Buon compleanno Blog!

Il primo post su questo blog risale esattamente a cinque anni fa. Ne sono seguiti 197. Post in cui ho deciso di raccontare in prima persona il bello e il brutto di essere gay. Cinque anni fa non avrei naturalmente mai immaginato che questo blog potesse diventare in primis una valvola di sfogo per me, nel senso più terapeutico del termine, ma anche per tanti che lo hanno letto nel tempo. E che mi hanno scritto. Ho ricevuto una valanga di mail, mi avete fatto complimenti, condiviso i vostri problemi e anche insultato. Sono certo che nessuno ci abbia mai provato. Poco importa. In qualche modo c’è stata un’evoluzione, e anche  io sono cambiato. Molto. Ma forse la società, quella ancora non cambia. Per questo per celebrare il compleanno numero 5, ho scelto di mettere questo video. E di non aggiungere altro, perchè in fondo forse le parole non bastano più. Ci vogliono i fatti.

Auguri blog.

#happyfuckingbirthdayannabellebronstein

Devo ammettere che allo stato attuale delle cose persino la mia lista della spesa è più interessante di questo blog. E io di solito non spendo mai più di quindici euro. Ma a parte questo, è ora di celebrare, festeggiare1 Giubilo in tutto il regno! Si perché oggi è il mio compleanno. Si. O meglio. Non il mio, ma di Annabelle Bronstein. Si. Quella fottuta sgualdrinaccia che alberga in queste pagine virtuali. E che però devo ammettere, mio malgrado, si sta spegnendo. Eh si. Per me è come in arresto cardiocircolatorio, e c’è un medico bonissimo che la sta rianimando.
Ma non è semplice. Io ancora ci riesco. Ma per regalarvi un post per lo meno dignitoso, ho dato una smossa a quella emerita stronza. Era lì, agonizzante, da almeno due settimane, un po’ per la cagionevole salute, un po’ per gli eventi atmosferici che hanno sconvolto la capitale, questa sera (poche ore fa), ho dato uno scossone sorprendendo anche me stesso, a dire il vero, e ho ceduto ad un primo appuntamento. Eh si. E mai errore fu più grande. Parliamo ovviamente di un ominide sui trent’anni che forse da due mesi mi manda messaggi a scatafascio su bear.
Al termine di questo post ricordatemi di cancellarmi da bear. Comunque, in due mesi di assidua corrispondenza, devo ammettere che è stato anche simpatico. Abbiamo parlato un po’ di tutto, per quanto una chat gay possa permettere. Ma è noto che il lupo perde il pelo ma non il vizio. E io do sempre molto credito a queste persone, nonostante ci sia sempre una fotografia poco chiara a rappresentarle. Anche in questo, ovviamente dalla foto non si capiva una beneamata ceppa. Ma io ho continuato, e siamo arrivati al fatidico punto.
Ovvero: ci vediamo? E questa sera, dopo una settimana di pressioni, ho deciso di andare, in autobus, subito dopo cena a casa di questo simpatico ometto. Che ho or ora deciso di chiamare con il soprannome OrsettoMaverick. Lasciate stare perché. Arrivo in una sorta di residence/hotel a 5 stelle. Mi apre un tizio, augurandomi una buona serata e chiedendomi se fossi io Annabelle. Certo, mi sento rispondere, e mi fa strada verso l’entrata. Un posto iper cool e figherrimo con divani bianchi e viola e puff neri sulla destra, e un’enorme reception sulla sinistra.
Il tizio mi fa accomodare e dice “Il signor OrsettoMaverick sta per arrivare. Posso allietare la sua attesa con una rivista o una bevanda calda?”. Ma dove sono? Su un volo Ryan Air, penso. Rifiuto la rivista e accetto una cioccolata calda. Che poi a me mi mette una sciolta che levatevi (cit. #AskFabryJ). L’orsetto ci ha messo anche un po’ troppo per i miei gusti, insomma chi ti credi di essere una delle Lollipop? Io mi sono finito un’ottima cioccolata calda, accompagnata da ottimi biscottini. Tutta roba fresca. Naturalmente.
Dopo tipo un quarto d’ora un labrador bellissimo entra dal portone e va a fare le feste al tizio carinissimo della cioccolata calda. Ho sempre sognato un fidanzato con un labrador così bello. E un maggiordomo che ti fa la cioccolata calda mentre lo aspetti. In una notte invernale con la neve fuori. Insomma è tutto perfetto. Fino a quando dal portone arriva una sorta di Yeti, alto un metro e una mezza banana, brutto da farti venire l’orticaria al solo sguardo. E delle guance. Ma delle guance. Enormi da farmi quasi svenire.
Con molta vaghezza (io stimo queste persone), si presenta e si scusa dell’attesa. Ma il suo cazzo di cane doveva pisciare. Cane che nel frattempo fraternizza con le mie scarpe, i miei jeans e il mio giubbino. Leccandoli per bene. E poi mi è letteralmente saltato addosso. Mi invita ad entrare dentro casa, ed arrivo in questa che più che una cosa sembra una vera e proprio stanza di un albergo. “Non ti sedere sul letto, c’è la coperta del cane”, esordisce e mi fa accomodare su una sedia. Comincia una noiosissima conversazione.
Che evito accuratamente di riportarvi. Che fai… Bla, bla, bla… Io i locali gay non li frequento, bla, bla, bla… E chiude il cane sul terrazzo. Porello però con sto freddo, penso. Dopo tipo venti minuti io sono lì lì di suicidarmi facendomi divorare dal cane, ma lui decide di farlo entrare. E il cane comincia a leccarmi, in mezzo le gambe. Penso che davvero queste robe succedano solo a me. Perché prima di tutto una persona sana di mente si sarebbe sicuramente fatto mandare una foto. E poi il clou. Acquietato il cane che finalmente mi ignora, lui dice “Posso farti una domanda indiscreta?)”.
No. Vorrei urlargli e correre via. “Ma le foto che hai messo sul profilo sono le tue?”. Ecco qua. Ci siamo. L’OrsettoMaverick  non ha capito chi ha di fronte. Io comincio a fare la pazza. Ma la pazza davvero: “Scusa, e perché non sarebbero le mie? Piuttosto come fai a domandarmi una cosa del genere tu che non mi hai mandato neanche un pixel di come sei fatto?Quelle che hai visto mi sembrano che sono uguali a come sono. Anzi sono pure dimagrito”. Tutto con un noto molto irruento.
Lui sorpreso mi guarda e mi dice, “Non dovevi mica prenderla, adesso non si può neanche parlare. Aahauhauhuahuah. Piuttosto guarda il bagno, c’è anche l’idromassaggio!”. Bene. Tipo che non ci vedo più dai nervi. Mi alzo, di scatto, Prendo il giubbino e lo guardo. “Senti scusa. Invece di dire a me, guardati tu. Hai messo quello foto che di te non mostra nulla e mi fai arrivare fino qui, e scopro che sei tutta un’altra persona? Scusa ma forse è il caso che io vada. Ciao”. E lui senza neanche darmi il tempo di fare un’uscita scenica (ma non lo vede Beautiful?), dice:
“Essu. Ma che pensavi che avremmo parlato, dai vieni qua, succhiamelo!”. Ma dove sono finito? Senza rispondere mi giro ed esco. Il suo maledetto labrador prende la rincorsa e mi salta addosso. In faccia. Mi colpisce in pieno ed io cado a terra. L’OrsettoMaverick si sbellica dalle risate. Ma che cazzarola ci sarebbe da ridere. Mi rialzo scanso il fottuto quadrupede e fuggo. Non dimentico di salutare l’efficiente maggiordomo. Secondo siamo diventati già intimi e io potrei comunque tornare a trovarlo. Perché no? Sento già di stargli simpatico. Insomma quando c’è feeling uno lo percepisce subito, non vi sembra? Comunque.
Mentre torno a casa rifletto e mi chiedo se è possibile che queste cose possano accadere solo ed esclusivamente a me. Mi accendo una sigaretta e mi rendo conto che il cielo è già pieno di nuvole e il freddo mi taglia la faccia. Realizzo di colpo che il 10 febbraio Annabelle Bronstein festeggia il suo terzo anno di vita, e mi viene da sorridere. Insomma, imbrattato dalla testa ai piedi dalla bava di un cane, e il suo padrone brutto da far morire di noia Lindsay Lohan in un sexy shop, realizzo che l’unico modo per festeggiarla in meglio è postare questa serata disastrosa.
E convincermi: le persone non cambiano mai. E anche io, o Annabelle, se volete, sono la stessa persona. Forse gli intenti, quelli, si. In qualche modo si sono evoluti. Ed io ho ritrovato, finalmente la voglia di scrivere un pochetto di più. Anche se non dovete mica disperare, gli errori ci saranno sempre. Quelli fanno parte di me. Ma prima o poi mi faranno capire ancora di più. Senza perseverare, o almeno, ci conto.
Grazie per tutti quelli che mi hanno già fatto una marea di auguri! Annabelle, ringrazia!
#happyfuckingbirthdayannabellebronstein

28! E non sono mica cm.


Il dramma dei ventotto. Avere ventotto anni e non sentirseli. Parole, dettagli, che a cavallo del cambio di età mi assalgono e mi devastano. Insomma a chi non è già successo alzi la mano. Ma a sentire quelli che mi stanno intorno, che di solito hanno un’età media molto più alta questo non dovrebbe essere un problema. No, infatti e perché dovrebbe. D’altro canto ho appena ventotto anni. Ventotto. A diciotto, la mia vita è cominciata, per tutto quello che significa, a ventotto di certo non finisce, faccio le corna, sicuramente ho tanto altro da fare, e dire, ma perché io mi sento un fallito comunque? Quando cominci a crescere, e inizi a vivere in maniera autonoma, magari lontano dalla famiglia ti rendi conto che la vita è fatta di altro, e che inizi ad avere bisogno finalmente di una figura affianco.

Ecco. E’ questo il punto, perché io la necessità di avere una persona affianco la sento, e anche da diverso tempo, ma sono arrivato al punto che accanirsi nei confronti di questa necessità diviene inutile. Fuori luogo. Certo è che il mio atteggiamento, molto libertino se me lo permettete, sicuramente non aiuta. Non che io lo sbandieri a chiunque incontro, però devo ammettere che sinceramente parlando forse sono io stesso a non riuscire ad andare oltre una scopata. Perché se uno si incontra e scopa salta, inevitabilmente, tutti quegli step obbligati quando si incontra qualcuno. Ma poi, qualcuno lo abbiamo mai incontrato? MMmmm. Quanti di voi hanno incontrato colui che poi è diventato il vostro ragazzo? Che so. In libreria. Al bar. In palestra. Oppure all’università, al lavoro.

Si inizia con gli sguardi. Un saluto. Una parola. Per poi passare alle chiacchiere vaghe. Ai sorrisi. E infine il vero e proprio primo appuntamento. Quando mai qualcuno di voi ha vissuto una cosa del genere? Cioè se vi è successo scrivetemelo perché io non ci credo che esistano coppie che si conoscono ancora in questo modo. Sarò strano io. E non ci piove. Ma si può arrivare alla conclusione che non esiste una metà solo per me là fuori. E so che state pensando: più ci pensi e più tarda ad arrivare. Ma si può vivere con l’assoluta certezza che non debba farmene un problema, quando invece a mio avviso questo è un serio problema. Riflettiamo: se non lo trovo ora, che sono ancora giovane (permettetemelo) cosa accadrà tra una decina di anni?

Ma non è tutto. Perchè quando una volta entravo in un locale, o in un qualsiasi luogo di aggregazione gaio le persone si giravano. E non perché facevo necessariamente una pessima figura delle mie. Ma perché le persone ti guardavano perché erano interessate. Adesso no. Adesso se vai in un locale stanno tutti con gli occhi sul melafono a controllare Grindr. Come se parlare attraverso un’ applicazione fosse più stimolante che parlare faccia a faccia davanti a una bibita. Cose dell’altro mondo. Ma un’ultima riflessione mi sconvolge. Forse. E sottolineo forse. Non è che desideriamo troppo? Ma, in altro modo, sarebbe corretto accontentarsi? Voglio dire, è corretto passare sopra a quelli che sono i punti cardine d’interesse in una persona per non rimanere soli?

E’ giusto accontentarsi? E’ giusto passare oltre su una cosa così intima e personale. Andiamo dobbiamo sacrificarci in tutto nella nostra vita, dobbiamo farlo anche in questo? Io non voglio. Io so che cosa vuol dire in qualche modo innamorarsi. Sentire quella strana sensazione nello stomaco. E voglio riviverla. Ma in cos’altro sbaglierò non me lo spiego. Eppure molti, molti mostri si incontrano e girano liberi di sbandierarci il loro amore in faccia come se niente fosse. Ecco allora che forse diviene indispensabile accontentarsi. E’ probabile. Ma è probabile anche il contrario. Ovvero che aspetterò fino a quando avrò la voglia di aspettarlo. Mi sembra più che giusto. Voi cosa fareste al posto mio? Ve la dareste una chance? Intanto, proprio ora, io compio 28 anni.

Buon fottuto compleanno a me!

Tutto quello che so di me, è ciò che non voglio essere. Tutto il resto, lo scopro poco a poco e lo condivido con chi mi pare. Su queste pagine, virtuali, di cose ne ho condivise. Inizialmente creare Annabelle Bronstein mi aveva aiutato a rendermi conto che forse non ero così pazzo, e che forse anche altre persone avevano avuto le mie stesse esperienze. Poi, man mano che il tempo passa ti accorgi inesorabilmente, che forse, quel mondo scintillante e pieno di glitter di cui vuoi far parte in realtà è una sola. Lo scintillio dura poco, e che soprattutto poco ci devi fare. Io ho sempre pensato che a me non sarebbe potuto accadere. Quando poi invece è successo per davvero. Be, sbam. Prendi e porta a casa. In silenzio. Perché il silenzio ridà dignità alle cose.

Credo che una piccola evoluzione in due anni l’ho avuta. La mission di questo blog era ridere su le cose che mi capitavano, sugli amici, sui modi di dire e di essere. Insomma prendere la pillola amara con un sorrisetto ironico. Perché l’ironia aiuta. Nel tempo, i miei post, sono diminuiti perché la vita, nonostante uno voglia essere positivo, ti mette davanti anche cose su cui viene difficile fare ironia. Io mi dico sempre che le situazioni sono sempre le stesse, ma che siamo noi a cambiare. Siamo noi che facciamo tesoro del passato e le viviamo in maniera differente. Ogni cosa che ci accade ci segna, e ci cambia. Inesorabilmente.

Le mie necessità sono cambiate. Sono diverse rispetto a quelle che avevo due anni fa. Adesso ho ben chiaro quali sono le cose di cui ho bisogno, e devo ammettere che, nonostante ne abbia passate tante, e sia dovuto passare sopra a tante cose, sono ancora qui. E non ho affatto intenzione di andarmene. E proprio per questo volevo dire a tutti voi che mi seguite, pochi ma buoni, che ho deciso di aprire a questo blog anche post meno pop di quelli che avevo previsto. Annabelle sarebbe dovuta essere sempre allegra, e sempre divertente, perché lei è la parte più irriverente, ciaciona, caciarone e stupidella di me. Ma se sei Annabelle puoi dire tutto.

Il tempo passa, e volendo o meno, maturiamo. Le rughe, l’età, le nuove e diverse responsabilità ci formano. Ci sorprendono. Siamo migliori? Con tutto il bello e il brutto di noi stessi, diventiamo sempre più consapevoli. E io credo di avere raggiunto una certa consapevolezza. Per questo anche Annabelle, come me, deve per forza evolvere. Che sia chiaro, le movenze pop, i post sgrammaticati, i drammi, i valalalasss, i ragazzi carini e quelle cialtrone delle mie amiche ci saranno sempre. Solo con più consapevolezza. Se pensate di aver letto tutto, siete fuori strada. Non avete idea di quello che vi aspetta. E forse neanche io.

E comunque, tanti fottutissimi auguri di compleanno a me!

Seguimi: faccialibro, twitter, youtube, tumblr.

Buon fottuto compleanno a me!!!

Questo è un giorno speciale. Un giorno importante. E’ il giorno in cui scrivo il post numero 100. Ma è anche e soprattutto il giorno in cui festeggio con voi il primo compleanno di questo blog. Per me un grande punto di partenza, più stimolante, dannatamente pop e cool che mai. Se ripenso ai miei primi post mi viene quasi da ridere. Era sgrammaticato e molto disordinato. Col tempo però si cresce. E sono cresciute le amicizie, gli amori e anche il sesso. E sono cresciuto anche io. E tanto. Onde evitare di diventare sdolcinata e sonnecchiosa come al solito io ringrazio tutti quelli che con passione leggono questo mio delirio, ed oggi, per rendervi le cose più semplici ho deciso di regalare ad Annabelle un indirizzo più comodo per tutti voi. D’ora in poi basterà scrivere www.ilpisellodoroso.com e sarete direttamente a casa mia.

Devo assolutamente ringraziare quelli che con me arricchiscono di perle questo spazio, ovvero Guy, La Du Barry, Ga, Tata, Ciù Ciù, Sushi e la Burina… Ma anche e non solo tutti quei ragazzi carini che ci fanno muovere a suon di movenze e ci fanno battere il cuore. Sembrerò ripetitivo, ma quando si deve c’è bisogno di dar merito a chi se lo merita. E i miei amici, fidatevi, se lo meritano e anche tanto. Adesso però basta. Basta con tutti sti zuccheri, ci sono ben tre motivi per farsi rode le natiche. Fuori piove, mancano 4 giorni a San Valentino ed io sono già un anno più vecchia. Però fatemelo ammettere, più dannatamente pop che mai!!!

A questo, e altri compleanni insieme, più che vostra AB

N.b. Ora scappo, devo andarmi a ubriacare con gli amici, si, devo assolutamente!!!

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7000 caffè, l’Alpheus e diverse trascese condizioni dell’essere.

Lunedì 4 maggio 2009

Già verso la fine del XVI secolo i botanici iniziarono ad analizzare le proprietà della bevanda. Dopo Rauwolf, nel 1713 il botanico francese Antoine de Jusseieu realizzò una delle più significative pubblicazioni scientifiche sulla anatomia del caffè. A coloro ai quali l’uso del caffè provoca troppo eccitamento – può provocare in soggetti predisposti episodi di tachicardia sinusale, quindi cardiopalmo, oppure insonnia – viene consigliato di astenersene o di usarlo con moderazione; l’effetto potrebbe anche essere corretto mescolandovi un po’ di cicoria oppure orzo tostato. L’uso costante potrebbe neutralizzare gli effetti negativi del caffè su molte persone, ma potrebbe anche nuocere, essendovi dei temperamenti tanto eccitabili da non essere correggibili. Pellegrino Artusi sosteneva che l’uso del caffè dovesse essere proibito ai più giovani.
Secondo una diceria ottocentesca, il caffè eserciterebbe un’azione meno eccitante nei luoghi umidi e paludosi e si riteneva che questa fosse la ragione per cui i paesi in cui se ne fa maggior consumo in Europa sono il Belgio e l’Olanda. In Medio Oriente, ove si usa di ridurlo in polvere finissima e farlo all’antica per berlo ancora torbido, il bricco, nelle case private, è sempre sul fuoco.
Secondo il medico Paolo Mantegazza, patologo ed igienista, il caffè – contrariamente a quello che comunemente si pensa – non favorisce in alcun modo la digestione; tuttavia può essere fatta una distinzione: il criterio può essere riferito a coloro ai quali il caffè non provoca eccitazione particolare, mentre per coloro sensibili alla bevanda, può portare la sua azione anche sul nervo pneumogastrico; ed è un dato di fatto innegabile che possano digerire meglio (e l’uso invalso di prendere una tazza di buon caffè dopo un lauto pranzo ne è una testimonianza, neppure troppo indiretta).
Preso alla mattina a digiuno pare che il caffè sbarazzi lo stomaco dai residui di una imperfetta digestione e lo predisponga ad una colazione più appetitosa; va precisato ad ogni modo che una tazzina di caffè, cioè 10 cL di caffè, e un cucchiaino di zucchero, apportano all’organismo solo 45 calorie in totale, contro le 400 indicativamente raccomandate dai dietologi per una colazione bilanciata, una che cioè fornisca il 29% delle calorie consumate nelle 24 ore successive: è fortemente sbagliato, pertanto, sostituire la colazione con una semplice tazzina di caffè, aggiungendo a ciò che, contrariamente al pensiero comune, trascurare la colazione espone gravemente all’obesità gli individui predisposti ad ingrassare. Resta inoltre valida la raccomandazione della Food and Drug Adminstration di “evitare se possibile i cibi, le bevande e i medicinali che contengono caffeina, o comunque consumarli solo raramente”. Molti ricercatori sconsigliano il caffè decaffeinato, cioè quello contenente meno del 0,1% di caffeina, rimarcando l’uso di solvente tossico per eliminare la caffeina, del quale rimarrebbero tracce, che tuttavia per legge dovrebbero non essere sopra una soglia minima, comunque considerata dai medesimi detrattori troppo alta (es. etilmetilchetone: 20 mg/kg; se subisce reazioni di condensazione, forma dei veleni). In realtà molte aziende utilizzano dei metodi di produzione del decaffeinato che non necessitano di alcun solvente realmente tossico, e che quindi si possono considerare sicuri.
Prima di mettersi in viaggio il caffè non è consigliato, se non dopo aver mangiato. Infatti è uno stimolante e facilita l’attenzione, ma favorisce anche un’ipersecrezione gastrica fastidiosa, soprattutto a stomaco vuoto.
Il caffè mescolato al latte bollente (il famoso cappuccino) ha la proprietà di bloccare l’appetito ed è comunemente pensato essere un sostitutivo del pranzo anche se impropriamente. Questo perché, con la temperatura, l’acido tannico del caffè si combina con la caseina del latte, dando luogo al tannato di caseina, composto difficile da digerire.
(tratto da Wikipedia.)

Sabato ore 15.
Caffè ingeriti: 12
Farmaci ingeriti: 2 bustine di Aulin.
Segni e sintomi: diarrea persistente, mal di testa, nausea.
Appena a casa, distrutto, ovviamente ancora dalla serata di ieri e la dura mattinata a lavoro, decido di prendere anche un’aspirina effervescente. E di andare direttamente a letto. E così ho fatto.

Sabato ore 20.30.
Torno alla vita. Sinceramente non ho la più pallida idea di chi io possa essere. Non mi interessa neanche un pò comunque. Decido che ho bisogno di carboidrati. Di sugo al ragù. E così faccio. Spaghetti. Forse un quintale. E mi abbuffo, volutamente. In maniera quasi indigesta. Studio il mio look per la serata, ed esco destinazione Coming Out. Il mio obiettivo era quello di incontrare la Polpetta. Ma ovviamente. Neanche l’ombra. Il mio obiettivo numero due era quello di incontrare l’orcomaleFICO, ma ovviemente era troppo presto. L’orco appare sempre a tarda sera. Dopo aver sculettato per quasi due ore con Guy, la Du Barry, Passivia e The Architect, abbiamo deciso la nostra serata:ALPHEUS. Volevamo dimenarci sul dancefloor. Volevamo la musica pop . Volevamo Brezet. Volevamo l’alcool.


E volevamo un cavolo di uomo che ci dasse qualche cavolo di emozione. E così siamo andati. Entrati ci siamo subito resi conto che la serata prevedeva i Go Go Boys in tenuta wrestlers. E noi che da sempre siamo delle combattenti che vestono alla moda ci siamo sentite subito a casa. Abbiamo fatto il nostro giro ricognitivo e abbiamo quasi da subito deciso che dovevamo riprenderci la musica pop che ci avevano negato la sera prima al Mucca. Volevamo essere solo dei glitter. Avere delle movenze assolutamente pop. E dei sorrisi finti sulla faccia, ovviamente. E così abbiamo fatto. Ma Brezet ultimamente suona sempre tardi. Così ci siamo dedicati alle pubbliche relazioni, ai saluti e ai baci, ai COMESTAI?IOTUTTOOK e hai CHEMIRACCONTI??? Io in realtà mi guradavo intorno. Mi sentivo qualcosa.

Il mio stomaco non smetteva di bontolare, e avendo passato quasi tutto il giorno sulla tazza del cesso non mi sembrava possibile che ne avessi ancora da fare. Così per sicurezza mi sono diretto verso il bagno, e mi incontro la Burina. Che stava facendo anche lui la fila per il cesso, e non era solo, anzi era in compagnia di colui che veniva accreditato come il suo ultimo flirt ufficiale. In realtà da subito mi sono accorto che i toni erani poco amichevoli tra i due, e c’era una certa aria pesante. Annabelle Bronstein è una pettegola per antonomasia, ma conosce le tecniche per origliare anche da lontano. Per cui con molta calma mi sono fatto da parte e ho aspettato il mio turno. Appena uscito dal bagno ecco riapparire, suo malgrado, il noto e affascinante Insy Loan, stipato in una canotta arancio e il suo immancabile orologio bianco.

Siccome mi sta già venendo l’ansia da Annabelle Bronstain, ovvero adesso che guardo qualsiasi persona mi viene il pancio che questa in qualche modo pensi che io sia Annabelle, per cui quasi a non curarmene, ho fatto il vago e ho abbassato lo sguardo. Però, InsyLoanTantaRobaMammamia. Fuggo ma incappo in un’altro mio sogno erotico. Ovvero il ragazzo con il cuore tatuato di faccialibro. Credetmi. Lui è perfetto. Bel fisico, occhi penetranti, barbetta rossa e tatuaggi sulle braccia. Quanto basta per farmi perdere l’equilibrio e scivolare adosso a uno. Che indovinate un pò chi cazzo era? MR.BIG. Si. Mr. Big che io avevo cancellato e rimosso dalla mia mente era lì di fronte a me che rideva e sorrideva, pronto a salutarmi. Oh mio Dio e ora???? Decido di essere vago. Freddo e distaccato. E ricredermela pure un pò. Tiè.

Lui mi saluta, mi dice che sono bellissimo, e quasi sicuramente drogato da non so cosa e ubriaco da non so quanto alcool e finalmente mi comunica l’epitaffio che resterà di me e lui: “Peccato proprio che io sia passivo, perchè altrimenti avremmo fatto i botti…ma d’altronde…”. Sgomento. Paralisi facciale. Calo di zuccheri. Impoverimento cerebrale. Secchezza delle fauci. Facies mitralico. Decido di reagire, non avrò sicuramente capito bene, con tutta sta musica. E lui agita la manina manco la più checca di Roma. Ma in che dramma mi sono cacciato? Oltre a non sentirci, ad avere problemi di equilibrio, dell’accettazione della mia immagine adesso non riconosco neanche più una checca da un attivo??? Andiamo. Il ghiaccio è palpabile. Lui inframezza presentandomi un suo ennessimo “amico” con cui suppongo scoperà stanotte che si chiama Maurizio.

Palesemente attivo e maschio. E penso: tanti cazzi. Mi verebbe da dire. E invece no. La Scary Spice che è in me decide di uscire, e di sfanculare i convenevoli, e di essere acida, stronza e finalmente di affermare la sua assoluta vogli di una persona concreta. Ed esplodo: “Bè caro, forse non ti era chiaro che al massimo mi sarebbe piaciuto scopare. Nulla di più. E comunque, io sono versatile, per cui magari il culo te lo avrei rotto, anche volentieri!”. Sorrido, prendo Guy e fuggo a fumare vincitrice e maschia per la mia performance incredibile in senso stretto e fenomenale per l’intonazione della voce e il tempismo perfetto. Ecco, ora Mr. Big sarà ufficialmente un timido e lontano ricordo nella mia testa. Senza rimpianti decido che è ora di darsi una mossa. Un mio amico che vive a Pescara ogni volta che viene a Roma rimorchia di brutto, solo ballando.

Per cui decido di fare lo stesso. E mi metto a ballare. Come non mai. E dopo circa due ora di balletti, piroette e movenze pop, decido di piantarle e di andarmi a bere un cazzo di drink. Alle 5.30 passate, quando Brezet mette l’ultimo disco decidiamo di fuggire e tornare a casa. Ma ovviamente mentre andiamo a prendere i giubetti (mamma non posso fare a meno della parola giubetto), perdiamo la Du Barry. Io e Guy usciamo lo stesso, siamo stufi di tutto. Usciti all’aria fresca ci rendiamo conto del diluvio universale terminato da poco, io mi accorgo anche di un mega figone che per tutti noi sarà Occhistupendi. Non mi è nuovo. E’ un bel ragazzo, rasato un pò torello con questi due occhi azzurri devastanti. E un sorriso che mi scioglie. Io lo guardo, ma lui parla con un amico anche se vedo che si accorge che lo sto guardando.

Grazie al cielo, visto che sono dell’idea di sperimentare nuove tecniche di seduzione e tra queste si ripropone quella di cospargermi di kerosene e darmi fuoco giusto per farmi notare. In tutto questo però quella rintronata della Du Barry ancora non si decide a uscire. La chiamo al telefono e le mando anche un messaggio, ma le furie del fato si abbattono su di me e il mio telefono finisce sotto una macchina parcheggiata là di fianco, e soprattutto batteria e sportellino volano via. Porcaputtana. Porcatroia. Mi accovaccio per recuperare il mio cesso di telefono e mi sporco le ginocchia e mani di jeans manco fossi uno speleologo nella terra nera. Che poi che è la terra nera? Bo vabbè. Ma vaffanculo. Dopo essermi ripreso quel cesso di telefono arriva, la Du Barry. Decidiamo che è arrivato il momento di dire basta. Di chiudere lì quella serata.

In un attimo si fa giorno, e noi rimaniamo affascinati da quel sole che ci sorprende. Ovviamente, improvvisamente, fa capolino in noi una fame devastante. Decidiamo di fermarci da Burger King e abbuffarci come non mai. Tra l’altro non capirò come mai il cassiere di Burger King creda di essere un tronista di Uomini & Donne anche quando è in servizio. Mah. Cmq a stomaco piena si sà, la ragione torna presente, è Guy mi dice che secondo lui io ho vinto su Mr. Big. Che non ero io a non piacergli ma semplicemente era lui che è una passiva peggio me. Non so cosa ci possa essere di consolante in ciò. Ma ok. Anche la Du Barry conviene con lui, ed io invece mi faccio un’altra devastante domanda, che mi suona più che emblematica. Ma ce li siamo già fatti tutti? Non sono neanche due anni che sono qui, e non cè uno straccio di persona che si possa frequentare?

E anche il sesso comincia a essere deludente. La mia mente sembra un flipper impazzito, laddove Flipper sta per il delfino. Più ci guardiamo intorno e più ci rendiamo conto che anche nel mondo gay esisto caselle. I muscolosi con i muscolosi, i bear con i bear, i maschi che vogliono solo i maschi e i mega coatti a cui piacciono gli Emo scheletrici e privi di gusto. E noi? Noi che non siamo nè carne nè pesce. Noi che siamo un pò pop, e un pò electro. Ma non troppo, da essere alternativi. Perchè ovviamente gli alternativi vanno solo con gli alternativi. Insomma noi con chi cazzo ci fidanzeremo mai, se questo accadrà mai prima o poi? Il nostro silenzio era molto più eloquente di ogni discorso. Si. Noi in quell’istante eravamo single. Anzi soli. E senza prospettive interessanti. Abbiamo deciso di concludere con la nostra nuova frase cult.


Ovvero che a Roma neanchè più i varchi sono attivi. In onore di Mr. Big. E di tutti quelli che ci guardano, sotto mentite spoglie e ci fanno sentire interessanti. Loro malgrado, non sanno che noi però, lo siamo veramente.

La matematica delle relazioni.

Mercoledì 27 Maggio 2009

Questa grande piccolo mondo gay di Roma or ora mi annoia più che mai. Non so voi. Pensate che noia può essere stato andare al Coming Out ieri sera, e non poter bere neanche un goccio d’alcool per colpa di questa Champion del cazzo. Sarà. As usual eravamo io, Guy, la Du Barry e Gab. Ieri cè stata una strana congiunziona astrale sul Colosseo che ha fatto si che tale Phil Romano comparisse davanti a noi. Adesso. Io ne ho visti di bei ragazzi, e anche di più o meno noti. Per esempio un Carlo Masi in foto rende molto di più che dal vivo, a mio avviso. Per Phil Romano è l’esatto contrario. In foto è carino dal vivo ti devasta. E’ bonissimo. Troppo forse. Troppo da doverti chiedere ma che ti farà mai uno del genere. Oppure che cazzo ha mangiato da piccolo.

E poi penso a me e a quello che mi ha dato mia mamma da mangiare. Mah! Io proprio non capisco. Nelle teorie più semplici di tutti i giorni siamo portati a pensare che i poli opposti si attragono, che i belli vanno con i belli, i ricchi vanno con i ricchi e via di seguito, costituendo una vera e propria matematica delle relazioni. Io non so sinceramente cosa pensare. Io non sono il tipo tutto muscolo che magari attira uno come Phil Romano, però non mi dispiacerebbe se lui mi considerasse. Però l’incastro non avviene, quello manco mi ha guardato. Allora mi sorge spontaneo il dubbio. Ma non staremo sbagliando tutti. Ruby Rue, come anche Little Miss Sunchine e Sushi sono sicuri che oggi giorno non ha più senso parlare di ruoli tra i gay perchè bisogna superare questi clichè e queste sono solo menate.

Io rimango sempre molto vago su questo argomento. Il fatto che io possa avere un ruolo più passivo e ne sia anche abbastanza consapevole però non innesca l’interesse di quei tipi palesemente attivi che magari io preferirei. No. Piuttosto si interessano a me quelli più passivi di me. E allora nella matematica delle relazioni io non ci capisco più niente, e vado nel pallone. Gab, ha sempre detto che secondo lui l’attivo deve andare con il passivo. E basta. E che è sostanzialmente inutile cercare di far collimare due che provano lo stesso piacere dagli stessi gesti. Io potrei anche trovarmi d’accordo. Ma allora perchè molte volte gli attivi si fidanzano tra loro. Che fanno questi a letto? MMMMMM. Confusione. Confusione. Confusione.

Questi discorsi poi fanno sempre storcere il naso, perchè ovviamente subito si innesca la classica risposta che è da superficiali ragionari in termini di attivi e passivi. Ok. Anche se io non volessi ragionare così, e diverse volte l’ho fatto, poi però mi sono trovato a letto a dover compiere il fattaccio, a dover far finta di provare delle cose che in realtà non esistevano. E allora ancora di più dico che la matematica potrebbe esistere. Vagando nella rete poi mi sono imbattuto in una nuova linea di abbigliamento che si definisce gay. Adesso in America come anche in Australia ci sono diverse linee di abbigliamento friendly che nascono con una filosofia ben specifica. Magari hanno un messaggio. Da noi debutta la Hello Boy che vabbè, fin quando mi propone capi di abbigliamento che a me non piacciono, ok, il mondo è bello perchè è vario, a qualcuno piacerà.


Ma addirittura creare delle pins, e in base a come le metti palesi il tuo orientamento a me sembra troppo. Si legge dal sito: “La pins Identity, nasce per identificare,chi indossa un capo Hello Boy.Abbiamo sostituito come idea le vecchiefasce, bracciali etc. con la nuova e rivoluzionaria SPILLA. La pins indossata a DESTRA identifica un soggetto PASSIVO. La pins indossata a SINISTRA identifica un soggetto ATTIVO. La pins indossata SUL PETTO o non indossata, identifica un soggetto ETERO”. Detto ciò cosa devo aggiungere io. Adesso basta avere una pins e tutto si risolve…no? NO. Mi rifuto di pensare che basti una pins. Mi rifuto di pensare che tutto alla fine sia solo ed esclusivamente così. Non è giusto. Io voglio continuare a credere che un giorno Phil Romano mi incontri e mi chieda di vederci per un caffè. Io voglio continuare a sperare in quei magici sguardi complici che ti stregano. Io non voglio smettere di darmi una chance. E se proprio non dovesse mai succedere allora vorrà dira che in matematica la mia prof. ha sempre fatto bene a darmi 3+.

Addio Mucca! Addio Annabelle!

Domenica 31 Maggio 2009


Ci viene sempre chiesto di essere al meglio. Di essere al top. Venerdì però avevo una strana euforia che mi attraversava le vene. Avevo una strana voglia di movenze pop. Di essere il top. Di divertermi. Ci siamo visti a casa di The Rock e con me la Du Barry e anche Multiples Bubbles. Appena arrivati a Mucca ci siamo resi conto del delirio assoluto che regnava. Una fila oceanica. Gente ovunque. Ma Annabelle Bronstein ha sempre un gancio, e il mio gancio era lì alla selezione per la fila etero. Io mi sono avvicinato, ho fatto un cenno, e in meno di 4 secondi abbiamo scavalcato tutti ed eravamo dentro. Era tutto secondo i piani, quando messomi in fila per pagare mi sono reso conto che ero in fila da un’inaspettato cassiere. La Polpetta. Senza parole. Ho cercato ovvviamente di fare il vago, ma quando toccava me ho tradito un semplice sorriso.

Lui mi ha fatto l’occhiolino. Oramai fa solo quello. Io non avevo spiccioli ed ho pagato con la 50. Li ho letto il panico negli occhi. Ha accuratamente controllato la banconota. Vabbè. Manco fossi Eva Kent. Volevo quasi quasi dirgli che i miei soldi erano veri. Poi finalmente dopo circa 77 minuti di attesa mentre elaborava il resto ha finalmente poggiato la entry e i soldi. Ovviamente ha anche controllato se fossi timbro-munito. Vabbè tutte cose che sinceramente si poteva risparmiare. Ma non volevo assolutamente prendermela. Non volevo già farmi rovinare la serata. Era già tanto che mi aveva salutato ho pensato, visto tutto quello che è successo. Così ok, ho salutato e mi sono avviato verso l’entrata. E mi sono meritato anche un secondo accorato occhiolino. Vabbè vedi tu. Comunque il Mucca era pieno all’inverosimile. C’era persino gente appesa sul soffitto che se la ballava.

E c’era di tutto. Belli, brutti, muscolosi, smilzi, ragazzi pop, ragazzi rock, chic e anche un pò trash. Le solite baraccone con filo di perle e le solite coglione. Le coglione sono una nuova generazione che in questa stagione di Mucca ha fatto la prima comparsa e che ovviamente non potevano mancare alla chiusura. Le coglione sono quelle stronze che si mettono tra te e il mondo solo ed esclusivamente per darti fastidio. Lo fanno mentre balli. Si mettono tra te e quello che stai cercando di puntare da ore. Lo fanno mentre fai la fila al bar, si intromettono a casa nella fila che stai facendo da tipo un ora, e sgomitano. Ste stronze. E non si fanno problemi neanche se le guardi con lo sguardo assassino. Il mio tipico sguardo mortale che utilizzo nei momenti più rissosi.

Comunque grazie al cielo che non tutti i barman dormono, e il mio preferito di Mucca ha capito che la cogliona di turno ne avrebbe avuto di bendonde se solo mi avrebbe scavalcato, per cui mi ha servito. Immediatamente nelle mie vene oltre alla voglia di movenze pop, è arrivato l’alcol. Milioni di particelle di alcool si sono legate alla parte più viscosa del mio sangue cominciando a shekerare tutto. La testa. Il mio corpo. Le mie mani. Il mio culo. Così mi sono ritrovato sul dancefloor a soddisfare tutti i presenti con le mie coreografie dannatamentepop e altamenteacrobatiche che hanno destabilizzato i presenti. Con la Du Barry al seguito e con Katy Perry in sottofondo ne abbiam fatte di bendonde. Ma i miei ormoni non erano in vacanza. Tutto il contrario. Sarà stato il farlocchissimo impianto climatizzatore del secondo piano, ma io ero già sudato da fare schifo. Troppo.

E chiunque mi si avvicinasse era motivo d’erezione. E fu proprio questo ragazzone alto, pelato, leggermente barbuto che mi guardava interessato a scatenare quell’erezione. Io non ho aspettato. Ho visto che mi guardava ma non mi accontentavo. Io volevo di più di un suo timido sguardo. E infatti avvicinatomi, con il mio intenso sguardo “abrevesaraimioenontenepentirai” ho agito e gli ho messo la lingua in bocca. Mai mossa fu più azzecata. Di lì a poco ci saremmo spostati ai riservatissimi divanetti del piano terra tra il totale delirio. E ne avremmo fatte di bendonde. A vrei scoperto anche che il tipo è un imprenditore ristoratore dell’Eur. Bene per la prima volta non si tratta del solito sfigato. Al termine del pomicioparty però mi sono ripreso dal mio momento ubriachezza e ho ritrovato la Du Barry. Il tipo mi dice che deve ritrovare gli amici e mi da appuntamento lì dopo dieci minuti.

Io mi rimetto a ballare, e soprattutto a fare quello che mi riesce meglio. Ovvero una marea di figure di merda. A gratis ovviamente. Distruggo la spilla ad un amico, spilla che è costata tempo nella sua preparazione dell’outfit per la serata. Poi becco uno degli Irragiungibili. E lo circuisco chiedendogli spiegazioni su dei messaggi che mesi e mesi prima mi ha mandato. Lui ovviamente tergiversa. Nega. Caccio il telefono, carta canta, verba volant. Glieli mostro. Lui sorride. Dice che scherzava, che io ho frainteso. Lo sbatto contro il plexyglass del piano terra e gli chiedo di più. Lui ride. Ma che cazzarola ti ridi? Ma che cè da ridere? Io rimango interdetto tra me e me, e decido che è arrivato il momento di ignorarlo. Di lasciarlo lì. Con il mio Io totalmente intrappolato in quello che gli altri possano pensare di me. Ovvero che io sia un rincoglionito. Uno stupido.

Uno che non capisce che era gioco di un bluff. Gioco di un piacere che si chiama seplicemente GIOCARE CON GLI ALTRI. Anzi l’Irraggiungibile mi ha anche detto con un sorrisetto malefico che era impossibile che io avessi capito che lui ci stava provando. Sarà. E’ probabile che io abbia potuto capire male. Ma sta di fatto che lui ci stava provando. E anche abbastanza pesantemente. Ma io lo cancello. Lo lascio lì in quell’angolo di Mucca semi buio, semi ubriaco e semi solo. Così come si merita. E lo cancello. Lascio in promemoria la vendetta, che è un piatto che va servito freddo, e quando sarà ne avrà di bendonde. Anche lui. Ritorno dalla Du Barry e ci scateniamo nelle ultime danze che si contraddistinguono per il trash e il pop assoluto. E io ci sono stato. Perchè adoro. Ma quando meno me lo aspettavo il mio imprenditore-ristorato dell’Eur riappare e mi saluta.

Io lo saluto, scambiamo il numero ma il suo comincia con +44. Mmmmmmmmmmmm. Ma che cazzo di numero è? Tra il sudore, l’alcool e le movenze pop rifletto e ricordo che +44 è il prefisso di Londra. Lo guardo e gli chiedo spiegazioni. Lui mi guarda e dice che tra due ora ha un aereo per Londra, perchè è lì che vive, è li che possiede il suo ristorante. Rimango sorpreso e stupito. E stupido come al solito. Ma che senso ha? Ma è mai possibile che cose del genere possano accadere solo ed esclusivamente a me. Questo è stato tutta la sera a fare il piccipiccibaubau della situazione e invece è l’ennesima mega sola devastante. E non è che abita all’Eur…magari è di origine dell’Eur. Lui vive a Londra. Giusto 1834 km. Ecco qua. E io mi lamentavo del mio ultimo trombamico che stava a Colli Albani. Cerco di ignorarlo. Lo saluto e gli auguro un buon viaggio.

Lui pare aver capito e sorride. Mi chiedo ancora cosa ci sia da ridere. Tutti che se la ridono. E poi finalmente me ne vò. E questa volta saluto il Mucca ufficialmente, visto che la prossima volta sarà il prossimo inverno, per ricomciare tutto di nuovo, da capo, ancora una volta. E saluto anche Annabelle Bronstein. Per un pò impegnatissima in viaggi fuori Roma e all’estero il mio alter-ego se ne va. Tranquilli però, che ritorna. E quando tornerà ne avrà ancora di bendonde da dire e fare. Tutto ovviamente scritto per bene. O per quanto gli è possibile. E questo più che un appuntamento mi suona proprio di minaccia. Ma Annabelle è così, arriva, disfa e scompare. Per poi tornare, più pop che mai.

Se, lallero!

Sabato 11 Luglio 2009

Secondo voi questa giornata ha un senso? A mio avviso no. Mi sono svegliato. Sono andato a lavoro. Sono tornato. Mi sono docciato e sono andato al Coming con Guy e Ga. Vabbè diverse decine di muscles si erano dati appuntamenti nella famosa Gay Street un pò per umiliarci e un pò per farci salire l’ormone alle stelle. Nonostante sia Guy che Ga stanno dedicando tanto tempo alla corsa nei parchi e anche allo smaltimento dei grassi in eccesso, io no. Assolutamente. Per questo mi sono mangiato nell’ordine due mega porzioni di insalata di riso a cena, un ghiacciolo all’arancia, un cremino, un cappuccino di crema al cioccolato (da Gigi ovviamente) e ben due fagottini al cioccolato. Ottimo. Ma tutto sto abbuffaggio a uffa non ci ha distolto dal discorso del giorno. Ovvero sesso solo fine a se stesso, oppure sesso ad uso e consumo di un amore con la A maiuscola?


Io sono per il sesso se mi va visto che l’amore al momento non si vede. Anzi. Direi che proprio non ce nè. La cosa che mi delude delle argomentazioni di cui sopra è che se fai solo sesso ad uso e consumo dei tuoi ormoni passi inevitabilmente per una persona vuota e porcella che ne ha di bendonde solo quando succhia un uccello. Anzi passi proprio per una puttanella. Si scusate il francesismo. E questo perchè una scopata del genere si conclude sempre e comunque con un maledetto ciao (citazione lesbica!). Ma io sono così. Per passare sopra a tutte le insicurezze che quotidianamente mi affligono mi accontento anche e soprattutto di una scopata touch&go, senza conseguenze, lallero, per l’appunto. Guy non è d’accordo. No no no.

Lui dice l’esatto contrario, che abbiamo interessi, siamo intelligenti carini e simpatici e che è troppo riduttivo accontentarsi di un touch&go, insomma svenderci ai saldi manco fossimo sciarpette a righe della stagione passata alla Upim. Ecco anche perchè è da un pò che Guy non si dedica alla pratica più antica del mondo. Ma allora dove sta la ragione? Secondo Ga nel mezzo. Lui ha un ottimo rimedio per farsi passare la voglia. Guarda i boni e succhia un ghiacciolo come se stesse succhiando ben altro. Ne ha di bendonde. Ma a parte questo è più verso Guy, pensa che sia giusto far capira all’altra persona che si è qualcuno, che oltre al sesso si può dare di più. E bisogna conoscersi e parlare. E proprio in questo mega e aggrovigliatissimo discorso si insinua la solita conclusione che tutto ciò è creato dal mondo internet.

Chat, faccialibro, myspace e tutti i cazzo di network dove te la scopi con un clic. E fin qui può essere. Ma Guy è fomentatissimo. Lui dice anche che se i ragazzi non si avvicinano più è perchè non ricordano più la cara e vecchia comunicazione verbale. Io ci metto anche quella non verbale che fa sempre sonocoltoenehodibendondeanchesetirodeammetterlo.Se,lallero. Però un pochetto è vero. A me non mi si avvicina mai nessuno. E questo dovrebbe farmi riflettere. Ma anche riflettere al contrario, che forse il problema è generazionale, e non è detto che sia solo ed esclusivamente colpa mia. Se no che senso ha incontrare uno che su faccialibro ti scrive mail su mail e poi dal vivo non ti saluta. E io
ovviamente, che sono Annabelle Bronstein di certo sto ad aspettare che tu mi saluti. Per cui lallero.


Comunque, ritornato a casa alle 2 passate, dopo tutto sto abbuffo di cibarie varie, e discorsi che ancora mi frullano in testa, apro il maledetto mezzo internet di cui sopra perchè non ho sonno. E su messengere mi vede tale Attivo83, che oltre a stimare per la fantasia nella scelta del nick, mi stupisce perchè mi telefona seduta stante. Io rispondo. Cominciamo una simpaticissima conversazione sull’argomento di cui sopra. E non so neanche io perchè. Se, lallero. E dopo tipo un ora al telefono me lo ritrovo dentro casa. Lui un pò come Ga, crede che la verità stia nel mezzo, ma al posto di leccare un ghiacciolo, bè ecco brucia l’ormone pensando bene di leccare qualcos’altro. Se, lallero. Vabbè, ci siamo dati al sesso quello più spinto. Un pò ovunque. Sul divano, sul mio letto, in bagno. Per terra in camera. Sul ballatoio. Na cosa da circa due orediseguitoininterrottamentesenzarespirareneanche.

E proprio lì, mentre mi facevo strombazzare che lui mi sconvolge un attimo, cambiando il gioco. Passa la mano e dall’attivo che era diventa passivo. Per cui io attiveggio. Se, lallero. E l’attività mi sorprende. Mi piace. Godo. Ed è praticamente la prima volta che lo faccio con risposta positiva. E capisco. Capisco il concetto di Guy e Ga in una nano secondo. Io me lo sono scopato ed ho goduto molto di più che se fosse stato, come al solito, il contrario. Questo oltre a gettarmi nella più imbarazzante e sconvolgente riflessione su me stesso, perchè fino ad oggi io sono stato sempre passivo e anche molto convinto di esserlo, mi fa sentire diverso. Che casino. Già sono diverso. Nella mia diversità, si conclama un’altra diversità. Adesso tutto è cambiato. Mi sento maschio. Mi sento soddisfatto, come poche altre pochissime volte in passato. E forse entro in una nuova fase della mia esistenza.

Io scopo da Dio. Anzi me lo scopo per essere preciso. Lo devasto. E mi devasto anche un pochetto io. E poi quando finiamo e ci dedichiamo a simpatici giochi acquatici sotto la doccia lui mi fa una domanda. Che in passato avrei fatto io quando una scopata va alla grande. Ma che poi io non ho mai fatto perchè sono insicuro e perchè una risposta negativa mi farebbe cancellare anche la migliore delle scopate. Mi chiede se mai ci sarà una seconda o una terza volta. Anzi ci tiene a sottolineare che lui di solito non fa scopate touch&go, anzi ha solo trombamici. Si è per questo che alle tre di notte ti sei presentato a casa mia. E io rispondo, freddo, distaccato mentre mi asciugo un secco e sonoro “NO“. E motivo: “Non credo proprio che ci possa essere un’altra volta. Sono uno che ormai si è un pò stufato di far finta che queste cose vadano bene. Io voglio innamorarmi.

Voglio potermi fidare di una persona. Voglio potermi sbrodolare col gelato. Ed essere sicuro. Sicuro che quello che sono io va bene a lui. E lui lo stesso di me. E tu non mi sembri il mio tipo giusto in questo. Senza offesa, ovviamente.” Lui sorpreso. Sorride. Sorride amaro, purtroppo. Mi saluta. Mi chiede di accompagnarlo all’uscita, manco abitassi in un palazzo di quattro piani, e lo congedo con una buona notte. Anche se la notte è quasi finita. E mi chiedo se per la prima volta sono stato me stesso, oppure sono stato solo molto cattivo. Alla fine Attivo83(anchesediattivohagiustoilnickname), non mi aveva fatto nulla. In tutto questo mi doccio, faccio un caffè doppio e metto nero su bianco questi miei pensieri. Adesso vi comunico ufficialmente che esco e vado a lavorare. E ne avrò comunque di bendonde. Se, lallero!

Un inaspettato incontro

Lunedì 9 Novembre 2009



La vita delle volte è davvero imprevedibile. Chi di voi avrebbe mai scommesso che io stamani avrei avuto un date? Ovviamente una ceppa leppa di nessuno visto che non lo avrei detto neanche io. Praticamente sono tornato a casa dal lavoro alle 10, giusto il tempo di preparare i moduli e sono riuscito per andare alle poste. Adesso, chi di voi ama andare alle poste di lunedì mattina? Credo nessuno. Io pure non penso sia una cosa simpatica. Ma tantè. Armato di pazienza e speranza sono andato in contro al mio destino. Grazie al cielo non era così pieno come avevo previsto, per cui mi sono messo in fila ad attendere il mio momento. Quando dietro di me arriva un tipo, che mi sbatte violentemente rischiando quasi di mandarmi giù per terra.


Bene. Tento di rimanere calmo e non fare la mia solita venduta di pesce, e soprattutto mi rendo conto di essere in visibile imbarazzo visto che la mia faccia si colora dei soliti colori dal rosso al porpora passando per il fucsia vintage. Mi giro per vedere a chi devo destinare le mie prossime maledizioni, e incontro il viso di un trentenne, visibilmente imbarazzato per avermi investito, alto poco più di me, occhi chiari e carnagione scura. “Hey, scusami non volevo travolgerti”. Dice. Io lo guardo un po’ meglio è sento i miei ferormoni cominciare a ballare il Meneito Beep Beep con coreografie dal dubbio gusto. E sentenzio, effettivamente è bono da fare schifo. “Ma no, tranquillo, può succedere”. Rispondo abbozzando un sorrisetto zoccolegno.

Mi rigiro e faccio finta di niente. Ma devo ammettere di provare una certa attrazione. Penso al suo volto e mi viene in mente che io da qualche parte l’ho già visto. Anche se non ricordo dove, quando mi si è accende una lampadina. Questo tipo è venuto sabato mattina dove lavoro a ritirare dei documenti. E ci ho anche parlato, perché non sapeva dove andare di preciso. E già in quell’occasione i miei ormoni avevano deciso di scatenarsi con una più sobria Beyoncè in “Single Ladies”. Ma non penso sia gay. Andiamo, un tipo del genere mi sembra proprio non appartenere alla famiglia. Decido di trovare qualche segnale, e con la coda dell’occhio tento di scovare sulla sua mano sinistra la presenza di una fede. Ma non riesco a vedere una ceppa, lui è proprio dietro di me.

Uff. Decido allora che devo fare la svampita-rincoglionita-bionda, e butto a terra il modulo per l’accredito del libretto postale. Sbuffo con molta naturalezza, e mi abbasso, ricordandomi improvvisamente di avere un mega strappo sui jeans proprio all’altezza del culo. Maledetti skinny di Zara. Mentre faccio questo movimento però, il mio investitore dietro di me, si abbassa e prende il modulo prima di me. Ecco, che figura avrà visto sicuramente il mio culo all’aria. Che figura. Decido di fare il vago, ringraziarlo di nuovo e con la scusa finalmente posso essere sicuro che non ha legami così importanti che lo obblighino a portare un anello. Ma non può bastarmi. E se facesse un lavoro che non gli permetta di portare l’anello al dito? Che ne so, il macellaio?

Ma no. Sempre con questi cliché sessualmente porcellosi in testa. Decido che è il caso di piantarla lì, e archiviare tutto il mio movimento pelvico per lui. Nel frattempo è il mio turno. Faccio le mie operazioni ed esco. Lui non è più dietro di me, è andato due sportelli più in là a fare i fatti suoi. Faccio spallucce ed esco. Mi metto in fila per il bancomat però, ovviamente mi sono scordato di prelevare. Davanti a me ci sono due persone, per cui mi accendo una sigaretta. Mentre soddisfo il mio bisogno di nicotina, eccolo di nuovo il tipo che si mette affianco a me. Mi sorride e dice “Ci si scorda sempre di prelevare!!!”. Mamma le cose che abbiamo in comune sono 4870. Io annuisco e casualmente gli sputo il fumo in faccia.

Lui accusa il colpo. Fa un passo indietro come se quello per lui fosse stato un chiaro invito. E mi guarda abbozzando ancora un sorriso. E io ri-sorrido ancora. E mentre eravamo lì che ce la sorridevamo era già arrivato il mio turno per prelevare. Ed è stata la gentilissima signora dopo di noi con un chiaro enunciato “Aò, cè sbrigamo che devo d’andà a cucinà???”. Ottimo. Anche preso a parole dalla prima pizzettara della situazione. Mi avvicino e prelevo. Poi chiedo l’estratto, e mi rendo conto della crisi che avanza e termino le operazioni al bancomat. Lui mi guarda e mi sorride, di nuovo, e mi chiede una sigaretta. MA CE STA’ A PROVA’???? Penso. Io non perdo tempo, caccio il pacchetto e gli porgo una sigaretta, e lui risponde “Ah, Marlboro Light, ottimo!”.

Mamma mia. Indeciso se calargli le braghe lì e prendermi ciò che mi spetta oppure correre via, opto per entrare nel vicinissimo tabacchi per perdere tempo, e dargli modo di finire la sua operazione e di uscire e magari seguirlo. Anzi no. Seguirlo no. Vedere che direzione prende. Oppure se ha una macchina. Prendere il numero di targa, il modello dell’auto. NO. NO. NO. Ma cosa dico. Non sono più una stalker. Entro nel tabacchino e compro due goleador maxi. Pago ed esco. E Bingo. Eccolo qui. Che prende la ricevuta dal bancomat. Ma adesso che faccio? Decido di far finta di telefonare, e vedere dove va. Ci vorrà un attimo. Un secondo. Estraggo il mio i-phone dalla tasca e faccio finta di premere il touch screen, in realtà non lo sblocco neanche. E comincio a parlare.

Lui si avvicina, e il dramma, la punizione divina, la vendetta per tutti i miei peccati si abbatte inesorabilmente su di me. Il telefono SQUILLA. Credetemi, volevo morire. Lì. In quel preciso istante ho pensato che l’unica cosa che mi avrebbe fatto risalire dal baratro in cui mi ero murato vivo con le mie stesse mani era accennare alla danza del pollo. Ma sarebbe stato troppo. Per cui, ho fatto il vago, ed ho esordito con scioltezza “Scusa ho una seconda chiamata in linea, devo lasciarti.” Rosso come un peperone con lui che aveva chiaramente sentito me parlare al telefono e subito dopo lo stesso suonare. Rispondo alla mia boss che mi ricordava che dovevo tornare a lavoro alle 14. E quasi stizzito riattacco. Lui nel frattempo mi ha superato e prosegue a passo lento e dritto.

Poco male penso. Ancora in serio e motivato imbarazzo decido che è il momento di guardare e vedere che succede. Attraversa il primo incrocio, e continua a camminare dritto. Non si gira e non si muove. Controlla qualcosa al telefono, forse un messaggio. Mamma quanto sono impiccione. E se fosse solo un essere umano che sta vivendo la sua vita normalmente. Decido di piantarla lì, e di evitare di fare altre pessime figure. Ma quando lo sto pensando, in un secondo lui si ferma, si gira, e mi si pone a 4 cm dalla faccia. Penso che potrebbe essere un nuovo attacco omofobo, anche se cè ben poco da scherzare, oppure il momento della verità. Io rimango immobile, in attesa, con lo sguardo interrogativo e pronto. Lui sorride ed esclama:

“Scusa, ti sembrerà strano, ma stavo pensando che forse potevamo prendere un caffè insieme. Sai ne voglio uno, ma entrare in un bar solo mi fa troppo tristezza, per cui se ti và..”. MACHECOSADOLCEECARINAESIMPATICAOMIODDIOMIOOOIOGIA’TIAMOOOOO. No vabbè. Calma. Avrei voluto fare la mia danza dei festeggiamenti con movenzadannatamentepop. Ma riesco a trattenermi. Sorrido e annuisco. D’altronde non ha mica tutti i torti, che tristezza prendere il caffè da soli. Mi stringe la mano, e si presenta, “Piacere Domenico!”. “Piacere mio, Annabelle Bronstein!”. Dico senza pensarci troppo su. Entriamo e ci appoggiamo al bancone, dove lui ordina un caffè macchiato al vetro.

Anche io prendo sempre il caffè macchiato al vetro. Comincio a pensare che sia uno scherzo. Ma non è tutto. Caccia un i-phone dalla tasca e controlla un sms. Bene sa anche che l’i-phone non suona se ricevi una chiamata mentre stai già parlando. Decido di evitare il discorso poste e telecomunicazioni con lui. E gli porgo una bustina di zucchero. Lui mi guarda e mi blocca, “No ne prendo due”. Io sono devastato. Anche io ci metto due bustine di zucchero nel caffè. Perché la vita è tanto amara già di per sé. E perché non voglio ritrovarmi a settant’anni a mangiare scondito e senza sapori senza poter ricordare lo zucchero. E lui dice la stessa identica cosa. Ma questo mi legge il pensiero. Penso. Anzi. No, non devo più pensare.

Lui mi dice che si occupa di pubbliche relazioni, che gli piace molto la musica e che vorrebbe lavorarci, ma che per ora gli va bene così. Che si ricorda di me perché mi ha visto sabato mattina quando è venuto a ritirare dei documenti dove lavoro io. Mi chiede che ore sono, e che faccio nella vita. Bene. Si tratta davvero di un mega rimorchio per strada questo. Decido di parlargli di me, ma di non essere troppo chiaro. Non mi va di scoprirmi in tutto e per tutto. Beviamo il nostro caffè, e lui paga, senza darmi il tempo neanche di chiederglielo. Prendo un euro dalla tasca, e glielo avvicino, ma senza mezzi termini me lo rimette in tasca. Noto finalmente le sue mani da vicino. Sono grandi, con le unghie ben tagliate e ben idratate.

Già lo amo. Mi dice se ci fumiamo una sigaretta fuori e che me l’avrebbe offerta lui a questo punto. Allora le aveva anche lui. Un altro chiaro segno. Ci sta provando. “Ah, allora le avevi le sigarette”. Lui sorride, e accusa il colpo. “Si sai com’è. Era una scusa… Bè ecco, per fare quattro chiacchiere”. Oh mio Dio. Ma io ti amo. Vorrei quasi quasi esultare ma non posso. Devo rimanere abbastanza vago. Mentre fumiamo mi chiede i miei programmi per la giornata. “Bè sai, devo andare a lavoro, stasera mi tocca un doppio turno, pomeriggio e notte”. Lui si dispiace, e mi chiede se possiamo scambiarci i numeri di telefono. Io dico che non cè problema. Anzi, lo facciamo immediatamente. Mentre le sigarette sono ormai finite.

Mi dice che va di fretta, che gli dispiace perché avrebbe fatto volentieri altre quattro chiacchiere. Io non capisco. Non ancora. Gli dico che se vorrà avremo modo, e che anche io non è che abbia tutto sto tempo libero per cazzeggiare. Si avvicina, mi appoggia la mano dietro la schiena, avvicinando un pochetto a lui e mi da due baci sulle guance. Io mi imbarazzo troppo. Ma cerco di fare il vago. Andiamo mica sono una sedicenne rincretinita. Lui sorride, e mi saluta. Attraversa e io continuo dritto. Mentre cammino mi giro e vedo che anche lui si è girato. Mi giro poco dopo, ed è ancora lì che mi guarda. Faccio altre dieci metri, e mi giro per l’ultima volta. Lui mi sta ancora guardando. Mi chiedo vivamente da dove esca fuori un tipo così carino e a modo. E spero che si faccia sentire presto.

Decido di celebrare questa giornata, e di ricordarla non solo come il giorno in cui il muro cadde, ma anche come quello in cui per la prima volta sono stato rimorchiato per strada in modo carino. Adesso spero vivamente che non sia la solita bufala, per cui l’imperativo è far finta che non sia accaduto niente, anche se sto già iniziando con le psicosi da telefono che non prende. Per cui preparatevi tutti, perchè ne avremmo ovviamente, di bendonde di dirne e farne.