui a Roma il suo Grindr ha trillato più del mio telefono. E tra gli altri un’ex amico di Maria lo ha pesantemente tampinato. Fino a che un venerdì mattina, mentre io ero a lavoro ne hanno fatto di ben donde.
La mia devastante voglia di cazzo ha superato le barriere linguistiche e quelle delle decenza. Perché intorno alle 14 mio cugino mi manda questo messaggio:  “What time are u home? Can we make it 3?”. Adesso io parlo un discreto inglese. Neanche ve lo sto a dire che cosa sia successo nel mio cervello. Quel piccolo, inutile e dannatamente arrapato di un neurone che mi ritrovo non ci ha pensato due volte ed è partito lo stachetto di “3”di Britney. E tutto ciò che ne consegue. Che volevate capirci in questo messaggio se non vieni che ne facciamo di bendonde a tre?
Io ero ancora a lavoro. Nel giro di dieci minuti dieci ho sbrigato tutto quello che non avevo fatto in una mattinata intera, ho preso le mie cose, strisciato il budge e sono fuggito verso casa. Erano appena le 14:30, ed avevo ufficiosamente intuito che qualcosa non andava. Insomma mio cugino si era chiuso dentro e nessuno mi apriva. Rileggo il messaggio. Insomma magari ho capito male io. No. Mi ha chiaramente detto che lo vogliono fare a tre. Figuriamoci se io mi lascio scappare un threesome con incesto familiare annesso.

Passano dieci minuti. E’ evidente che c’è qualcosa che non va. Deduco coscienzioso. Telefono a mio cugino. Risponde e gli intimo di aprire la porta ASAP. Lui viene, visibilmente imbarazzato e in inglese mi sottolinea stizzito che mi aveva chiesto di tornare dopo le tre. Bè anche meno. Eppure a casa mia “We can make it 3” significa che lo avremmo fatto a tre. Ma nessuno mi ha ancora detto il contrario, per cui entro e faccio la gnorri fino alla fine. Insomma mi trovo già nel bel mezzo di una mega figura di merda, tanto vale che la concludo degnamente. No?
L’Amico di Maria, piuttosto che di Maria mi sembra amico di un qualche CIM. Leggermente imbarazzato anche lui, è disorientato spazio tempo al punto che biascica qualche incomprensibile vocabolo. A questo punto prendo mio cugino e gli dico chiaramente che cosa dobbiamo fare, insomma io non sono mica una locandiera affitta camera ad ore. Ho gli ormoni in subbuglio e sono piena da morire. Lui mi guarda come se avessi deciso di portarlo alla benedizione domenicale del Papa e sorridendo dice che io non ho capito una beneamata ceppa.
Ottimo. Sorrido ed invito l’amico di Maria a prendere un caffè con noi altre paze dell’entroterra abruzzese e australiano. Di lì, a poco l’Amico di Maria è praticamente diventato anche Amico mio. Pensa che culo. Mio cugino lo aveva abbondantemente ragguagliato su tutti i cazzi miei: cioè che ho un blog, che scrivo, che faccio questo e quell’altro. Ma il dramma è sempre dietro l’angolo. E dopo aver fatto le amiche del sabato pomeriggio lui esce e manda un sms a mio cugino chiedendogli di raggiungerlo al bar di fronte casa per parlare altri cinque minuti.
I minuti diventano venti, e quando mio cugino torna mi racconta che l’Amico di Maria lo ha implorato di rimanere in Italia. Di trasferirsi e di andare a vivere insieme. Di essere profondamente innamorato e non riuscire già a vivere senza di lui. Figuriamoci se potrà mai vivere col pensiero di lui a 16000 km di distanza. Ovviamente mio cugino non ci ha pensato neanche trenta secondi e lo ha invitato ad andarlo a trovare a Sidney. Ma si #credegheagliufoeaicangurivolanti. Detto ciò sapete qual è la morale di questa simpatica avventura?
1. Devo ridefinire il mio concetto di buona comprensione della lingua inglese che ho scritto sul Curriculum Vitae
2. Il dramma è sempre dietro l’angolo.
3. Mai fidarsi di ciò che dice mio cugino.
Ma non è finita qui. Perché l’epilogo drammatico di questa serie di eventi incomprensibili si conclude il lunedì successivo. Dopo aver accompagnato mio cugino in aeroporto, rientro in casa e prendo possesso della mia residenza rimettendo in ordine e facendo centordici lavatrici e sbram, davanti a me si palesa un asciugamano smerdaterrimo. E qui adesso si apre il dubbio amletico: Chi vuoi che sia stato??? Non lo sapremo mai. M.A.I. Oppure si, io già lo so, ma non ve lo dico.

N.B. La foto del Manzo in alto è puramente casuale, e non riguarda l’Amico di Maria di cui sopra. 

Un nuovissimo appuntamento  con il Giovedì Random di Annabelle Bronstein! Questa settimana, un featuring davvero inaspettato e sorprendente con uno dei  blogger che ho più amato dai primi post, Upclose, ovvero il Blog di cui potevamo fare a meno. In realtà il cinismo, la simpatia e il genio di questo ominide pazzesco sono a mio avviso indiscutibili. Se volete sapere di più basta cliccare qui. Se invece non non avete letto ancora il Sextastic #3 basta cliccare qui, ma ora fuggo e vi lascio a questo nuovo imperdibile  giovedì!
Ok. Ascoltami. Metti caso che un mio amico esce con un tizio. Un tizio che dice di avere 38 anni. In realtà potrebbe dimostrarne anche qualcuno di più. Ma non è questo il punto. I due escono. Escono per andare a bere una cosa e conoscersi. E fare quattro chiacchiere. La serata va benissimo. Parlano di tutto. Di cose serie. E di cose meno serie. Si divertono. Hanno anche tanto in comune, nonostante la differenza d’età sia effettivamente enorme. Parlano fitto fitto. Bevono coca-cola e sorridono quando gli scappa a entrambi un ruttino. Poi si sa come vanno queste cose. A un certo punto si sente la voglia di andare oltre. Di un gesto. Di una carezza. Di un bacio. Il mio amico accetta l’invito e vanno a casa sua. Ma quando arrivano a casa succede qualcosa di inaspettato. Entrano, si lasciano andare ad un bacio liberatorio. Che cercavano e volevano da almeno un paio d’ore. Con la penombra della sala da pranzo, e il riverbero di una lampada i due si avvicinano. Si baciano. Si accarezzano. Ma accade l’impensabile. Di colpo si accende la luce. E irrompe un terzo. Un altro uomo. Molto carino. Anzi, potremmo dire bono. Un fascio di muscoli. Anche lui sulla quarantina. Con l’accento irlandese. “Ciao, come va?”. Il mio amico, paonazzo, non sa che dire. Si sente in un mega imbarazzo e vorrebbe buttarsi dalla finestra. Trova un filo di voce, ed esordisce “Bene. Tutto ok. Ma… Ma… Ma tu chi sei?”. E come è ben noto da queste parti, il dramma è dietro l’angolo. In realtà era giusto nella stanza affianco. “Io sono il suo ragazzo.” Silenzio. Panico. Vergogna. E l’altro: “Senti. So che è una cosa strana, suppongo che non sia neanche troppo normale come cosa. Ma io sono uscito con te, in pieno accordo col mio ragazzo, perché volevamo conoscere una terza persona. E bè… Insomma”. STOP. Adesso. Il mio amico, ma come penso anche io se fossi stato in lui, si sarebbe alzato e avrebbe cominciato ad urlare, come se non ci fosse un vicinato, e a buttare la qual si voglia a terra. E invece ha semplicemente detto: “Bè. A me sembra una cazzata, però…” Detto fatto. Di li a poco sarebbero finiti a farne di ogni nella stanza di cui sopra. Adesso. Il mio amico è single e fa quello che vuole. Loro sono una coppia, e se di comune accordo, possono fare comunque quello che meglio credono. Il problema sta che il mio amico ci è stato solo ed esclusivamente perché il fidanzato irlandese è tipo bono da svenire. E a questo punto preferiva sicuramente di più l’irlandese che il suo ragazzo. Ovvio che ne hanno fatte di bendonde. E, insomma, si sono anche divertiti parecchio. Ma secondo te, questa cosa può avere un futuro? Ma più che futuro, può avere un qualche senso? Insomma si può passare da single a Troppia?
Bè forse mi sono anche dilungato. Ovviamente quello citato non è un mio amico. Ma sono io. E soprattutto è tutto vero. E tu devi assolutamente dirmi qualcosa. Ora.
Caro Annabelle, amicoh,
questa è una situazione assai delicata, e per affrontarla sarò costretto a trasformarmi nel sessuologo con la voce flebile da eunuco di loveline, che presentava Camilla dal cognome impronunciabile che non rimembro. Dunque. Direi che ti trovi nella classica situazione del pendolo. Ricordiamo tutti che per Schopenhauer la vita era un pendolo che oscillava tra la noia e il dolore. Riadattando il concetto, mi pare chiaro che tu sei il pendolo, e oscilli tra un cazzo e un cazzo. Questo oscillare, che, sono sicuro, è per certi versi piacevole e soddisfacente, ti lascia però il tempo, fra un cazzo e l’altro, di riflettere. Ed è qui che vengono alla luce domande scomode che esulano dalla bella scopata selvaggia che è stata.
Svisceriamo dunque il problema e cerchiamo di fare chiarezza.
Loro, ovvero il tizio 38enne o probabilmente più grande e l’irlandese bono. Ecco. Sono probabilmente una coppia frustrata che cerca di superare una crisi assecondando la suprema voglia di cazzo che magari una vita monogama ha per anni inibito. Lungi dal giudicarli (io non lo farei mai perché se il mio ragazzo se ne esce di inserire un altro elemento nel rapporto mando a fare in culo per sempre sia lui che l’altro elemento, ma io sono un tipo venale), diciamo che loro pur di salvare il loro rapporto hanno trovato questo escamotage, e assumiamo il tutto come decisione lodevole dell’amoreh.
Tu, ovvero il terzo elemento. Innanzitutto se rimane come un evento fortuito occasionale, prendila semplicemente come un’esperienza da mettere nel CV sessuale, che spero tutti noi possediamo (il mio ad esempio è molto più ricco del CV che spedisco per cercare lavoro). In caso contrario, se loro ti cercano ancora, se il tutto tende a ripetersi puntualmente, se il tutto comincia ad assumere le connotazioni di una malata relazione, allora veniamo al punto tre. Voi, ovvero tutti quanti insieme appassionatamente. Che dirvi. Loro hanno scelto così, e contenti loro, contenti tutti. Tu, se ti piacciono, se trovi il sesso con loro soddisfacente, se la situazione ti intriga, se riesci ad escludere totalmente dalla cosa l’aspetto sentimentale, ti dirò, ma che cazzo ti frega? Non macchiarti di colpe adulterine che non ti competono, quelli che si tradiscono reciprocamente sotto i loro stessi occhi sono loro, tu sei single e rampante, libera come una fringuella nella foresta, nonché pazzescoh. E poi puoi sempre sfruttare la situazione a tuo piacimento: doppi regali, doppio pene, doppie cene offerte, tutto moltiplicato per due. Perché viviamo in un mondo materiale e noi siamo ragazze materiali. E trombare è bello. E a volte bisogna mettere da parte le riserve etiche del nostro cervello, soprattutto di fronte a persone che a quanto pare le hanno riposte in un pozzo profondo 100 metri.

L’importanza di avere un procuratore sessuale – Parte Seconda


Tornavo da una nottata di lavoro massacrante. Ero stanco. Ma non avevo sonno. Avevo solo una gran voglia di scopare. Avere dei sentimenti del genere di primo mattino dopo dieci ore di lavoro non sono affatto normali. Me ne rendo conto. Ma forse è anche per questo che faccio la differenze, diciamocelo. Torno a casa, accendo il pc, e su msn trovo l’invito del mio procuratore sessuale. “Alle 10 da me. Siamo in otto, se vieni anche tu. Ci sarà da divertirsi”. Rispondo che ci devo pensare, e che voglio solo sesso sicuro, vista la situazione. Mi risponde che se ci devo pensare per quel motivo allora non ci devo pensare e devo andare da lui. Ma che screanzato. Però rimango affascinato. Insomma avevo voglia. Eccome se ne avevo.

Però non era giusto mentire. Insomma quell’idea mi stuzzicava. Era sempre stata una mia fantasia. Ancora inappagata. Prendo tempo. Intanto mi doccio, e mentre mi fonavo il ciuffo decidevo concretamente di raggiungerli. Venti minuti più tardi, che in realtà mi sono sembrati molti di più visto che ho preso treno, metro e autobus arrivo sotto casa del mio procuratore. Entro in quest’appartamento enorme e finemente arredato, e trovo Arnaldo intento a bere un bicchiere d’acqua. Manda giù il sorso e rompe il silenzio: “Sei arrivato per primo. Vuoi mangiare qualcosa? Faccio un caffè?”.Mi sembra molto più carino e educato dell’ultima volta che lo visto. Comunque no, no, no e ancora no. Non mi va assolutamente niente.

Sono già eccitato e tutto si mischia ad un non so che di ansioso. Comincio a fare discorsi vaghi, lavoro, relazioni finite e mentre parlo la cucina si riempie. Siamo in sei. Gli altri “invitati” hanno tutti circa trent’anni e sono molto carini. Arnaldo interrompe un’interessantissima conversazione sul probabile terremoto che colpirà Roma l’undici maggio (è aprile ancora, ndr). Ci invita ad andare in salotto con una raccomandazione “Non mettetevi sul divano, è rotto. Rischiate di ritrovarmi con il culo a terra. Appoggiateci soltanto i vestiti!”. Mentre termina queste parole due sono già nudi, io mi sento un po’ fuori luogo a dire il vero. Ma quando ancora cercavo di comprendere come rompere il ghiaccio, questo si è rotto da solo.

Circondato da tre ragazzotti che mi agguantano a loro e intentiamo un’improbabile pomiciata a quattro. Con esiti positivi. Pazzeschi direi. E non mi è affatto dispiaciuto: lingue che si cibavano di me, insaziabili, a malapena mi lasciavano respirare. Ero circondato da mani che mi si aggrovigliano alla vita e mi tiravano verso di loro. Ero basito. In un secondo in due si sono messi a spogliarmi e a baciarmi ovunque. Poi hanno suonato alla porta. Ci siamo fermati tutti, di colpo, come se qualcuno avesse tolto la corrente. Ho potuto sentire i loro respiri agitati quasi all’unisono. Il procuratore è andato a fare gli onori di casa e altri cinque invitati si sono uniti a questo inusuale party. Di li a poco i movimenti si sono dimezzati quasi del tutto.

Ovunque mi girassi ero circondato da mani, lingue, braccia, gambe e altri arnesi di varia grandezza. Erano tutti tremendamente sexy, buttati uno sull’altro quasi. Si sono formate coppie, diventate poi troppie e anche quartetti. Ero avvolto dal calore dei loro corpi che cominciava a darmi una certa sicurezza nei movimenti da compiere, che diventavano sempre più fluidi nonostante il caos che manco al concerto di Lady GaGa. Ovviamente io avevo il mio preferito, Fabio. La mia stessa età e l’aspetto da bear ma non troppo. Con un bel fisico, e un giusto equilibrio nelle proporzioni. Mi baciava e si stringeva a me forte. Ero accoccolato su di lui e ci bisbigliavamo negli orecchi. Aveva un’aria dolce. Ma il campanello disturbava ancora quell’incontro.

Di nuovo tutti immobili come marionette. Arnaldo ha raggiunto il portone e poco dopo ci ha raggiunti di nuovo con un altro ragazzo. Bono da morì. Rasato, fisicato, pieno zeppo di tatuaggi, bono da strizzare le mutande dopo quattro nanosecondi. Si è unito anche lui. La cosa è durata per circa due ore. Senza freni. Ognuno ha dato libero sfogo alle proprie fantasie, con tutte le precauzioni e accortezze possibili. Fino a che non abbiamo raggiunto l’orgasmo. Quasi tutti insieme. Bè non scendo nei dettagli, ma la situazione era umidiccia. Molto. Di li a poco il fuoco si sarebbe spento, e lentamente ci saremmo iniziati a ricomporre. Io sono fuggito quasi subito e dietro di me ci è venuto anche quel Fabio lì.

Mi ha accompagnato persino alla metropolitana. Ci siamo ripromessi di vederci ancora. Non è ancora successo, e forse non accadrà mai. Dopo quella volta il mio procuratore mi ha invitato altre volte, ed ho sempre declinato gli inviti. Diciamo che per una volta mi è sembrato un po’ troppo. Sono dell’idea che bisogna fare quel che si vuole e che si debba poter provare tutto. Ma le esagerazioni estreme non vanno mai bene. Tutt’ora Arnaldo mi propone cose. Sempre stuzzicanti, si, ma non riesco ancora ad accettare. Insomma forse non è detto che io debba aver bisogno proprio di questo, non ancora per lo meno. Non vi sembra?

Annabelle Bronstein e due esemplari di coppie gay!

Quando sei Annabelle Bronstein è complicato affrontare il quotidiano. Non perchè io me la sento calda, affatto. Perchè tutto quello che mi accade, a volte stenta a sembrare reale persino a me. E proprio perchè è tutto vero la testa, o quel che ne rimane, tende ad andare oltre. Ma partiamo dal principio. O meglio dal Principe, che non esiste. Oppure è rimasto incastrato chissà dove per chissà quale motivo. Insomma il punto è che non so proprio più niente di lui. Per cui, visto che affido la mia vita sessuale a Grindr, Gayromeo e simili incappo spesso in gente orrenda, fidanzati e coppie. Non in quest’ordine naturalmente. Se però la gente orrenda e i fidanzati riesco aschivarli con una certa semplicità, con le coppie ho dei seri problemi.
Ho già avuto modo di esprimere il mio punto di vista sulle coppie che se la fanno con un terzo in qualche post fa, quando si tratta di solo sesso, in qualche modo, riesco a soprassedere, perchè in fondo il sesso è anche una necessità. E’ l’appagare un desiderio, una voglia. E secondo me una voglia simile può assalire tranquillamente una coppia, anche di quelle molto rodate. E poi si tratta di perversioni il più delle volte. Per ciò che mi riguarda le coppie mi affascinano, perchè diviene indispensabile entrare in sintonia non con una, ma con due. E quando ci riesci la soddisfazione è tanta. Non solo mia, naturalmente. Fossero sempre queste le soddisfazioni, ma vabbè, comunque piatto ricco mi ci ficco. Bene, fatta questa premessa passiamo ai fatti.
Coppia #1 Siamo ricchi e abbiamo una Jacuzzi.
Ho conosciuto questa coppia su Gayromeo. Abbiamo chattato per qualche giorno. Naturalmente non con l’intento di fare sesso. Perchè fa sempre figo fare due chiacchiere per conoscerci, tanto poi dobbiamo solo scopare. No? Tra l’altro uno ha il profilo su romeo, l’altro su Gridr. Insomma organizzaterrimi. Anche se parlavamo davvero del più e del meno. Tanto che avevo già pensato che si trattatava di una di quelle conversazioni senza un domani. Mi sbagliavo. Qualche domenica fa mi arriva un messaggio. “Programmi per la serata?”. Io non avevo voglia devo ammetterlo. Tanto che ho provato persino a dribblare l’invito, e a rimandare. Ma il messaggio successivo mi ha colto di sorpresa “Siamo in tre questa sera, è passato a trovarci un amico. Guarda la foto allegata”. Ok, diciamo che mi aveva scombussolato questo dettaglio.
L’amico era bono. Da morire. Ma c’è stato un’ulteriore dettaglio che finalmente mi ha convinto. “Abbiamo una Jacuzzi pronta e calda che ci aspetta”. Ok. Arrivo. I tipi abitano in una zona molto vicina alla mia, per cui abordabile, ma molto infrattata naturalmente. Giusto perchè devo impazzire a guidare su strade a me sconosciute. Infatti ci ho messo un’attimo a orientarmi. Quando finalmente sono arrivato, il colpo d’occhio mi ha impressionato. Qualcosa come sei vilette a schiera arroccate su un colle. Non avevo ancora la percezione della magnificenza. Ma ne ho sentito l’odore, si. Per esempio dalla piscina in giardino. O dalla stanza cinema. O dal salotto con gufi in argento enormi quanto la mia cucina, e la cucina infine con il frigorifero grande come il mio appartamento. Ed infine, tra la cucina e il salottola Spa.
Si ho scritto Spa. Perchè vi sembra strano che qualcuno mette una Spa vicino la cucina? Dopo le solite chiacchiere di rito ci siamo subito immersi in questa enorme Jacuzzi multicolor. Ed abbiamo ammazzato il tempo con chiacchiere vaghe. Perchè quattro uomini gay in una Jacuzzi comunque adorano ammazzare il tempo parlando. Ovvio, no. E così ho scoperto che che la coppia era formata da un maestro (mi pare), e un architetto, molto più bono dal vivo che in foto, e il loro amico, cuoco. Adesso il mio primo pensiero è stato il seguente: questo cuoco io l’ho visto da Antonella Clerici. Ne sono certo. Ma non ho trovato evidenze a riguardo. Chiacchiare a parte, siamo passati subito all’azione. E che azione.
In un’attimo è stato un groviglio di corpi, di lingue e persino di ceppe. E poi il must della serata è stato fare sesso in acqua. E’ tutto molto meno doloroso, e molto naturale. Una cosa davvero da
provare, ve la consiglio. Nella mia testa ho pensato a quando diventerò famoso e mi chiederanno “Qual’è il posto più suggestivo dove hai fatto l’amore?”. Io avrò una risposta bomba. Chiaramente il bagno in Jacuzzi è durato abbastanza per disorientarmi spazio-tempo. E dopo una doccia per lavar via il cloro me ne sono tornato a casa. Sotto un diluvio devastante. Ma nei giorni successivi ho incassato il colpo. Per intenderci in un banalissimo scambio di messaggi il Maestro mi ha messo al corrente del fitto sottobosco di regolette che inficiavano i loro incontri.
“Noi non incontriamo due volte la stessa persona per non creare problemi sentimentali”. Non ho ben capito mi son detto. Soprattutto quali sarebbero i problemi sentimentali, e per chi? Naturalmente mi sono rammaricato solo ed esclusivamente per quel cuoco lì. Che poteva benissimo essere l’uomo della mia vita. Ma l’unico dettaglio che mi resta è il suo nome di battesimo. E ovviamente provate a googlare il suo nome con Antonella Clerici o La Prova del Cuoco. Il risultato è stato naturalmente insoddisfacente, Ovvio.
Coppia #2 Siamo ricchi, indecisi e noiosi.
Qualche sera fa, invece, in un’altra parte della città, raggiungo la coppia #2. Dopo circa venti giorni di noioserrimi scambi di messaggi su Gayromeo siamo arrivati a definire questo fottuto incontro. Arrivo in questo appartamento carino, dove vengo invitato subito a togliere le scarpe: “Questa è una casa senza scarpe. Metti le Crocs”. Ok, mi piace pure come cosa. Mi ricorda la Finlandia. Messe le ciabatte ai piedi vengo onorato con uno spritz e una canna. Ottimo, penso, così manco mi si drizza. Ma vabbè! Lo schema è pressochè identico, chiacchiere di rito, e quindi scopro immediatamente che uno lavora presso una nota casa di produzione cinematografica, mentre l’altro fa il parrucchiere. Insomma accoppiata vincente.
Inizia, in maniera incontrollata, una lunghissima e barbosissima conversazione, condotta dai due, su attori e attrici (uno parla su quanto siano bravi, l’altro su quanto abbiano i capelli sfibrati e distrutti), alcune loro situazioni imbarazzanti, su quanto sia difficile trovare il fumo oggigiorno e di quanto era semplice negli anni ’90, su quanto si divertano insieme e su quanto seriamente stressante sia il traffico di Roma, su quanto sia complicato arredare una casa, su quanti loro amici si autoinviteranno da loro per l’Europride, eccetera eccetera. Quando ha un tratto, al limite dell’abiocco, il parrucchiere rompe questo interessantissimo dibattito con la prima affermazione intelligente della serata: “Forse non te ne frega un cazzo di quello che stiamo dicendo!”.
Mamma mia, mica ti facevo così perspicace. Decido di fumare una sigaretta e ci trasferiamo sul balcone, e anche lì bla bla bla bla bla. Quando dopo quasi due ore di inutili conversazioni decido che o tento il suicidio inalando il gas dall’accendino oppure fuggo a gambe levate. Ma Annabelle Bronstein sarà anche ingenua, ma non è di certo cretina, per cui decido di lasciarli con un’uscita ad effetto, delle mie: “Perdonatemi, ma vado via, forse è meglio. Anche se proprio non capisco cosa mi abbiate fatto venire a fare? Forse vi bastate così, o forse non dovevamo fumare. Vabbè, addio”. Con un tono ingravescente al limite dell’urlo. Raggiungo di corsa l’ascensore e quando le porte si aprono nello specchio ci sono io, distrutto e prossimo a una crisi isterica, con le fottute Crocs ai piedi.
Che il cielo mi fulmini, e adesso? Non posso mica lasciargli le mie Converse? Con molto poco tatto mi attacco al campanello, mi aprono lascio le ciabatte quasi a lanciargliele e mi riprendo le mie scarpe. Si, lo ammetto mi sono sentito davvero Carrie Bradshaw. Senza dire una parola, ma con un bel vaffanculo per loro due in mente. Conclusione: le coppie gay hanno sicuramente dei problemi. O forse no. Forse è complicato gestirsi in coppia, e l’impegno è sicuramente maggiore. Non voglio essere bacchettone, perchè non lo sono, ma possono essere questi gli esempi che dobbiamo avere davanti delle coppie gay? Non del tutto. Eppure, statisticamente, in molti prediligono il sesso a tre (ed oltre).
Io a questo punto sono sempre più convinto di quello che non voglio, e sicuro che quel Principe di cui sopra deve avere sicuramente tanto da fare al momento. Ma ve ne parlerò in un’altro post. Preferisco lasciarvi tirare le vostre conclusioni, le mie sono decisamente amare e poco eleganti. Per lo meno, e anche grazie al cielo, ci sono coppie affiatate, e ben collaudate che mi danno la speranza. Che quella poi è sempre l’ultima a morire. Finchè…

Le gioie del sesso.

Dopo diversi giorni di assoluto vuoto mentale oggi, mi sono svegliato determinato. A fare sesso. Lo so. L’ultimo weekend è stato un pò pesantuccio. Un Tatto-Hearted Boy latitante. Troppo da farmi capire che nuncènè. Ma forse ha ragione Ruby Rue. Ieri un incontro devastante con la Polpetta. Non chè mi abbia fatto chissàcosa, visto che sinceramente è oramai fuori dalla mia testa. Ma vedermelo a meno di un metro mi fa sempre un certo effetto. E la carne oltre che tanta è debole. Comunque. Giorno dopo giorno sto seriamente pensando che forse io non sono fatto per avere una storia. Probabilmente da piccolo qualcuno mi ha lanciato un maleficio urlando che non avrei mai avuto uno storia. Insomma, ci può essere una forte probabilità. Ma la testa a volte va troppo in là. E la mia anche troppo direi. Così oggi mi sono svegliato con un nuovo guizzo. Una nuova idea. E l’idea era fregarmene. Era sorridere. E passeggiare, con delle movenze pop. E soprattutto piantarla di rimorchiare usando il mio alter-ego. E’ tutto inutile. Anche se vorrei capire come dovrei mai rimorchiare. Ma. Comunque uscito alle 13 sono andato prima in posta, poi in banca. In banca ho fatto anche abbastanza subito. Il cassiere, un toro allucinante faceva anche il simpatico. Anche troppo. Ma era bonissimo per cui ci stava bene. Io ho preso la ricevuta e sono uscito. Ho messo nelle orecchie Britney e sono ripartito vittorioso verso casa. Me la cantavo, e me la ballavo tra me e me, ma avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo. E infatti non solo mi stavano seguendo, ma urlavano anche a granvoce il mio nome. Ohsantocielo. Penso tra me e Britney. Davanti a me il torissimo di prima della banca con un mega sorriso e un foglio in mano. E lui esordisce quasi a sorpresa: “Scusa ma hai lasciato questo foglio in banca, suppongo che ti serva per l’università?”. E io, annuisco, e dico scema, “Si, grazie mille. E scusa il disturbo, sai di essere arrivato fino qui!”. Lui sorride. Mi porge il foglio e mi guarda, poi mi ferma interrogativo con gli occhi, e mi chiede: “Te la posso chiedere una cosa personale?”. E io lì che mi faccio rosso in 4 secondi netti. Ovviamente so già quale domanda mi sta per fare. Ovviamente intuisco che sicuramente vuole sapere se sono gay oppure no. Mi sfugge però il motivo. A CHE PRO??? Lo lascio fare. “Ma…Sei per caso gay?”. Bingo. Dal pubblico un’ovazione. Standing-ovation. Sorrisi e il pannello luminoso applausi che lampeggia. A me viene da ridere. Ma non capisco dove vuole andare a parere il bancario. Io sorrido, e dico semplicemente, purparlè: “Si, anche se credimi non capisco a cosa possa interessarti…cosè cè uno sconto per i gay se apro un conto da voi?”. Lui sorride. Ho adorato questa mia battuta, ci tenevo a farlo sapere. Sorride, fa spallucce e dice: “No…e che sei molto carino!”. Vabbè. Sono senza parole. Dall’imbarazzo quasi crollo. Non so che dire. Sò solo colorarmi di Fuxia. Laddove Fuxia è una drag del Mucca. Lui mi sorride, e approccia una proposta: “Senti ma oggi sei libero, ti va un caffè, qui cè scritto che abiti nei paraggi…”. Evviva la legge 675/96 sulla privacy. Evviva la discrezione. Evviva il caro e vecchio corteggiamento. Ma sarà il caldo, e le voglie inappagate che da giorni “menano” la mia testa, e non solo tantè che la me mangiatrice di uomini risponde, e senza mezzi termini dice, “Si. Bè visto che sai dove abito raggiungimi e il caffè te lo faccio io”. Laddove caffè sta per ben altro. Detto fatto. Qualche ora più tardi suonano al citofono. Altro che privacy, il bancario si è segnato tutto. Pure il cognome. Tipo sveglio. E io adoro i tipi svegli e più stolker di me. Il tempo necessario per raggiungere casa dal portone e davanti a me cè qualcosa che non quadra. C’era il bancario, si ok…e un’altro tizio. Altrettanto carino. Ma chi cazzo è, penso. Li guardo interrogativi, senza parole. Lui prende coraggio e spiega: “Lui è un mio collega, ETERO, che bè…è un pò curioso su come avvengono certe cose”. IO NON HO PAROLE. Per la prima volta nella mia vita ho beccato uno più pazzo e più maiale di me e Miss Piggy dei Muppet. Ah bè. Io li faccio entrare e accomodare entrambi e preparo il caffè. Mentre il bancario e il suo amichetto curioso sono sorpresi dalla mia nonchalance con cui accetto l’offerta del sex-pack pomeridiano, io divento la casalinga disperata numero uno. Tazzina, piattino cucchiaino in argento, biscotti. Sono una damina di casa. Poi dopo infinite, inutili chiacchiere passo al succo di frutta e gin. Archiviata l’idea di aprire un mutuo a tasso fisso con un notevole sconto per l’acquisto di una casa a Roma, decido che è ora di prendere la situazione in mano. Il bancario continua a ripetermi “Quindi?”, come se avesse paura a passare ai fatti. Io gelo la cucina con un semplice concetto. Mi siedo, accendo una sigaretta e dico senza mezza termini: “Perdonami, ma tu mi hai rincorso fino a fuori dalla banca, per dirmi che ero carino. Poi sei venuto qua a prenderti un caffè e ti sei portato l’etero curioso perchè volevi scoparmi assieme a lui, ed ora tergiversi aspettando che io faccia la prima mossa e vi sbottoni i pantaloni? E prima non ci hai pensato che era comunque una figura di merda???” Colpito e affondato. Adesso entrambi mi guardano come se fossero Britney appena rientrata da un concerto. Io finisco la mia sigaretta e comincio a spogliarmi rimanendo in mutande. Poi mi giro e salgo al piano superiore del mio monolocale, invitando i due a raggiungermi. E così fanno. Di lì a poco il pomeriggio prende una piega inaspettata. Del gran sesso con numeri acrobatici e movenze decisamente trip-pop sconvolgono le mie quattro mura e quelle dei vicini. Ma scendere nei particolari sarebbe solo fuori luogo. In definitiva il mio pensiero su tutta questa faccenda, è stato quello di aprire seriamente un conto in banca. Visto che alle poste, dove giace il mio conto, la maggior parte dei cassieri sono donne.

sessosenzAMOREsenzasesso???

Questa mattina sono tornato a casa con una strana, esuberante, voglia di fare all’amore. Ok. Diciamo, sesso. E’ più coerente. Per questo dopo essere rientrato dopo una faticosa notte di lavoro,(e no, non batto sulla Togliatti); ho acceso il mio pc. Adesso. Le cose sono due. Non bisogna tirarsela troppo, nè tanto meno pretendere troppo. Il tempo è poco, e la voglia è tanta. Così, mi sono perso nel mondo delle relazioni pericolose, e in meno di mezz’ora ho organizzato un mega incontro, con ben due stalloni romani. Sui quaranta. Dicono loro, in realtà secondo me ne hanno almeno cinque o sei di più. Ma oramai la mattinata è porca, per cui mi butto a capofitto in questo menagé mattutino. Prima di essere Annabelle Brostein, e dopo essere Joey Potter, credo di essere la reincarnazione di Cicciolina. E sesso fu. Un gran sesso. Del sesso porco. Del sesso sgrunt. Del sesso che quando lo fai, pensi: “Ammazza che gran sesso!”. Del sesso talmente grandioso, che pensi che magari ci mancano solo la panna con le fragole. Del sesso che mentre lo facevo e mi sbirciavo dallo specchio del bagno, pensavo SMS, SE MAMMA SAPESSE…!!! Del sesso talmente top, che ho cominciato a pensare e a mettere in paragone tutti i miei momenti Top che in me si è insinuato un pensiero. Ovvero stilare una top5 dei migliori momenti di sesso avuti. Ovvero, al quinto posto il Prof., che all’inizio non mi entusiasmava, ma poi ha cominciato a capire come prendermi. Lui poco più che trentenne. Al quarto posto il Sindacalista. Un uomo del nord, che ha saputo intrigarmi tanto a cena con i suoi discorsi, prima, quanto a letto, dopo. Mi ha letteralmente mangiato. Trentacinque. Al terzo posto posto Limone. Lo studente fuoricorso. Di trentasetteanni. Però ragazzi, che uomo. Prima abbiamo trombato e poi ci siamo abbuffati di kebab. E chi meglio di lui. Al secondo posto il mio EX. Aprirò a breve il capito sugli Ex. Lui ci stava dentro tutto. In tutti i sensi. 😉 Trentacinquenne. E poi vabbè al primo ci metto la Polpetta. Per ovvie ragioni. Di cuore. Di Polpette ce ne sono, ma solo la mia ci ha saputo fare davvero. Anche se la strombazzata odierna potrebbe tranquillamente arrivare alla seconda posizione e far scendere tutti giù di una. Insomma. Ma comè che nel sesso le cose funzionano al contrario? Comè possibile che due “quarantenni” spingono molto di più di tutta sta gioventù? La cosa non mi quadra molto. E tutt’ora sono stranito all’idea di aver fatto del gran sesso con due che hanno tipo dieci anni meno di mia madre. La cosa un pò mi da fastidio. Andiamo, uno giovane, carino, intelligente, con della verve signori, come me, si deve accontentare di sesso con dei più che quarantenni? Certo è che sarebbe bello avere uno come la Polpetta e tutta la fantasia di uno dei due di stamattina. Eppure non mi torna ancora. Cosè adesso dobbiamo accontentarci di fare sesso, con il primo quarantenne che ci capita sotto mano solo perchè dobbiamo giustificare una loro presunta maestria ed esperienza nell’atto in quanto tale? No. Non capisco. Decido ancora di prendere in esame il motivo secondo il quale le mie relazioni passate sono finite. Il motivo non era di certo il sesso. Anzi. I motivi sono sempre stati riconducibili a problemi di comunicazione, problemi nell’incasellare le diverse aspettative, e necessità. Adoro la parola incasellare. Fosse per me incasellerei qualsiasi cosa. Comunque. Il problema non è stato mai un problema solo ed esclusivamente sessuale. MMmmm. Non lo so. Più mi addentro in questi pensieri, e più mi rendo conto che magari, chi più, chi meno, tutti siamo capaci a fare del sesso se non eccellente, per lo meno interessante. Invece in pochi riusciamo a portare avanti delle relazioni che vadano a rendere soddisfacente solo ed esclusivamente la nostra materia grigia. Insomma, per fare del sesso siamo anche disposti a farlo con dei non più giovani, trovando anche la scusa che l’esperienza paga sempre, quando però si deve mettere in discussione qualcosa di più personale come il cuore, o NOI STESSI, bè nessuno vuole scendere a compromessi. Nessuno vuole chiudere un occhio. No giammai. Sperando che si scriva così. No assolutamente no. Siamo tutti rigidi con i pensieri che il nostro cervello ci suggerisce siano essere modelli corretti, e quindi ai quali tendere. Io, quest’oggi ho deciso che distinguerò il sesso dal quel Vero Amore che noi tutti vogliamo, e necessitiamo di dire a noi stessi che quello che uno fa per appagare l’organo sessuale, non deve assolutamente confendersi con quello di cui noi abbiamo bisogno come ESSERI UMANI. Però oltre a lavorarci su, io non mi dimentico, che Louise, di Saint Louise, da New York è tornata a Saint Louise dal suo ex. E forse noi siamo tutti sempre un pò troppo ancorati a quello che è stato il nostro passato. Ovvio penserà qualcuno. Perchè sbagliando si impara. E allora? Allora siamo da capo a dodici, ovvero il cane che si morde la coda. Mmmm, io penso che se magari ci si vedesse tutti un pò dentro e riuscissimo ad essere anche un pò più sinceri con noi stessi, saremmo tutti d’accordo che fare sesso ci piace. A tutti. E farlo con uno che poi magari ti porta a cena, viene con te a fare compere, viene con te al cinema, ti dice che va tutto bene anche se non è vero e sorride, che ti compra i cioccolatini anche se sai e SA che non li puoi mangiare perchè se no ingrassi, ma li mangi lo stesso. Perchè te li ha dati lui. E lui è importante. E tu sei importante per lui. Basta, è così. Punto.