Patrick Mulder, ed una serata inaspettata – Part 1

Era una notte buia e tempestosa. No. Era un sabato sera pieno di noiah e senza un cazzo da fare, di circa un anno fa. Giacevo nel mio letto mentre anestetizzavo le mie membra con la vuotezza della tv italiana. E a tratti la vuotezza di Grindr. Annoiato e senza valide alternative il programma della serata era quello di rimanere in casa. E’ già pensavo, al lunedì, quando nel tragitto casa-lavoro mi sarei detto quanto sarebbe stato rigenerante uscire nel week-end. Einvece, verso l’una di notte, un trillo mi ha destato dal nulla cosmico.

“Ciao. Siamo in tre. Stiamo organizzando un’orgia in centro. A Barberini. Ti va di raggiungerci. Dovremmo essere anche qualcuno in più”. TROMBOLA. Rispondo interessato. D’altronde era un chiaro e diretto invito a farne di bendonde. No? Dopo aver visto le foto dei partecipanti ho avuto due tipi di reazioni. 1 Un mega durello devastante. 2 Questi sono pazzi (o èdavverounagranbottadiculo). Uno più Bono dell’altro. Alti. Muscolosi. Ben dotati, e maiali al punto giusto. Insomma ci ho messo un nano secondo a confermare la mia partecipazione.

Un’ora dopo, arrivo fresco e profumato a piazza Barberini. Incredibile come sia strano partecipare ad eventi simili in pieno centro. Suono all’appartamento numero 3, e raggiungo il terzo piano. Mi apre una domestica filippina. “Avanti avanti” dice sussurrando. BASITO. Mi accomodo su una poltrona in un disimpegno finemente arredato. Poco dopo arriva una checca, pelata, bassa. Dall’aspetto minaccioso ed acido al punto giusto. “Ciao, puoi dirmi come ti chiami?”. “Marco” dico d’impeto. “Ok. Marco puoi accomodarti. Dillà cè un tavolo con qualcosa da mangiare e da bere.”

Il paradiso. Il mondo dei balocchi. Soldi. Il profumo inequivocabile della ricchezza. Davanti agli occhi. Un’altro domestico, sempre filippino, sistemava tramezzini, cornetti salati e quant’altro, e avvicinandomi mi ha subito chiesto cosa gradivo da bere. “Prosecco. Un calice di prosecco.” dico sicuro. La scelta era tra vino, champagne e anche soft drinks. Nella stanza un letto enorme, circolare, con le lenzuola bianche ed una chez long anch’essa bianca. Inaspettatamente i Super Boni della chattata. Più un quarto. Meno Bono, ma comunque scopabile.

Ci presentiamo e facciamo quattro chiacchiere vaghe. Loro sono già in mutande, io no. Io sono lì che bevo e faccio fuori il buffet. Veniamo interrotti dal pelato di prima. “Allora: prima di tutto vi prego di consegnarmi i vostri telefoni cellulari. Vanno spenti e riposti su questo vassoio sul tavolo. Se ne avete più di uno anche quello lo dovete lasciare. Vi prego a questo punto di non raccontare a nessuno quello che accadrà stasera qui, e soprattutto vi auguro buon divertimento“, dice solenne. Ma che davero? Penso tra me e me.

Gli altri fanno esattamente quello che lui ha comandato. Io faccio lo gnorri. Avevo messo il silenzioso, e non temevo alcun che. E poi perché dovuto dargli mai il mio telefono? “Hey tu con la maglietta di Topolino” dice guardandomi. Si avevo una maglietta a maniche corto di Mickey Mouse. Ma nella versione di Andy Wharol. Che fa sempre più cool. “Tu non lo consegni il tuo telefono..?” mi chiede acidissimo. “Si, anche se non capisco il perchè… Però vabbè, eccolo!” lo spengo e glielo consegno, prima che decida di buttarmi fuori. “E mi raccomando, tra poco niente domande” dice uscendo dalla stanza.

Bene. Finalmente se ne va. I tizi muscolosi iniziano subito a toccarsi e a darci giù di limoni. Io decido di terminare il mio prosecco, e mi avvicino alla finestra. Enorme, che da su piazza Barberini, e un po’ mi emoziono pure davanti alla piazza. Ma lo spettacolo, non era ancora cominciato. Mi giro, mando giù l’ultimo sorso e poggio il bicchiere vuoto sul tavolo. Addento un cornetto salato con salame ed insalata e il mio sguardo cade su una persona, che entra e fa per raggiungerci. E nel giro di tre secondi netti mi sento morire. Dentro.

adam

Davanti ai miei occhi c’è una delle più grandi star internazionali che l’Italia abbia mai avuto. Un cantante famosissimo. Che per ovvi motivo d’ora in poi verrà identificato con il nome di Patrick Murder. Evito le descrizioni. Vi dico solo che è uno dei miei sogni erotici da sempre. Ed ora torniamo a me. Con un cornetto salato in bocca e un’altro bicchieri di prosecco fra le mani. “A Michi Maus, te stai a rifocillà?!?” esordisce sorridendo. IO BASITO. “Ehm… Be ecco, si… Sai per scaldare un po’ la situazione…” rispondo profondamente imbarazzato. Ricordarsi in futuro di non indossare più la t-shirt di Mickey Mouse. In nessuna occasione che non sia in casa. Nessuno capisce che è di Andy Wharol.

Sorrido incredulo per quanto mi è possibile, mentre anche lui prende da bere. “Come ti chiami..?” mi chiede. Mentre sul letto circolare i quattro ne facevano già di ogni, noi eravamo lì che ce la chiacchieravamo. “Annabelle Bronstein… Piacere. Una volta mi sono imbucato a un tuo concerto lo sai?” dico entusiasta. “Come te sei imbucato? E come hai fatto?”. “Be, ecco la mia amica si faceva uno della sicurezza ed ecco… Siamo entrati!” sorrido felice. “Ammazza pure in due ve siete imbucati. Che cotiche!”. Bene. Una perla appresso all’altra proprio.

Decido di cambiare discorso mentre lui mi poggia una mano sul culo. “Devo dedurre che la storia che ho sentito a proposito di te ed un noto attore italiano, quindi, sia tutta vera?”. “Non parlo della mia vita privata, mi spiace!”. E mi fulmina con gli occhi. Mentre con la mano fa cose che non vi racconto. Ho la vaga sensazione che devo essere più vago. Insomma. Sto facendo la pettegola impicciona. Decido di passare all’azione, e lo azzittisco con un limone supersonico. Detto fatto. Di li a poco raggiungiamo gli altri. E be. Vi lascio vagamente immaginare.

Evito i dettagli. Quelli li conoscete tutti. Se che lui è un gran maialone. E non solo. Anche dolcissimo. Si è dedicato un bel po’ a me, per poi, cedere al richiamo dei muscoli. Ma ci sta. D’altronde era stato studiato tutto. Tra l’incredulità della situazione e l’alcool, mi sembrava che quello che stava accadendo davanti i miei occhi era solo frutto della mia immaginazione. Einvece. Non era affatto così. Dopo circa tre ore, la situazione iniziava a scemare, e Patrick, ha invitato me ed uno dei manzi ad andare con lui a fare una doccia. Ho adorato.

Dopo un’altra oretta, con il giorno dietro l’angolo, abbiamo raggiunto gli altri sul letto ma Patrick ci stava salutando. “A regà so stato benissimo. Voi restate ancora fino a quanto volete. Stanno arrivando cornetti per tutti. Divertitevi, e se ricapito ce risentimo. Ok?” chiude, e si allontana verso il corridoio. Ci siamo guardati tutti negli occhi, ancora increduli. Ancora un po’ storditi dalla situazione. I filippini hanno portato cornetti caldi e cappuccini per tutti, e fuori Roma si stava svegliando.

Mi rivesto e raggiungo l’uscita per recuperare il telefono. “Maglietta di Mickey Mouse, mi lasceresti il tuo numero di telefono?” mi chiede la pelata acida di prima. “Certo.”. Lascio il mio numero, recupero il telefono e me ne torno dritto a casa. Con in tasca la speranza di rivederlo, e con una delle serate più fighe che mai avrei creduto di vivere. Che solo a Roma, qualche volta, possono davvero accadere.

Buon compleanno Blog!

Il primo post su questo blog risale esattamente a cinque anni fa. Ne sono seguiti 197. Post in cui ho deciso di raccontare in prima persona il bello e il brutto di essere gay. Cinque anni fa non avrei naturalmente mai immaginato che questo blog potesse diventare in primis una valvola di sfogo per me, nel senso più terapeutico del termine, ma anche per tanti che lo hanno letto nel tempo. E che mi hanno scritto. Ho ricevuto una valanga di mail, mi avete fatto complimenti, condiviso i vostri problemi e anche insultato. Sono certo che nessuno ci abbia mai provato. Poco importa. In qualche modo c’è stata un’evoluzione, e anche  io sono cambiato. Molto. Ma forse la società, quella ancora non cambia. Per questo per celebrare il compleanno numero 5, ho scelto di mettere questo video. E di non aggiungere altro, perchè in fondo forse le parole non bastano più. Ci vogliono i fatti.

Auguri blog.

Votateci Asap

Ecco qua.

Rieccomi. Avevo promesso a me stesso che questa settimana avrei finalmente ridato una dignità a questo stramaledetto blog. Si perché ultimamente è davvero stramaledetto. Un po’ dalla qualsivoglia. Ma non posso non amarlo più. Insomma, ha dato sfogo ai miei trip psyco più devastanti. Ma prima di riprendere le fila del discorso vi chiedo un piccolo e necessario gesto. Se l’anno scorso per un motivo o per l’altro non abbiamo vinto, quest’anno DOBBIAMO assolutamente fare in modo di prendere un Macchianera Italian Awards (ovvero il premio che ogni blogger vorrebbe avere ). Ma prima di tutto c’è il red carpet, per cui vi prendete 5 minuti 5, cliccate qui, leggete i prezioserrimi consigli del Signor Ponza e ci votate. C’è tempo fino al 15 agosto. E potrei ringraziarvi in un modo personale e particolare. Ovviamente non dirò mai quale fino a quando non vinciamo il premio. Siete avvisati. Su su.

Serena Ferretti.



Ieri sera il tweet di cui sopra mi ha lanciato nello sconforto più assoluto. Si perché basta guardarsi intorno per capire che tutti si sposano. Chiunque fa il grande passo. Ed io, e a questo punto non solo io, sono arrivato alla conclusione, che si forse il matrimonio, inteso più come due individui che si uniscono, non è poi così male. No. Sono sincero. Ho sempre odiato l’idea di doversi giurare amore eterno. Per me si è sempre trattato di una sorta di contrattualizzazione nero su bianco dei sentimenti. E i sentimenti, seppur sinceri possono cambiare.
Ma quest’anno, un po’ forse perché mio fratello si sposa, un po’ perché sono in una fase no alternata e prolungata (Tracey Ullman mi leggi?), mi sento di rivalutare tutto. Nella maniera più positiva ed inaspettata che posso. Si perché in fondo io ho cambiato idea a riguardo. Insomma sono arrivato a pensare che sia più un impegno reciproco che ogni giorno va onorato. Costruire mattoncino dopo mattoncino la quotidianità, dividere le sofferenze e gioire dei successi. E bè, poi amarsi, ovviamente. Fare l’amore. Ci sta tutto dentro. In ogni senso anche. Ma non solo, essere responsabile di un qualcosa.
Ovviamente, come tutti sappiamo, mentre il mondo, lentamente si sta aprendo alle unioni omosessuali, qui in Italia il discorso è ancora difficile e poco considerato dai più. Anzi. Più semplicemente non esiste. Ma voi, single vi sposereste mai? Ecco, il mio tarlo si è bloccato esattamente qui. Io, conoscendo il gay medio (capitolino), non mi sognerei di sposarmi mai e poi mai. Ma non perché voglio fare la figa di legno o quella che ha un’eccessiva considerazione di se. Niente affatto. Io so semplicemente che non c’è ne, almeno per me.
Oramai penso davvero di averne provate di ogni. Mi manca giusto di vendermi all’asta al migliore offerente. E penso che alla fine non mi si comprerebbe nessuno. Ma facendo delle accurate riflessioni tra me e me ho concluso che io sono sempre la persona sbagliata, al momento sbagliato, nella vita di qualcun’altro. E questo, non puo’ che non darmi il sensore che non avrò mai la mia relazione equilibrata, sdolcinata, sincera e paritaria che per me sogno. Lo so, volete degli esempi. Ne avrei a bizzeffe, ed anche se non vorrei, tocca generalizzare.
Quando decido di fare solo del sesso senza complicazione alcuna incappo in quello che vuole un fidanzato che gli faccia i grattini sul divano. Quando decido di fare io quello che vuole una relazione incontro quello che è nella fase che si vuole solo divertire. Quando decido che devo allargare gli orizzonti e voglio solo un appuntamento, inciampo in chi invece ha una vita talmente esageratamente fitta di impegni che Barack Obama Levati ASAP.
Quando decido di ignorare il mondo intero perché ne ho abbastanza di tutte le tipologie di uomini finora citati, sbuca un qualche demone dal passato che modifica il suo status da single a ufficialmente fidanzato su facebook e perdo la parola per almeno due settimane. Quando mi viene in mente l’unico che forse potrei amare follemente sopra ogni cosa, bè, non fatico a ricordare che in realtà, ecco. Mi odia. Ma potrei andare avanti per ore. E potrei fare esempi sempre più precisi e calzanti.
Mi trovo davanti un bivio. A destra la Singletudine e a sinistra un burrone. E nonostante il sesso, quello fatto bene, adesso siamo nella fase che non ti incontri neanche più per scopare. Perché ci sono troppi km di distanza. Mi chiedo ma io che male ho fatto? Che problema ho che alla fine della giornata appaio ai più come uno spostato? Oppure sono gli altri che sono spostati? Non lo so. Io mi riservo solo di avvertire un senso leggero di amarezza. Profonda desolazione. E voglia di fare le valigie e sparire sul primo treno come se non ci fosse una destinazione nota. E basta.
Per piacere pero’, non scambiate questo mio sfogo personale per una mal sana invidia verso la qual si voglia. Niente affatto. A questo proposito vorrei dire che io amo le coppie e quelli che stanno insieme. Li ritengo dei pionieri, delle entità speciali che non hanno nulla a che vedere col sottoscritto. Delle persone che hanno la forza di condividere sempre, qualsiasi cosa con il proprio partner. Gente davvero che meriterebbe un premio perché non solo amano, ma sono anche amati. Incondizionatamente.
Ed è questo il punto esaustivo di tutta questa drammatica faccenda. E visto che il dramma è sempre dietro l’angolo, sono certo che tutti o quasi vi state chiedendo chi cazzarola sia Serena Ferretti. Non lo so neanche io a dire il vero. O meglio, so che è una ragazza che sta per sposarsi, e che per il suo addio al nubilato è andata in giro per Roma per tre giorni a vendere magliette come da foto. Ed una l’ho comprata anche io, addirittura con un’offerta super generosa (a suo dire) di cinque euro.
Perché in fondo io sono solo una sfigata orrenda che crede davvero all’amore. E spero che ci creda anche lei. Perché in fondo aiuta sicuramente di più vivere in attesa della persona giusta, che vivere con quella sbagliata per tutta la vita. Anche se ecco, in giornate come queste mi verrebbe solo la voglia di prendere spaccare tutto ed urlare fino a consumare le corde vocali. Che pure quello, aiuterebbe un tantino, invece di passare tutta la serata a vedere gli album fotografici dei matrimoni di quelle cretine che venivano all’università con me. 

Il Pisello Odoroso is back!

Ecco qua. Come promesso a settembre il Pisello Odoroso si è rifatto una botta di lifting! Ovviamente tutto nuovo e rinnovato grazie alle sapienti mani di @Guytano__ che hanno curato la grafica. Grazie. E poi non posso che non invitarvi a lunedì a riprendere la lettura dei nuovi post, che quest’anno avranno una cadenza molto più ravvicinata rispetto al passato. Si, questa volta lo prometto, al costo di pubblicare la fotocopia del mio culo. Ehm. E nel frattempo siete liberissimi di gironzolare su tutti i social network tipo faccialibro, il canale youtube, twitter e tumblr. Ovviamente sono reperibile anche su Instagram (basta cercare annabellebronstein). 
E se proprio non ne avete abbastanza dal prossimo 11 settembre 2012 riprende la mia rubrica Sextastic sulle pagine del Signor Ponza. Insomma, quasi a farvi venir voglia di buttare il pc per terra e saltarci sopra! Ecco. Ma a questo proposito voglio invitarvi a vedere il video di cui sotto, perchè ovviamente da quelle parti scrivono anche Fabry_ , Ariel e Filodrama. Ne abbiam tutti di ben donde, e a questo proposito tocca proprio che ci date il vostro voto per gli imminenti Macchia Nera Blog Awards! Basta cliccare qui e seguire tutte le istruzioni per votare. Grazie.
Detto ciò preparatevi, perchè a breve ci sarà anche un simpaticherrimo concorsone per tutti voi, soprattutto fan di Grey’s Anatomy (passateparola).
E’ tutto, vi aspetto lunedì con un nuovo inaspettaterrimo post! Valalalassss

AB



Davvero avete creduto che avessi saltato a piè pari un nuovo appuntamento con la rubrica del non sense per antonomasia del web??? E invece, poco prima della fine di questo lunghissimo giorno eccolo tutto per voi. Però datemi un podio ed una bandiera perché la pazzesca che è in me esce per ricordarvi che l’evento più importante per la comunità GLBT è ai nastri di partenza il prossimo 23 giugno. E piuttosto che andarci per rimorchiare, ecco di seguito il manifesto politico del Roma Pride 2012. Così almeno abbiamo tutti ben chiaro cosa stracazzo dobbiamo andare a fare. Ok? Detto ciò, il giovedì random riprenderà la prossima settimana con i suoi soliti appuntamenti. Ah, arriveranno anche nuovi post. Credeghe!
Vogliamo tutto, senza più mediazioni, senza più rinunce, senza più tentennamenti.
Vogliamo tutto: questa è la richiesta che le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer e intersessuali rivendicano con il Roma Pride 2012. Il Pride è il momento di massima espressione della nostra battaglia per il riconoscimento della parità, dignità e libertà di vivere e amare senza ingerenze religiose, moralistiche e ideologiche. Nel Pride sta la forza di una comunità che si trova unita nell’orgoglio per quello che si è, nelle rivendicazione di una piena uguaglianza, nella gioiosa visibilità individuale e collettiva, nell’allegria di un giorno di festa e condivisione.
Vogliamo tutto e lo otterremo nello spirito di Stonewall, attraverso la nostra lotta di liberazione che ripudia ogni forma di violenza, autoritarismo e totalitarismo e proclama come fondativi di una società democratica i valori dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo.
Vogliamo tutto, perché ciascuna e ciascuno di noi merita ed esige riconoscimento e tutela, sia nella sua individualità, sia nelle forme di affettività e condivisione che desidera. Vogliamo essere libere e liberi di scegliere e di esprimere le nostre identità, con i nostri corpi e con la nostra fisicità, anche fuori dai canoni standardizzati, attraverso un percorso di autodeterminazione e promozione delle differenze.
Vogliamo tutto per la realizzazione del nostro progetto di vita e d’amore; vogliamo tutto per noi, i nostri affetti, le nostre famiglie e i nostri figli: dal matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso, su un piano di piena uguaglianza formale e sostanziale con quello delle coppie eterosessuali, al riconoscimento delle differenti forme di affettività e relazioni che ciascuna e ciascuno di noi possa scegliere liberamente.
Vogliamo tutto, vogliamo istituzioni e leggi realmente laiche, che sono la piena garanzia della libertà e della autodeterminazione delle persone nelle loro scelte di vita, religiose e filosofiche, lontane da impostazioni da stato etico che confondono peccato con reato o illecito, puntando a imporre un modello unico di società a cui uniformarsi.
Vogliamo tutto, vogliamo poter vivere liberamente la nostra identità di genere, per questo chiediamo legittime tutele a favore delle persone transessuali, transgender e intersessuali che vivono forti discriminazioni e abusi nei diversi ambiti della propria esistenza.
Vogliamo una società priva di ogni forma di discriminazione e violenza omo/trans/lesbofobica. Vogliamo interventi legislativi, culturali, informativi e di sensibilizzazione per il contrasto di ogni forma di pregiudizio legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Vogliamo tutto, consapevoli che la crisi attuale non può essere utilizzata per sottrarre e restringere spazi di libertà e di cittadinanza a quei soggetti che già in un periodo “pre-crisi” ne pagavano il prezzo sociale, economico e culturale  maggiore, consapevoli che i parametri economici, come lo spread e il P.I.L. non misurino il benessere, la realizzazione e la felicità di ciascuna e ciascuno e vogliamo che governo e istituzioni riconoscano tutti i diritti e le garanzie che ci spettano.
Vogliamo una riforma radicale del sistema di welfare, a oggi fondato prevalentemente sull’istituto familiare. Vogliamo un welfare universale, che consideri sia le famiglie sia gli individui, attraverso un sostegno reale al reddito come strumento di concreta autonomia delle persone, di tutela dall’emarginazione sociale e, soprattutto per i giovani e per gli anziani, di indipendenza dalla famiglia d’origine.
Vogliamo tutto per costruire, insieme a tutte le forze vive del Paese, un tessuto culturale e sociale aperto e inclusivo, che faccia delle differenze una ricchezza. Vogliamo tutto, vogliamo parità di accessibilità all’informazione, alla formazione e alle attività della vita quotidiana in genere anche per chi, come le persone sorde, sconta il fatto di far parte di una minoranza linguistica che lotta da anni per il suo riconoscimento e la visibilità della sua diversità.
Vogliamo tutto, in un percorso comune a quanti subiscono gli effetti più duri di stigma, emarginazione, discriminazioni e violenza: donne, migranti, diversamente abili, lavoratori precari e sfruttati, Rom, credenti di minoranze religiose, giovani e studenti. Uniti a chi ancora crede nei valori dell’uguaglianza, della dignità umana e delle differenze. Insieme si può costruire e regalare un Paese più giusto, libero, laico e democratico.
Vogliamo tutto, vogliamo un’informazione corretta e non affetta da pregiudizi e moralismi sulle malattie sessualmente trasmissibili, così come vogliamo interventi per combattere lo stigma sociale che colpisce le persone in HIV, con una particolare attenzione a campagne di prevenzione e sensibilizzazione riguardo alla sieropositività e all’AIDS, nel rispetto di una sessualità libera e consapevole.
Vogliamo tutto, vogliamo che l’appartenenza all’Unione Europea non si traduca nelle misure di austerity che mortificano la maggioranza della popolazione, nei tagli indiscriminati alla spesa sociale e nell’abbassamento generale dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Vogliamo che l’idea di Europa si basi sull’allargamento dei diritti, civili e sociali, indipendentemente dal paese di origine, in un’ottica di avanzamento e non di regressione, applicando i principi e i diritti sanciti della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. All’Europa dell’austerity vogliamo sostituire l’Europa dei diritti.
Vogliamo quindi che ogni persona veda riconosciuta, tutelata e promossa la propria specificità e vogliamo che le istituzioni assicurino a tutte e tutti il pieno godimento dei propri diritti, della propria dignità e della propria libertà.
I partecipanti al Roma Pride 2012 vogliono costruire, attraverso la partecipazione e la diffusione di una cultura del rispetto reciproco, una società accogliente, inclusiva e plurale.
Per questo VOGLIAMO TUTTO!
I promotori del Roma Pride 2012
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
QueerLab
Lista Lesbica Italiana
Rete Genitori Rainbow
Subwoofer
Roma Rainbow Choir
Gaynet Roma
Orgogliosamente LGBTIQ
Famiglie Arcobaleno Roma
Gruppo sordi e udenti LGBTE Roma
Collettivo di femministe e lesbiche “La Mela di Eva”

Per avere maggiori info clicca qui. Il documento è tratto dal sito ufficiale del Roma Pride 2012.

 IL PUNTO del SIGNOR PONZA

La doverosa premessa è che quando Annabelle Bronstein mi ha chiesto di scrivere per il giovedì random mi sono sentito felice e onorato al tempo stesso. Spero che la mia scenata isterica alla Loretta Goggi non abbia influito eccessivamente sulla scelta. Negli istanti successivi, tuttavia, ho iniziato un po’ a sentire il peso della responsabilità di scrivere su un blog che seguo e ammiro da tanti anni e che, soprattutto, è così apprezzato. In poche parole, mi son cagato addosso. Il compito che mi è stato affidato, infatti, è quello di parlare di attualità e politica. Quindi la mia grossa preoccupazione è quella di cercare di non annoiare, anche perché fondamentalmente resto pur sempre un cazzone di prima categoria.
Per facilitarmi in questo compito e inaugurare questo spazio, ho deciso quindi di parlare di politica partendo da uno che era nato facendo il comico, cioè facendo ridere la gente: Beppe Grillo.
Il comico genovese è molto in voga in questi ultimi mesi, manco stesse facendo un tour mondiale BPP GRLL, prendendo per il culo Lady Gaga e scapezzolando sul palco come fosse una Belen Rodriguez qualsiasi. No, molto peggio. Tante persone hanno votato alle ultime elezioni amministrative il Movimento 5 Stelle, da lui promosso e sponsorizzato, al punto che a Parma, comune di circa 188.000 abitanti, è stato eletto il primo sindaco “grillino”. Ma su questo ci torniamo a breve.
Prima vorrei spendere due parole su Beppe Grillo. Beppe Grillo è tornato alla ribalta negli ultimi anni per essersi promosso come paladino delle nuove tecnologie e, soprattutto, grazie al successo del suo blog. A proposito, voi avete mai aperto il blog di Grillo recentemente? E’ talmente incasinato che era più facile navigare e trovare contenuti nei vecchi Windows Live Spaces scritti dalle bimbeminkia e piene di scritte glitterate e animazioni di Hello Kitty che provocavano attacchi epilettici ripetuti. E’ importante inoltre non dimenticare che, una decina di anni fa, durante i suoi spettacoli, Grillo spaccava i computer sul palco come nemmeno il peggior luddista. Diceva anche di voler distruggere i partiti e oggi praticamente ne ha fondato uno.
Non mi si fraintenda, non ho nulla in contrario a chi cambia idea. Io stesso lo faccio più o meno un migliaio di volte al giorno. Quello che più mi spaventa è che Grillo ha tirato su un carrozzone che, sfruttando l’ondata di antipolitica, si trova a fare i conti con la delicatezza e la responsabilità che il ruolo di governo della Cosa Pubblica impongono. L’elezione a sindaco di Pizzarotti a Parma ne è un esempio. Il Movimento 5 Stelle si è trovato catapultato alla guida di una città di medie dimensioni, con un debito di bilancio stimato tra i 900 milioni di euro e il miliardo e due. Ancora non hanno formato la Giunta (solo un assessore è stato annunciato. Per carità, via youtube, bellissimo, ma solo uno) e hanno deciso di scegliere il city manager (il Direttore Generale), esaminando i curriculum che arriveranno via internet. Il tutto per quanto? Pare per circa 38.000 euro lordi (non ho trovato conferme, anche perché sul blog di Grillo, come vi dicevo, non si capisce un cazzo). Cioè più o meno lo stipendio che un Signor Ponza qualsiasi potrebbe guadagnare. tra un paio d’anni. Ma 1 miliardo di euro di debiti di un Comune non si risana con l’antipolitica e gli slogan, né tantomeno con qualcuno che “assumi” via internet per quelle cifre lì.
Si sarà intuito che il mio giudizio nei confronti di Beppe Grillo e del suo movimento è decisamente negativo. E allora gli altri sono meglio? Direi di no, il panorama non offre molto. Forse Gerry Scotti arriverà a salvarci e a benedirci tutti quanti, ma questa, se non vi ho martellato troppe le palle con questo post, potrebbe essere materia di approfondimento dei prossimi giovedì random.
Se anche tu sei rimasto totalmente convinto e appassionato dal punto di vista del Signor Ponza, leggilo su Così è (se vi pare) e non perdere l’occasione di metterti in discussione!!!!

#happyfuckingbirthdayannabellebronstein

Devo ammettere che allo stato attuale delle cose persino la mia lista della spesa è più interessante di questo blog. E io di solito non spendo mai più di quindici euro. Ma a parte questo, è ora di celebrare, festeggiare1 Giubilo in tutto il regno! Si perché oggi è il mio compleanno. Si. O meglio. Non il mio, ma di Annabelle Bronstein. Si. Quella fottuta sgualdrinaccia che alberga in queste pagine virtuali. E che però devo ammettere, mio malgrado, si sta spegnendo. Eh si. Per me è come in arresto cardiocircolatorio, e c’è un medico bonissimo che la sta rianimando.
Ma non è semplice. Io ancora ci riesco. Ma per regalarvi un post per lo meno dignitoso, ho dato una smossa a quella emerita stronza. Era lì, agonizzante, da almeno due settimane, un po’ per la cagionevole salute, un po’ per gli eventi atmosferici che hanno sconvolto la capitale, questa sera (poche ore fa), ho dato uno scossone sorprendendo anche me stesso, a dire il vero, e ho ceduto ad un primo appuntamento. Eh si. E mai errore fu più grande. Parliamo ovviamente di un ominide sui trent’anni che forse da due mesi mi manda messaggi a scatafascio su bear.
Al termine di questo post ricordatemi di cancellarmi da bear. Comunque, in due mesi di assidua corrispondenza, devo ammettere che è stato anche simpatico. Abbiamo parlato un po’ di tutto, per quanto una chat gay possa permettere. Ma è noto che il lupo perde il pelo ma non il vizio. E io do sempre molto credito a queste persone, nonostante ci sia sempre una fotografia poco chiara a rappresentarle. Anche in questo, ovviamente dalla foto non si capiva una beneamata ceppa. Ma io ho continuato, e siamo arrivati al fatidico punto.
Ovvero: ci vediamo? E questa sera, dopo una settimana di pressioni, ho deciso di andare, in autobus, subito dopo cena a casa di questo simpatico ometto. Che ho or ora deciso di chiamare con il soprannome OrsettoMaverick. Lasciate stare perché. Arrivo in una sorta di residence/hotel a 5 stelle. Mi apre un tizio, augurandomi una buona serata e chiedendomi se fossi io Annabelle. Certo, mi sento rispondere, e mi fa strada verso l’entrata. Un posto iper cool e figherrimo con divani bianchi e viola e puff neri sulla destra, e un’enorme reception sulla sinistra.
Il tizio mi fa accomodare e dice “Il signor OrsettoMaverick sta per arrivare. Posso allietare la sua attesa con una rivista o una bevanda calda?”. Ma dove sono? Su un volo Ryan Air, penso. Rifiuto la rivista e accetto una cioccolata calda. Che poi a me mi mette una sciolta che levatevi (cit. #AskFabryJ). L’orsetto ci ha messo anche un po’ troppo per i miei gusti, insomma chi ti credi di essere una delle Lollipop? Io mi sono finito un’ottima cioccolata calda, accompagnata da ottimi biscottini. Tutta roba fresca. Naturalmente.
Dopo tipo un quarto d’ora un labrador bellissimo entra dal portone e va a fare le feste al tizio carinissimo della cioccolata calda. Ho sempre sognato un fidanzato con un labrador così bello. E un maggiordomo che ti fa la cioccolata calda mentre lo aspetti. In una notte invernale con la neve fuori. Insomma è tutto perfetto. Fino a quando dal portone arriva una sorta di Yeti, alto un metro e una mezza banana, brutto da farti venire l’orticaria al solo sguardo. E delle guance. Ma delle guance. Enormi da farmi quasi svenire.
Con molta vaghezza (io stimo queste persone), si presenta e si scusa dell’attesa. Ma il suo cazzo di cane doveva pisciare. Cane che nel frattempo fraternizza con le mie scarpe, i miei jeans e il mio giubbino. Leccandoli per bene. E poi mi è letteralmente saltato addosso. Mi invita ad entrare dentro casa, ed arrivo in questa che più che una cosa sembra una vera e proprio stanza di un albergo. “Non ti sedere sul letto, c’è la coperta del cane”, esordisce e mi fa accomodare su una sedia. Comincia una noiosissima conversazione.
Che evito accuratamente di riportarvi. Che fai… Bla, bla, bla… Io i locali gay non li frequento, bla, bla, bla… E chiude il cane sul terrazzo. Porello però con sto freddo, penso. Dopo tipo venti minuti io sono lì lì di suicidarmi facendomi divorare dal cane, ma lui decide di farlo entrare. E il cane comincia a leccarmi, in mezzo le gambe. Penso che davvero queste robe succedano solo a me. Perché prima di tutto una persona sana di mente si sarebbe sicuramente fatto mandare una foto. E poi il clou. Acquietato il cane che finalmente mi ignora, lui dice “Posso farti una domanda indiscreta?)”.
No. Vorrei urlargli e correre via. “Ma le foto che hai messo sul profilo sono le tue?”. Ecco qua. Ci siamo. L’OrsettoMaverick  non ha capito chi ha di fronte. Io comincio a fare la pazza. Ma la pazza davvero: “Scusa, e perché non sarebbero le mie? Piuttosto come fai a domandarmi una cosa del genere tu che non mi hai mandato neanche un pixel di come sei fatto?Quelle che hai visto mi sembrano che sono uguali a come sono. Anzi sono pure dimagrito”. Tutto con un noto molto irruento.
Lui sorpreso mi guarda e mi dice, “Non dovevi mica prenderla, adesso non si può neanche parlare. Aahauhauhuahuah. Piuttosto guarda il bagno, c’è anche l’idromassaggio!”. Bene. Tipo che non ci vedo più dai nervi. Mi alzo, di scatto, Prendo il giubbino e lo guardo. “Senti scusa. Invece di dire a me, guardati tu. Hai messo quello foto che di te non mostra nulla e mi fai arrivare fino qui, e scopro che sei tutta un’altra persona? Scusa ma forse è il caso che io vada. Ciao”. E lui senza neanche darmi il tempo di fare un’uscita scenica (ma non lo vede Beautiful?), dice:
“Essu. Ma che pensavi che avremmo parlato, dai vieni qua, succhiamelo!”. Ma dove sono finito? Senza rispondere mi giro ed esco. Il suo maledetto labrador prende la rincorsa e mi salta addosso. In faccia. Mi colpisce in pieno ed io cado a terra. L’OrsettoMaverick si sbellica dalle risate. Ma che cazzarola ci sarebbe da ridere. Mi rialzo scanso il fottuto quadrupede e fuggo. Non dimentico di salutare l’efficiente maggiordomo. Secondo siamo diventati già intimi e io potrei comunque tornare a trovarlo. Perché no? Sento già di stargli simpatico. Insomma quando c’è feeling uno lo percepisce subito, non vi sembra? Comunque.
Mentre torno a casa rifletto e mi chiedo se è possibile che queste cose possano accadere solo ed esclusivamente a me. Mi accendo una sigaretta e mi rendo conto che il cielo è già pieno di nuvole e il freddo mi taglia la faccia. Realizzo di colpo che il 10 febbraio Annabelle Bronstein festeggia il suo terzo anno di vita, e mi viene da sorridere. Insomma, imbrattato dalla testa ai piedi dalla bava di un cane, e il suo padrone brutto da far morire di noia Lindsay Lohan in un sexy shop, realizzo che l’unico modo per festeggiarla in meglio è postare questa serata disastrosa.
E convincermi: le persone non cambiano mai. E anche io, o Annabelle, se volete, sono la stessa persona. Forse gli intenti, quelli, si. In qualche modo si sono evoluti. Ed io ho ritrovato, finalmente la voglia di scrivere un pochetto di più. Anche se non dovete mica disperare, gli errori ci saranno sempre. Quelli fanno parte di me. Ma prima o poi mi faranno capire ancora di più. Senza perseverare, o almeno, ci conto.
Grazie per tutti quelli che mi hanno già fatto una marea di auguri! Annabelle, ringrazia!
#happyfuckingbirthdayannabellebronstein

L’estate del Deficiente – parte prima


Che estate è stata questa? Francamente io sono quasi contento che sia finita. Lo scrivo con un certo sospiro di sollievo. Anche se devo ammettere che i presupposti era stati molto diversi. Mi ero già immaginato immischiato in qualche tresca amorosa. E invece no. Niente. Invece è stata un’estate in cui ho girato dalle Marche all’Emilia alla ricerca di un posto di lavoro negli enti pubblici, e ne ho vinti persino due. Chissà mai quando mi chiameranno, e se mai accetterò. Ma vabbè. Basta provarci no? Ma non è tutto. E’ stata l’estate delle conferme.
Ovvero l’estate in cui ho fatto ventotto anni, ma in realtà me ne sono sentiti quasi sempre ottantadue. L’estate in cui la noia l’ha fatta da padrona, e neanche gli amici sono stati fin troppo terapeutici. L’estate degli scazzi amorosi e degli stronzi. L’estate delle zanzare aggressive e selvagge che non mi hanno dato scampo neanche con l’Autan. L’estate in cui è arrivata Asia, e sono diventato zio acquisito. Un’estate troppo breve. Un’estate che mi ha fatto rimpiangere l’inverno. Un’estate che rimpiangerò tra un mesetto circa. L’estate della trasparenza, la mia, visto che nessuno mi ha dato un pizzicotto sul sedere.
Ho pensato persino che il problema sia tutto mio. E’ vero anche che andrò in ferie il 17 settembre, per cui non è neanche troppo carino vedere milioni di persone abbronzate che se la spassano mentre tu devi sgobbare. Ma forse questa estate ho aggiunto un altro tassello a quella che mi piace che fosse la mia consapevolezza. Ovvero che devo smetterle con le discoteche. Non sono più quelle di una volta. E io francamente non posso più fare i km all’interno di esse tra milioni di persone alla ricerca disperata di un uomo che mi degni della sua considerazione. Nossignore!
Ci hanno imposto delle regole che adesso cominciano a starmi strette. Il Gay Village è assediato da un manipolo di etero coatti che prima si gigioneggiano che quattro checce ci hanno provato con loro e poi appena escono fuori, ubriachi e strafatti di chissà che cosa ti prendono a calci fino a farti uscire gli zigomi dalla faccia. Il Glamda (al Vintage) è stata una piacevole novità, ma ben presto la noia ha vinto anche lì, visto che la musica ti faceva venir voglia di prendere a testate gli alberi e chiunque passava a tiro. Altre cose? Bo. Non lo so, non mi pare di ricordarle.
Forse perché non erano interessanti. Ah si. Piazza Vittorio per la settimana del Pride. Quello è stato un bel posto. Ma tra la pioggia e il lavoro ci sono stato poche volte. Insomma è possibile che uno si possa rompere le palle di Roma d’estate? Si. Io mi sono rotto le palle. Per non parlare della grigia e pesante nube tossica allontana gay che si è formata intorno a me. Tutti quei ragazzi intriganti, interessanti, simpatici dove sono andati a finire? Adesso vai in un qualsiasi posto di aggregazione omosessuale e stanno tutti lì con il naso in basso a controllare Grindr o Scruff o WhatsApp o quel cazzo che hanno. E’ possibile che è diventato complicato avvicinarsi e fare quattro chiacchiere.
Chessò? Di sport, politica, tv. Ok. Forse di sport e politica ne capisco ben poco. Ma tv si. Eccome se ne capisco. E’ possibile che la pigrizia ci ha portato (mi ci metto ovviamente anche io) ad andare a cercare chi ti scopa direttamente in un locale gay. Non deve esistere neanche più uno scambio di parole, una stretta di mano… Chessò un valalalasss simpatico introduttivo. Nulla di tutto ciò? Lo so. In pratica sto mettendo in evidenza un lato malato della società gaia capitolina. Ma non è affatto giusto che le cose vadano così.
E poi ti giri, e orrendi esemplari di ragazzi omosessuali, più simili a dei criceti spelacchiati, sono li che se la chiacchierano nasino-orecchio con dei ragazzi discutibilmente interessanti, ma che comunque sono degli essere umani, e con i quali copulano e amoreggiano, e quando ti passano davanti alzano il sopracciglio a mò di sfida. Come se stessero dicendo “Io ho un ragazzo e tu no… Io ho un ragazzo e tu no” adducendo in maniera molto sottile una specie di semimovenza di vittoria. Eh si, e che pensavi che non me sono accorto?
Tutto questo in me crea dei sentimenti contrastanti che si manifestano, soprattutto quando ho un bel tipo davanti con il quale mi vorrei avvicendare, con un’evidente stato di ansia generalizzata e un’improvvisa balbuzie che mi rende praticamente un emerito deficiente. Addirittura sono arrivato a pronunciare la esse moscia (a mò di Paperino). Il ritratto di un essere orribile. E sono stato gentile, visto che parliamo di me. Ed ora, perentoriamente, in me riaffiora la necessità di chiedermi come mai succede ciò. Ma rischierei di rielencare per la milionesima volta cose già dette in altri cento post.
Insomma neanche io mi sopporto più. Ripeto a me stesso che devo svegliarmi col sorriso e bastarmi a me stesso. Ma puntualmente invece mi incupisco davanti a improbabili coppie che vogliono sciorinarmi il loro stare insieme come una scelta matura e consapevole e soprattutto piena di amore. Quando poi, e io ne so di ben donde, quando uno dei due si gira l’altro è già pronto a diventare una sciacquetta spara ferormoni e appestare chiunque topolone lo circondi nel raggio di 150m. Basta, sono esausto. Ma dove sono finiti i ragazzi di una volta?
Secondo me sono andati all’apertura del Village con la navetta e in realtà li hanno portati chissà dove. E nonostante tutte queste vagonate di pensieri mi rendo conto che tra una settimana io rimpiangerò questa estate. Perché non lo so. Ma so che sarà così. In compenso ho smesso di chiedermi quando mai troverò uno decente che mi degni del suo sguardo. Che abbia voglia di parlarmi. E abbia voglia di farmi sentire importante. Suo. E quel qualcuno so pure chi è. Ma mica se lo vuole mettere in testa?   

Europride 2011!!!

Dunque dunque. Come ogni anno, dopo il Pride si tirano le somme. E quest’anno le somme sono incredibili. Una parata sicuramente coinvolgente, tantissime persone. Le cifre ufficiali parlano di cinquecento mila persone durante la parata, imponente con quaranta carri. Ma quello che più mi ha colpito, è stata sicuramente la risposta delle persone. Quelle che stanno ai bordi delle strade, quelle che ti guardano. Quest’anno erano tutte sorridenti, curiose. Non che gli anni passati ci lanciavano gatti morti. Però si avvertiva uno spirito diverso. Mi è sembrato che per la prima volta ci fosse voglia di cambiare. E questo forse è sicuramente tutto dovuto al nostro carissimo nano. Che si sa, i nani sono malvagi.

La voglia di cambiamento l’ho letta negli sguardi delle persone lungo i marciapiedi, negli applausi delle signore alle finestre, negli occhi sognanti e stupiti dei bambini da quell’improvvisa festa nelle strade. Sono sempre dell’idea che per segnare dei grandi passi verso il cambiamento deve partire dalla collettività, e un po’ quella voglia io l’ho avvertita. Perché io sono ancora uno di quelli convinto che le cose possono migliorare e andare per il meglio. Ma il gay pride non è solo questo. E’anche una manica di omosessuali semi nudi che sculettano in massa per strada. E tra questi, ovviamente c’è sempre qualcuno che attira la mia attenzione. E come ogni pride, io decreto il migliore a cui ho dedicato una straordinaria gallery su faccialibro.

Lo so, sono una cretina quando faccio queste cose, ma chi se ne fotte no? Altro punto su cui vanno spese due parole è sicuramente la presenza di Lady GaGa. Adesso io sono di parte in qualche modo, perché la seguo e mi piace a prescindere, però ecco va detto che il discorso che ha fatto è stato sicuramente intenso e partecipato, che mi è piaciuto in diversi punti perché ha parlato di amore. Ed è questo l’aspetto che in definitiva dovrebbe entrare nelle teste di tutti. Poi che sia stato comodo invitare lei, questo non lo metto in dubbio, ma basta fare un rapido giro sui siti d’informazione internazionali per capire quanto risonante sia stato il suo intervento. E poi bè, Lady GaGa che ti suona al piano è sempre un piacere. No?


Altro dettaglio che non mi è particolarmente piaciuto è sicuramente la scelta di tenere il palco vuoto fino al suo arrivo. Perché non far salire prima tutti gli esponenti delle associazioni? Invece che lasciar spazio alla musica e alle drag? Insomma perché non intavolare prima dibattiti e argomentazioni varie invece che farci morire di noia? E poi? Il macello dei pass ospiti? Alcuni, i più fortunati sotto il palco, e il resto nell’area appena dopo a farsi rodere il culo? Perché questi dettagli non erano stati concordati prima? Fa subito la Praitano a scusarsi, ma perché è successo? Forse poco importerà, perché alla fine tutti sono soddisfatti. Per l’evento, per come è stato gestito e per Lady GaGa. Che in soldoni ha portato un milione di persone al Circo Massimo.

Per me è stato il solito bel momento di espressione gaia. E poi, mi fa paura ammetterlo, ma sono estremamente felice in questi giorni. Nonostante io odi festeggiare il compleanno, quest’anno è stato diverso, e soprattutto strano. Ho conosciuto tanti amici che seguo su twitter, e mi ha fatto tanto piacere, e poi forse qualcosa è davvero cambiato. Per la prima volta ad un mio sorriso dall’altra parte c’era un sorriso. E sembrerò una poveretta, una sentimentale, o persino Margherita la zozzona, ma a me ha fatto molto piacere. Anche se è solo un momento, che non porta niente, e che vista la situazione non credo possa diventare altro, ma a volte si sta un po’ più tranquilli anche così. E poi io ho fiducia nel tempo…

Concludo ringraziando le mie amiche, come sempre. Upclose e Guy con cui ho percorso la parata, Ga, Ciù Ciù, Giuseppe, Tata, Chicco, Ale, la Burina. E tutti quelli di twitter, Andrea e Luca, Riky e anche Gaudo e i suoi simpatici amici. E’ stato un bel pride, che mi rimarrà in testa per un bel po’. E adesso per piacere smuovete quel culo e andate a votare, tutti!!! OKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK????????????????????????????????????????????????EH!