Bene, devo ammettere che negli ultimi mesi di castigo sessuale che mi sono auto imposto, tra peripezie di ogni genere, per riabilitare la mia immagine agli occhi di me stesso, in primis, ho deciso di cedere a gli appuntamenti. Ed ho deciso che per tutta l’estate mi darò da fare a conoscere nuove persone. Persone con le quali scambio qualche messaggio sui vari siti e social d’interesse. Facciamola finita con la balla che uno va in discoteca o a fare l’aperitivo e incontra l’uomo della sua vita. Visto soprattutto che ci pregiamo tutti di un’intelligenza. O qualcosa di molto simile.
Categoria: amore
Serena Ferretti.

Sex Austerity
Sapevo che sarebbe successo. Prima o poi il troppo stroppia. Ed è inevitabilmente successo anche a me. Così dopo mesi di sesso compulsivo ed incontrollato ho dato un chiaro e sonoro stop. A tutto. E a tutti soprattutto. Motivi? Be inutili dettagli che riguardano la mia salute, nulla di grave state sereni, e il perentorio pensiero che mi trapana tempie ed anche un po’ le palle. Ovvero io qua che cazzo ci sto a fare?
Luglio, grigio.
Senza Titolo 2.
Un post gelato.
E dentro vi erano una marea di statue: di Gesù, Madonne a lutto e croci varie, di Pasqua soprattutto, che durante le feste di Natale venivano spostate per far posto all’enorme presepe a semigrandezza naturale. Insomma io mi sono chiuso le porte dietro, e sono rimasto chiuso dentro. Dopo averla fatta tutta mi sono reso conto del dramma che stavo vivendo e al quale non sapevo come porre fine. Ero nel lato più esterno del palazzo e nessuno mi sentiva, con le inferriate alle finestre. E all’epoca non c’erano cellulari. In conclusione sono rimasto chiuso tutta la notte della vigilia in quel magazzino, e i miei hanno passato la nottata dai carabinieri, che alle 6 del mattino hanno finalmente avuto un’intuizione.
Europride 2011!!!
Dunque dunque. Come ogni anno, dopo il Pride si tirano le somme. E quest’anno le somme sono incredibili. Una parata sicuramente coinvolgente, tantissime persone. Le cifre ufficiali parlano di cinquecento mila persone durante la parata, imponente con quaranta carri. Ma quello che più mi ha colpito, è stata sicuramente la risposta delle persone. Quelle che stanno ai bordi delle strade, quelle che ti guardano. Quest’anno erano tutte sorridenti, curiose. Non che gli anni passati ci lanciavano gatti morti. Però si avvertiva uno spirito diverso. Mi è sembrato che per la prima volta ci fosse voglia di cambiare. E questo forse è sicuramente tutto dovuto al nostro carissimo nano. Che si sa, i nani sono malvagi.
La voglia di cambiamento l’ho letta negli sguardi delle persone lungo i marciapiedi, negli applausi delle signore alle finestre, negli occhi sognanti e stupiti dei bambini da quell’improvvisa festa nelle strade. Sono sempre dell’idea che per segnare dei grandi passi verso il cambiamento deve partire dalla collettività, e un po’ quella voglia io l’ho avvertita. Perché io sono ancora uno di quelli convinto che le cose possono migliorare e andare per il meglio. Ma il gay pride non è solo questo. E’anche una manica di omosessuali semi nudi che sculettano in massa per strada. E tra questi, ovviamente c’è sempre qualcuno che attira la mia attenzione. E come ogni pride, io decreto il migliore a cui ho dedicato una straordinaria gallery su faccialibro.
Lo so, sono una cretina quando faccio queste cose, ma chi se ne fotte no? Altro punto su cui vanno spese due parole è sicuramente la presenza di Lady GaGa. Adesso io sono di parte in qualche modo, perché la seguo e mi piace a prescindere, però ecco va detto che il discorso che ha fatto è stato sicuramente intenso e partecipato, che mi è piaciuto in diversi punti perché ha parlato di amore. Ed è questo l’aspetto che in definitiva dovrebbe entrare nelle teste di tutti. Poi che sia stato comodo invitare lei, questo non lo metto in dubbio, ma basta fare un rapido giro sui siti d’informazione internazionali per capire quanto risonante sia stato il suo intervento. E poi bè, Lady GaGa che ti suona al piano è sempre un piacere. No?
Altro dettaglio che non mi è particolarmente piaciuto è sicuramente la scelta di tenere il palco vuoto fino al suo arrivo. Perché non far salire prima tutti gli esponenti delle associazioni? Invece che lasciar spazio alla musica e alle drag? Insomma perché non intavolare prima dibattiti e argomentazioni varie invece che farci morire di noia? E poi? Il macello dei pass ospiti? Alcuni, i più fortunati sotto il palco, e il resto nell’area appena dopo a farsi rodere il culo? Perché questi dettagli non erano stati concordati prima? Fa subito la Praitano a scusarsi, ma perché è successo? Forse poco importerà, perché alla fine tutti sono soddisfatti. Per l’evento, per come è stato gestito e per Lady GaGa. Che in soldoni ha portato un milione di persone al Circo Massimo.
Per me è stato il solito bel momento di espressione gaia. E poi, mi fa paura ammetterlo, ma sono estremamente felice in questi giorni. Nonostante io odi festeggiare il compleanno, quest’anno è stato diverso, e soprattutto strano. Ho conosciuto tanti amici che seguo su twitter, e mi ha fatto tanto piacere, e poi forse qualcosa è davvero cambiato. Per la prima volta ad un mio sorriso dall’altra parte c’era un sorriso. E sembrerò una poveretta, una sentimentale, o persino Margherita la zozzona, ma a me ha fatto molto piacere. Anche se è solo un momento, che non porta niente, e che vista la situazione non credo possa diventare altro, ma a volte si sta un po’ più tranquilli anche così. E poi io ho fiducia nel tempo…
Concludo ringraziando le mie amiche, come sempre. Upclose e Guy con cui ho percorso la parata, Ga, Ciù Ciù, Giuseppe, Tata, Chicco, Ale, la Burina. E tutti quelli di twitter, Andrea e Luca, Riky e anche Gaudo e i suoi simpatici amici. E’ stato un bel pride, che mi rimarrà in testa per un bel po’. E adesso per piacere smuovete quel culo e andate a votare, tutti!!! OKKKKKKKKKKKKKKKKKKKK????????????????????????????????????????????????EH!
Dolcetto o poracciaggine???
Avete presente questo spigolo? E’ lo spigolo del mio letto Ikea. Troppo basso e troppo in mezzo ai piedi per non sbatterci gli spizzelli ogni giorno. Quasi ogni giorno. Perché ci sono giorni in cui lo spigolo lo vorrei prendere a testate. Giorni in cui non riesco a dare una sequenza logica ai miei pensieri. Giorni in cui mi sono chiesto realmente quali siano le mie necessità. E sono sicuro, che in qualche modo, finalmente io le abbia chiarite. A me stesso, ad Annabelle Bronstein e a chi di solito mi ascolta delirare. Ma il delirio è solo una costante che accompagna le mie giornate. Che si palesa nel momento in cui io, non riesco a comprendere davvero perché alcune persone siano così dannatamente irreali.
Andiamo per ordine. Ho finalmente capito che il Signor Bollore ha un amante. Un amante troppo figo per competervi. Questo non vuol dire che io non mi senta figo. Affatto. Io sono molto figo per quel che mi riguarda. Ma ahimè non sono un Mister Gay Italia, e non ho alcuna fascia che mi cinge il petto. Non ho neanche un muscolo tonico. Ma questo non fa di me un mister qualcosa. Di tonico e allenato spero sempre di avere il cervello. E forse è proprio grazie a questo cervello che ho capito come stavano le cose. E’ servito un altro venerdì sera al Mucca per capirlo. Era palese davanti ai miei occhi, e a quelli di tutta la sala commerciale. Ma non dispero. Forse ho dato ancora una volta importanza a chi non se lo merita.
Però complimenti, fanno proprio una bella coppia. Per fortuna che sono una persona sportiva. Nell’animo. Perché nonostante i miei buoni proposito la mia dieta non decolla. Anzi. Proprio non la sto facendo. E’ forse questo è un altro motivo per cui io non mi voglio bene. Un altro dettaglio degli ultimi venti giorni riguarda il coetaneo assente dei Castelli. Dopo le sue ultime sole avevo deciso di non sentirlo più. Poi però mi sono lasciato convincere dalla Barbara D’Urso che è in me è gli ho dato un’altra possibilità. Abbiamo ripreso a sentirci al telefono. A scambiarci messaggi. Anche questa volta io gli stavo credendo. Ero lì quasi quasi per affezionarmi alla sua voce. Alle sue battute. Alla sua intelligenza.
Ma il lupo perde il pelo. E infatti il vizio di solare era lì, dietro l’angolo, come i drammi. Così siamo passati da un aperitivo che non si è più fatto. Un film, che non abbiamo mai visto. E una cena che nessuno ha mai cucinato. Quando si prevedeva la quarta sola, ho deciso di darci io un taglio, con un sms. Lo so, non si fa. Ma non mi si danno neanche 18457 sole in una settimana. Ed eccolo solo per voi, dopo un giorno di latitanza da parte sua: “Mi avrebbe fatto piacere sentirti e vederti. Ovviamente non è accaduto. E non voglio sapere neanche perché. Volevo dirtelo però”. Secondo voi mi ha risposto? Ovvio che no. Silenzio. E il silenzio di solito è più eloquente e chiaro di ogni altro bel discorso. Però, ve lo dico, lo apprezzato. Molto molto.
E poi veniamo al sesso. Questo mese ho fatto tanto sesso. Ho visto tante persone. Ho rimorchiato molto su Grindr. Su Gayromeo e anche su Bear. Alla grandissima. Avrò visto almeno cinque persone. Tutti e cinque carini. Che si sono descritti come attivi o versatili. E che appena arrivati, bè, erano evidentemente molto più passivi di me. Questo va benissimo, perché praticamente questo mese io sono diventato attivo. Almeno mia madre sarà soddisfatta di questo. Ma tra i tanti incontri deludenti, uno e solo uno è stato esaltante. Il Prof. quello della troppia si è preso un caffè con me. O meglio caffè sta per facciamoci una scopata. Io ovviamente non ho detto di no.
Grazie al cielo, anche la Troppia è finita. Dopo due mesi si sono accorti che non era una cosa tanto fattibile. Ah però. Una buona notizia finalmente. Diciamo che non me ne poteva fregar di meno. Perché ecco con Il Prof. è sempre molto bello fare solo una cosa. Lui ci sa fare probabilmente solo in quello. Ma vabbè cavalla golosa e soddisfatta ad Halloween, la festa di mostri, quindi la mia festa, sono andato al Muccassassina. Adesso io farò in modo che qualcuno del Mucca legga questo post. Perché vorrei fargli delle domande e porre delle questioni che a mio avviso sono molto importanti.
Capisco bene che c’è un Europride da organizzare e ci vogliono li pippi. Ma perché al Mucca devono entrare gli etero? Perché chi ha una fottuta tessera del Mario Mieli deve fare un’oceanica fila di un’ora e mezza al limite della sopravvivenza e vedersi passare davanti una marea di etero arapatissimi, una marea di frociarole parioline, e una marea di trans? Tutti poi che ci passano davanti. Che passano davanti ai tesserati. Questo è sempre stato un mistero per me. E poi perché fa riempire un locale all’inverosimile? Sono tutti quesiti che mi pongo, e che hanno solo una fottutissima risposta. Soldi. Money. Pippi. Dindi. Manderò una mail alla Praitano. Sono curioso, di sentire la sua risposta, se mai ci sarà.
Per il resto, finalmente ad Halloween la sala del secondo piano del Mucca ci ha regalato delle soddisfazioni. La musica era finalmente godibile e ballabile con annesse movenze dannatamente pop che hanno commosso tutti i presenti. Insomma finalmente eravamo tutti: io, Ga, Guy, Ciù Ciù e marito e Mauri. Eravamo del mood giusto. Ma appena arrivato sul quel dancefloor. Appena ho iniziato a scatenarmi, io ho fiutato la Sua presenza. Non ci avevo pensato minimamente che poteva esserci anche lui. Lo avevo talmente dimenticato, che in maniera del tutto sorprendente si era palesato. Sto parlando della Polpetta.
Che per noi, d’ora in poi sarà l’Innominabile. Era lì, più bello di sempre che si scatenava felice con i suoi amici. Qui lo dico e qui lo nego. Era bellissimo. In un secondo mi si è bloccato tutto. Le movenze sono andate a farsi fottere (almeno loro), e il mio cervello si è fissato su di lui. L’unico che a oggi, dopo anni, riesce ancora a darmi un senso. Si perché un senso credo proprio di averlo perso ultimamente. Ritornato in me, come se nulla fosse ho ripreso a ballare. Ho ripreso a fare finta di niente. Anzi. Ho cominciato a fare la stupidah. Si perché quando un animo ferito come il mio, si rende conto che non c’è n’è e soprattutto di aver torto marcio, in quell’istante per sopravvivere alla vergogna devi fare la stupidah.
Insomma in qualche modo si dovrà pur salvare la faccia e andare avanti. Ho far finta di, almeno. Ho cercato di ignorare, ma non riesco proprio a ignorarlo. Insomma a me piace. E forse mi piacerà per sempre. Ma il punto è che il vero schifo l’ho fatto dopo. Uscito da quel posto troppo pieno di gente troppo fuori di testa. Per l’ennesima volta ho buttato dal finestrino della macchina quel minimo di dignità che avevo. Accompagnato a casa Guy, mentre tornavo a casa mia, ho tagliato per il quartiere dell’Innominabile. Come sempre. Il punto è che ho acceso Grindr e lui era lì on line. Pallino verde. Mentre superavamo i semafori la distanza tra di noi diminuiva. 4 km… 2 km… 1 km… Zero. Alla vista di quello zero ho messo le quattro frecce ed ho accostato.
Mi sono acceso una sigaretta, e spento la macchina. Ho abbassato la musica e ho fumato con calma. Con il telefono tra le mani, invaso da una speranza inverosimile fissavo il pallino verde sperando che vedendomi lì, vicino a lui, mi scrivesse. Ho pensato che avrebbe potuto farlo. Ho pensato che ci saremmo potuti fare una chiacchierata rivelatrice e chiarificatrice. Ho pensato che forse avrei potuto rimettere a poste le cose, scusarmi e magari ricominciare da zero. Purtroppo dopo 5 minuti mi sembrava chiaro che tutto ero inutile. Quello che stavo facendo non aveva molto senso. E soprattutto stavo solo sognando ad occhi aperti. Perché lui, non c’era per me. Evidentemente.
Chiariti questi dettagli, questa mattina andare a sbattere contro lo spigolo del letto ha un non so che di giusto. Credo di averlo fatto quasi volutamente. Sono cocciuto. Però ecco, credo di aver segnato un nuovo limite di poracciagine con me stesso. Un nuovo mese è iniziato. Ed ora devo fare in modo che un nuovo me cominci a vivere. In maniera diversa. Insomma, c’è ne davvero bisogno. Soprattutto per me stesso. Non Annabelle Bronstein, lei no, quello vero intendo. Lei domani starà sicuramente meglio. Spigoli del letto permettendo.
Io e il mio non +1. Ho deciso finalmente che fare!
Ogni tanto bisogna riprendere le vecchie passioni. E una, fondamentale, è sicuramente il mio Pisello Odoroso. Inteso come questo blog, naturalmente. Il mio pisello è profumatissimo. E anche tanto. Il tempo non è molto clemente. Diciamo che io sono raffredatissimissimo, a livelli inaspettati, ed ho il naso che assomiglia a uno spurgo continuo 24 h su 24. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Questa primavera a tratti, verrà ricordata negli annali come la primavera dell’amore. Già nel post precedente avevo avuto modo di rendermi conto che il mondo, intorno a me, copula e anche alla grande. E ovviamente tutti copulano, tranne me.
Questi son dettagli. Qualche settimana fa, quando ancora la salute non mi abbandonava, mi sono ulteriormente reso conto che chiunque ha il suo fottutissimo +1. Tutti. Anche le più checche. Anche i più stronzi. Tutti. Tutti quelli con cui mi sono incontrato nella mia vita, per qualche motivo, adesso hanno un loro +1. Anche alcuni protagonisti dei miei post, adesso hanno un loro +1. E così in questi quasi trenta giorni in cui non ho scritto una ceppa leppa, un pensiero, sordo, latente, inespresso ma molto presente nella mia testa mi ha tampinato: ma vorrai vedere che niente niente il problema forse sono io? Vuoi vedere che in realtà quei ragazzi carini, non mi cagano più perché sono io davvero insopportabile????
Scusate finisco la macedonia di fragole. Ottima. Davvero ottima. Ecco poi il problema reale è che da quando questo pensiero mi consuma le meningi, io ho inziato a trangugiare qualsiasi cosa mi passi tra le mani. Posso darvi qualche esempio. Avete presente l’edizione limitata delle m&m’s quella per i mondiali con i colori dell’Italia. 224 gr. Ieri sera sono spariti in tre minuti. Potete immaginare la versione merendina dei Pan di Stelle. Se non l’avete mai assaggiata probabilmente no. Non avete la più pallida idea di che cos’è. E poi io adoro le stelle. Per cui. Oppure la Nutella. Ora mai ci vado direttamente con il cucchiaio grande. Insomma vi rendete conto?
Vi ripeto, probabilmente no. Per ridarmi un attimo di dignità ho deciso di andare dalla mia parrucchiera di fiducia, la Sabry ha tentare di ridare una forma decente al mio viso. I miei capelli erano in realtà la chiara e semplice rappresentazione della lesbica camionista che convive con il mio Annabbelle Bronstein ego. Insomma. Entrato mi sono reso conto che però la Sabry non c’era. Subito vengo aggiornato dalla sua sostituta, la Ely, che ha partorito da poco. Tra l’altro debutta nella mia esistenza con un simpatico invito: “Che ne pensi se facessimo un taglio alla maschietta?”. Ecco brava. Proprio alla maschietta. Anche lei non ha saputo resistere al mio fascino lesbo-camionista.
Mentre lei sminuzzava, sfoltiva, e tagliava, il pensiero spacca meningi (e anche un po’ spacca cazzo, permettetemi) continuava a far capolino nella mia testaccia di merda. E si effettivamente almeno sette persone che sei mesi fa erano single ora hanno un ragazzo. E sì, almeno quattro persone che fino a un mese fa si dichiaravano soli e senza storia ora hanno un trombamico o almeno un tipo con cui fanno i pomicio party. E io? Nulla. Io sempre quelle fugaci e celerissime sedute di sesso. Touch and Go. Che mi possono anche bastare. Ma fino a quando. E fino a che punto. Insomma è vero che la carne è tanta, oltre che debole, ma il mio povero neurone?
Deve rimanere solo a vita? Mmmmm. Io spero di no. Andiamo non è giusto. Guy dice che non devo fissarmi troppo. Ma lui ha il suo +1. Ciù Ciù dice che non ci devo pensare più, che tanto quando deve arrivare arriva. Ok, non ci penso. La Burina invece dice che non è vero, che tanto scopo uguale. E che forse devo cambiare atteggiamento. Ma sapete quanti atteggiamenti ho cambiato fino ad ora? Uff. Un fottio. E poi Burina è bono. Per cui non conta. I boni sono sempre avvantaggiati. In tutto. E lui è n’altro che dice che non è vero. Mah. Non mi sento per niente convinto. Affatto. Comunque può essere.
Quando Ely ha terminato il taglio devo ammettere che un pochetto mi sono piaciuto di più. Certo quando uno è insicuro c’è ben poco da fare. Ma devo ammettere che mi sono sentito un tantino meglio. E poi Ely è stata così pragmatica: “Tiè, vedi mò che poi fa”. Io ho salutato e sono tornato a casa. Mi sono iniziato a chiedere cosa potessi fare? Poi ho pensato bene di partire dalla fonte. Ovvero. Io mi piaccio. Ok. Cioè no. Non è vero. Mi accetto così come sono, però. Così suona meglio. Nella mia esistenza ho avuto un ragazzo ufficiale. Anche se con lui poi è stato un disastro. Un altro ragazzo non ufficiale. Sapete com’è lui era fidanzato, ma con un altro e ci conviveva pure.
E una forte infatuazione. Fortissima. E pensate un po’, lui ora si è fidanzato. Ma che novità. Tutti loro hanno un cazzo di +1. Io no. Ma mi piace qualcuno? Esiste qualcuno che mi piace davvero. Boom. Testa vuota. Effettivamente no. Effettivamente non c’è una ceppa leppa di nessuno che davvero mi prende. E intendo di testa. Oddio forse uno si. Ma ecco, lui non è che mi dia tutto sto spago. Anzi, proprio per niente. E forse tolto lui non c’è davvero nessuno. Ma allora che aspetto? Da chi aspetto gesti di interesse? Da chi desidero attenzioni, se non c’è proprio nessuno che fa al caso mai? Non lo so. Forse sono un mentecatto. O forse solo un frocio di merda.
E non lo so davvero. Resto un attimo interdetto. E mi rendo effettivamente conto che oltre ad una stylist, un professore di italiano, un personal trainer bonissimo e almeno 500 euro per rifarmi il look per l’estate avrei bisogno anche di qualcuno che mi piace. Ma che mi piace davvero. Oramai la situazione è questa. Dopo tre anni a Roma, e dopo averne fatte di bendonde, ed essermi messo a pari con tutto quello che non avevo ancora fatto nella mia vita, bè ora davvero comincia seriamente la ricerca del mio fottutissimo +1. Ecco quello di cui avevo bisogno. Un obiettivo. Ed ora, io mi metterò seriamente a cercarlo. E voi, che siete lì fuori, cominciate ad avere paura. Ma tanta.
La saggezza di mia Nonna
Nell’ultimo mese diverse volte ho pensato che avrei ucciso Annabelle Bronstein. Ma credo di essere arrivato a un buon compromesso. Lo solo torturata per quasi tre mesi. Istigata. E cercata disperatamente dentro di me perché l’avevo persa. Oramai credo che si tratti di marzo. Ogni anno a marzo c’è sempre qualcosa che in qualche modo mi fa stare nervoso o in tensione. E anche questo marzo non è stato da meno. Escludendo le mie performance teatrali che sono andate benissimo, da dopo l’ultimo spettacolo vivo come se io non controllassi più nulla di ciò che mi è a attorno. Ascolto le persone che mi parlano ma le parole non mi entrano in testa.
Tutto rimane sospeso. Vedo qualsiasi cosa materializzarsi e rimanere fuori di me. E non capisco il perché. Ho passato venti giorno ha torturarmi le meningi a chiedermi cosa fosse che mi mancava. Cos’era quella cosa che un attimo prima c’era e un attimo dopo puff, sparita. Non riuscivo a materializzarlo. Era Annabelle Bronstein, probabilmente. O meglio, il mio mood migliore. Quello sempre brillante, come dico io. Il lato più allegro e scanzonato. Quello fatto di movenze pop, e di Valalas. Purtroppo se n’era andata. E nonostante io organizzassi aperitivi in centro e serate in disco per ritrovarla, lei non tornava.
Ho pensato anche di mettere un annuncio tipo su Porta Portese, “Cercasi Annabelle Bronstein disperatamente”. Ma poi ho lasciato perdere. Dovevo capire da me perché se n’era andata e come dovevo fare per farla tornare. E mentre ci pensavo e mi aggrovigliavo il fegato per capire, ecco materializzarsi la risposta davanti ai miei occhi. Il computer. O meglio, quello che c’è dentro. Ancora meglio. Msn. E una barra rossa su un contatto. Quella barra rossa aveva escluso una persona, ma anche Annabelle. Il non sentire più quella persona mi aveva messo addosso un’ansia e un’insicurezza assurda. E avevo promesso a me stesso di lasciarla lì.
Non potevo tornare indietro. Quel contatto doveva rimanere lì, ma bloccato. In maniera del tutto voluta mi sono imposto di non parlarci più né tanto meno rispondere ai suoi commenti inutili e senza senso su faccialibro. E me lo sono imposto perché dietro quel contatto, per me, una persona non c’era e non c’è mai stata. Mai. Neanche la volta che ci siamo visti l’ho sentito presente. E questo perché mentre io mi preoccupavo di riposizionare l’asse del mio universo verso di lui, lui posizionava il suo verso quello di un caro amico, creando scompiglio e amarezza. E quanta amarezza non potete neanche immaginarlo.
E’ stata così tanta che Annabelle è scomparsa. E io non sono riuscito più a trovarla. Credetemi ho provato di tutto. Il sesso usa e getta, lo shopping compulsivo, il trucco pesante e le passeggiate in centro alla ricerca di qualche bonone. Nulla. Annabelle non c’era. Il problema era accettare la perdita e provare in qualche modo a vedere se Annabelle voleva scendere a patti. Ed ho patteggiato con lei. Le ho promesso di lasciar perdere quel ragazzo lì, e di ripartire da capo, ancora una volta. In fin dei conti cos’era per me? Valeva più lui che lei? Valeva più lui che io? Valeva più lui e i miei amici? No. No. No. E ancora un sonoro no. Ho deciso di mandarlo a cagare.
Ma non potevo farlo se fossi rimasto ancora a Roma e davanti quel fottuto e maledetto computer. Così giovedì ho fatto la valigia, ho messo la benza e sono partito con direzione casa. Abruzzo. Chieti. Teate. Lo so, ho avuto fegato. Ero partito con l’assoluta certezza di fare una sorpresa ai miei e di pensare e riflettere. In macchina mentre guidavo pensavo anche a come poter dire a mia padre e mio padre del mio interesse verso il sesso maschile. E giuro che per quasi 95 km ero convinto. Ma arrivato a casa, mi sono reso conto che non ero ancora pronto. Che non potevo esplodere, dire quel che ero e poi ritornarmene a Roma.
E poi il fatto che mio padre abbia già avuto tre infarti e diverse operazioni al cuore, mi ha subito fatto pensare allo Scamarcio di Mine Vaganti e mi è venuto il cagotto alla sola idea che il quarto infarto lo avessi potuto provocare io. Per cui niente. Ho lasciato perdere. Ma non ho lasciato perdere affatto la voglia di dimenticare quel ragazzo di cui sopra. Dovevo assolutamente trovare il modo di eliminarlo, così ho fatto un bel respiro e sono andato da mia nonna. Lei è l’unica che pensa sempre a me. E io con lei ho sempre parlato di tutto. Mia nonna è talmente saggia, che lei nelle orecchie ha saggezza e non cerume.
Così appena arrivato da lei, mi ha subito fatto sedere e mi ha dato il succo di frutta che fa lei, e mi ha guardato. Io ho cominciato a piangere e lei incredula e spaventata si è avvicinata e mi ha abbracciato e baciato. Mi ha stretto forte e mi ha chiesto se avevo combinato qualche danno. Io le ho sorriso e ho fatto spallucce e le ho detto che ero triste per una persona che non mi cacava neanche di striscio. Lei mi ha guardato, ha aggrottato il sopracciglio e ha preso un bel respiro. Poi ha detto quasi tutto d’un fiato in un dialetto comprensibile a tratti: “C’è bisogno che piangi per qualcuno? E poi, hai visto lo specchio?”. E io penso, oddio mo che c’entra qui lo specchio????
Lei mi prende e mi porta in corridoio davanti lo specchio. “Li vedi i miei occhi?”. E io, certo che li vedo, sono lì. “Lì vedi? Sono occhi arzilli perché sono felici di vederti. Li vedi i tuoi? I tuoi sono tristi. E se hai gli occhi tristi nessuno si innamora di te. Quando ti piace qualcuno, devi far vedere gli occhi allegri e poi non devi mai dimenticarti di quello che sei. Se no, solo rimani! E ridi. Che quando ridi, sei bello. Poi questa persona non ti fila? Bè il peggio è tutto suo. Pensa soltanto che non saprà mai quello che si è perso”. Ovviamente il tutto è stato tradotto per una perfetta comprensione.
In quel momento, esatto, le parole più ovvie mi sono entrate in testa e si sono rese comprensibili. Tutti i problemi di comprensione che avevo si sono immediatamente risolti e mi hanno fatto vedere la cosa per quello che è. Ovvero una gran perdita di tempo stare a struggersi per uno che non ti caca. Ecco cos’è. Mia nonna con quattro semplici parole in una lingua sconosciuta aveva chiarito ogni mio dubbio e mi aveva rifatto vedere per la prima volta in tre mesi quasi il bicchiere mezzo pieno. E il bicchiere stavolta era davvero mezzo pieno. Ritornato l’indomani a Roma ho ricominciato a nutrire Annabelle che giaceva lì nella mia stanza quasi in fin di vita.
Ed eccola finalmente, riprendersi il posto che le competeva. Annabelle si era di nuovo impossessata di me, e aveva ripreso a farmi sorridere. E seduto di nuovo davanti il pc non ho avuto paura, non ho avuto remore ed ho sbloccato il contatto per lasciarlo libero di non potermi più trarre in tentazione. Non l’ho cancellato, e credo che io non lo farò mai, ma non ho più nessun problema a vederlo in linea e a riuscire a non scrivergli nulla. Niente. E senza sentirmi depresso da divorare tre Kinder Pinguì, una busta di patate Le Contadine alla Paprika, una lattina di Coca Zero, una mozzarella e un etto e mezzo di prosciutto crudo. Tutto di seguito. NO.
Finalmente ero forte, forte di poter mandare a cagare quel contatto e impedirgli di entrare di nuovo nella mia testa. Per questo mi sono sentito una mina vagante. Per questo per venti giorni non ho scritto nulla. Per questo ho evitato di aprire questo duro capitolo. Perché mi faceva male. Ma la cosa assurda è che ho passato tutto l’inverno a pensare che lui potesse essere davvero una persona importante per me senza averne mai avuto la reale e tangibile percezione. E quando me ne sono reso conto intanto si era fatta primavera. E con questo che voglio ricominciare. Adesso è primavera e Annabelle è finalmente tornata. A farne di bendonde. Ovviamente.