Patrick Mulder, ed una serata inaspettata – Part 1

Era una notte buia e tempestosa. No. Era un sabato sera pieno di noiah e senza un cazzo da fare, di circa un anno fa. Giacevo nel mio letto mentre anestetizzavo le mie membra con la vuotezza della tv italiana. E a tratti la vuotezza di Grindr. Annoiato e senza valide alternative il programma della serata era quello di rimanere in casa. E’ già pensavo, al lunedì, quando nel tragitto casa-lavoro mi sarei detto quanto sarebbe stato rigenerante uscire nel week-end. Einvece, verso l’una di notte, un trillo mi ha destato dal nulla cosmico.

“Ciao. Siamo in tre. Stiamo organizzando un’orgia in centro. A Barberini. Ti va di raggiungerci. Dovremmo essere anche qualcuno in più”. TROMBOLA. Rispondo interessato. D’altronde era un chiaro e diretto invito a farne di bendonde. No? Dopo aver visto le foto dei partecipanti ho avuto due tipi di reazioni. 1 Un mega durello devastante. 2 Questi sono pazzi (o èdavverounagranbottadiculo). Uno più Bono dell’altro. Alti. Muscolosi. Ben dotati, e maiali al punto giusto. Insomma ci ho messo un nano secondo a confermare la mia partecipazione.

Un’ora dopo, arrivo fresco e profumato a piazza Barberini. Incredibile come sia strano partecipare ad eventi simili in pieno centro. Suono all’appartamento numero 3, e raggiungo il terzo piano. Mi apre una domestica filippina. “Avanti avanti” dice sussurrando. BASITO. Mi accomodo su una poltrona in un disimpegno finemente arredato. Poco dopo arriva una checca, pelata, bassa. Dall’aspetto minaccioso ed acido al punto giusto. “Ciao, puoi dirmi come ti chiami?”. “Marco” dico d’impeto. “Ok. Marco puoi accomodarti. Dillà cè un tavolo con qualcosa da mangiare e da bere.”

Il paradiso. Il mondo dei balocchi. Soldi. Il profumo inequivocabile della ricchezza. Davanti agli occhi. Un’altro domestico, sempre filippino, sistemava tramezzini, cornetti salati e quant’altro, e avvicinandomi mi ha subito chiesto cosa gradivo da bere. “Prosecco. Un calice di prosecco.” dico sicuro. La scelta era tra vino, champagne e anche soft drinks. Nella stanza un letto enorme, circolare, con le lenzuola bianche ed una chez long anch’essa bianca. Inaspettatamente i Super Boni della chattata. Più un quarto. Meno Bono, ma comunque scopabile.

Ci presentiamo e facciamo quattro chiacchiere vaghe. Loro sono già in mutande, io no. Io sono lì che bevo e faccio fuori il buffet. Veniamo interrotti dal pelato di prima. “Allora: prima di tutto vi prego di consegnarmi i vostri telefoni cellulari. Vanno spenti e riposti su questo vassoio sul tavolo. Se ne avete più di uno anche quello lo dovete lasciare. Vi prego a questo punto di non raccontare a nessuno quello che accadrà stasera qui, e soprattutto vi auguro buon divertimento“, dice solenne. Ma che davero? Penso tra me e me.

Gli altri fanno esattamente quello che lui ha comandato. Io faccio lo gnorri. Avevo messo il silenzioso, e non temevo alcun che. E poi perché dovuto dargli mai il mio telefono? “Hey tu con la maglietta di Topolino” dice guardandomi. Si avevo una maglietta a maniche corto di Mickey Mouse. Ma nella versione di Andy Wharol. Che fa sempre più cool. “Tu non lo consegni il tuo telefono..?” mi chiede acidissimo. “Si, anche se non capisco il perchè… Però vabbè, eccolo!” lo spengo e glielo consegno, prima che decida di buttarmi fuori. “E mi raccomando, tra poco niente domande” dice uscendo dalla stanza.

Bene. Finalmente se ne va. I tizi muscolosi iniziano subito a toccarsi e a darci giù di limoni. Io decido di terminare il mio prosecco, e mi avvicino alla finestra. Enorme, che da su piazza Barberini, e un po’ mi emoziono pure davanti alla piazza. Ma lo spettacolo, non era ancora cominciato. Mi giro, mando giù l’ultimo sorso e poggio il bicchiere vuoto sul tavolo. Addento un cornetto salato con salame ed insalata e il mio sguardo cade su una persona, che entra e fa per raggiungerci. E nel giro di tre secondi netti mi sento morire. Dentro.

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Davanti ai miei occhi c’è una delle più grandi star internazionali che l’Italia abbia mai avuto. Un cantante famosissimo. Che per ovvi motivo d’ora in poi verrà identificato con il nome di Patrick Murder. Evito le descrizioni. Vi dico solo che è uno dei miei sogni erotici da sempre. Ed ora torniamo a me. Con un cornetto salato in bocca e un’altro bicchieri di prosecco fra le mani. “A Michi Maus, te stai a rifocillà?!?” esordisce sorridendo. IO BASITO. “Ehm… Be ecco, si… Sai per scaldare un po’ la situazione…” rispondo profondamente imbarazzato. Ricordarsi in futuro di non indossare più la t-shirt di Mickey Mouse. In nessuna occasione che non sia in casa. Nessuno capisce che è di Andy Wharol.

Sorrido incredulo per quanto mi è possibile, mentre anche lui prende da bere. “Come ti chiami..?” mi chiede. Mentre sul letto circolare i quattro ne facevano già di ogni, noi eravamo lì che ce la chiacchieravamo. “Annabelle Bronstein… Piacere. Una volta mi sono imbucato a un tuo concerto lo sai?” dico entusiasta. “Come te sei imbucato? E come hai fatto?”. “Be, ecco la mia amica si faceva uno della sicurezza ed ecco… Siamo entrati!” sorrido felice. “Ammazza pure in due ve siete imbucati. Che cotiche!”. Bene. Una perla appresso all’altra proprio.

Decido di cambiare discorso mentre lui mi poggia una mano sul culo. “Devo dedurre che la storia che ho sentito a proposito di te ed un noto attore italiano, quindi, sia tutta vera?”. “Non parlo della mia vita privata, mi spiace!”. E mi fulmina con gli occhi. Mentre con la mano fa cose che non vi racconto. Ho la vaga sensazione che devo essere più vago. Insomma. Sto facendo la pettegola impicciona. Decido di passare all’azione, e lo azzittisco con un limone supersonico. Detto fatto. Di li a poco raggiungiamo gli altri. E be. Vi lascio vagamente immaginare.

Evito i dettagli. Quelli li conoscete tutti. Se che lui è un gran maialone. E non solo. Anche dolcissimo. Si è dedicato un bel po’ a me, per poi, cedere al richiamo dei muscoli. Ma ci sta. D’altronde era stato studiato tutto. Tra l’incredulità della situazione e l’alcool, mi sembrava che quello che stava accadendo davanti i miei occhi era solo frutto della mia immaginazione. Einvece. Non era affatto così. Dopo circa tre ore, la situazione iniziava a scemare, e Patrick, ha invitato me ed uno dei manzi ad andare con lui a fare una doccia. Ho adorato.

Dopo un’altra oretta, con il giorno dietro l’angolo, abbiamo raggiunto gli altri sul letto ma Patrick ci stava salutando. “A regà so stato benissimo. Voi restate ancora fino a quanto volete. Stanno arrivando cornetti per tutti. Divertitevi, e se ricapito ce risentimo. Ok?” chiude, e si allontana verso il corridoio. Ci siamo guardati tutti negli occhi, ancora increduli. Ancora un po’ storditi dalla situazione. I filippini hanno portato cornetti caldi e cappuccini per tutti, e fuori Roma si stava svegliando.

Mi rivesto e raggiungo l’uscita per recuperare il telefono. “Maglietta di Mickey Mouse, mi lasceresti il tuo numero di telefono?” mi chiede la pelata acida di prima. “Certo.”. Lascio il mio numero, recupero il telefono e me ne torno dritto a casa. Con in tasca la speranza di rivederlo, e con una delle serate più fighe che mai avrei creduto di vivere. Che solo a Roma, qualche volta, possono davvero accadere.

13 pensieri riguardo “Patrick Mulder, ed una serata inaspettata – Part 1

  1. annabelle, ti stimo sempre più.
    E ti invidio!

    Ma il romanesco delle battute di Patrick, l’hai usato tu di proposito o lui parlava davvero così? 😌

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